Roma 2017 - Nanni Moretti rivela di essere scampato a un altro tumore e celebra le sue 6 vite
L'incontro con Nanni Moretti è stato uno dei più strani, non convenzionali ma anche tra i più interessanti dei 12 anni di Festa Del Cinema di Roma
Forse per questo motivo, nonostante in passato fosse stato critico riguardo le precedenti gestioni della manifestazione, ora Moretti ha condotto da sé un’ora di one man show in cui Antonio Monda, direttore della Festa e da quando è tale anche conduttore di tutti gli incontri, si è limitato a sparuti interventi. Una celebrazione delle vite di Nanni Moretti, da spettatore, da attore, da produttore, da giurato di grandi festival, da esercente e infine da regista. Un incontro pieno di vitalità, di battute e risate che si è chiuso, dopo la rivelazione della malattia sconfitta, con lo stesso Moretti a prendere gli applausi in piedi sul limitare del palco, da solo con le braccia alzate e i pugni chiusi, come sulla vespa nel finale di Aprile, quando esulta per la vittoria dell’Ulivo alle elezioni.
NANNI MORETTI SPETTATORE
“Ho iniziato il mio lavoro di spettatore intorno ai 15 anni, quando sono diventato uno spettatore forte. La mattina andavo a scuola, il pomeriggio al cinema Farnese o al Mignon o al Nuovo Olimpia e la sera a giocare a pallanuoto. Vedevo i classici ma anche il cinema d’autore anni ‘60 italiano, francese, inglese e polacco (Polanski e Skolimowski). Non so come ma da spettatore a 20 anni mettevo insieme sia Carmelo Bene che i Taviani, due cinema tra i più distanti possibili”.
NANNI MORETTI ATTORE
“Io mi ricordo che nel Settembre del 1972 (dopo la maturità) il mio amico Piero Veronese finite le vacanze mi chiese a che facoltà mi sarei iscritto e io arrossendo dissi che non avrei fatto l’università e invece avrei fatto del cinema, sia da attore che da regista. In maniera confusa pensavo e speravo che avrei fatto entrambi”.
“Non mi preparo ad un personaggio immedesimandomi, io semmai mi immedesimo nell’idea che ha il regista, cerco di capire che cosa il regista vuole raccontare attraverso il mio personaggio, poi di conseguenza lo faccio. Come spettatore, regista e attore non mi piacciono quelle performance degli attori che si identificano fino a scomparire come persone”.
“Mentre giravo Il Portaborse alla fine del 1990, Kieslowski mi chiamò chiedendomi di fare un ruolo in La Doppia Vita di Veronica e io chiaramente gli dissi di sì. Però non stavo bene in quel periodo, pensavo di avere una depressione e invece avevo un tumore. Dovetti declinare e mi dispiacque molto perché lo considero un grande”.
NANNI MORETTI PRODUTTORE
“30 anni fa esatti usciva il primo film che Angelo Barbagallo ed io producemmo. Ne facemmo due, uno di seguito all’altro: Notte Italiana di Mazzacurati e Domani Accadrà di Daniele Luchetti. Spesso i registi che diventano produttori lo diventano per poi vessare altri registi più giovani, come fece Coppola con Wenders durante la lavorazione di Hammett, così lunga che intanto Wenders fece in tempo a girare Nel Corso Del Tempo, vincere Venezia e poi tornare a finire quel film. Altre volte invece i registi diventano produttori per produrre sottogeneri della loro filmografia, oppure diventano produttori per dire: “Ci ho provato ma non c’è un vero ricambio a noialtri”. Io invece ho cominciato a fare il produttore per il piacere di lavorare con persone con cui stavo bene e per restituire la fortuna che avevo avuto da regista. Mi piaceva produrre film di altri e mi piaceva non produrre film alla Moretti, e i pochi che ho fatto infatti non ricordano i miei film”.
NANNI MORETTI GIURATO AI FESTIVAL
“Le esperienze nelle giurie di festival sono state esperienze sempre molto piacevoli. Sono stato 2 volte a Venezia, la seconda come presidente di giuria, e 2 volte a Cannes, la seconda come presidente di giuria”.
“A Cannes non ne potevano più di me il primo anno. C’era in concorso Il Sapore Della Ciliegia di Abbas Kiarostami e nella riunione di giuria finale ero partito 1 contro 9, solo io lo sostenevo. Alla fine arrivammo a 5 contro 5, pari merito con con il film di Shohei Imamura, L’Anguilla”.
[qui Moretti mostra dei video da lui girati quando era giurato in diversi festival, tra cui uno la mattina dell’ultima riunione di Cannes di quel 1997, si vedono tra gli altri Mike Leigh esausto in smoking, Tim Burton anch’egli in smoking con calzini a righe orizzontali bianche e nere che gioca a fare James Bond con la mano a pistola, Gong Li perplessa e Mira Sorvino divertita]
“Tim Burton era simpaticissimo, sempre allegro, sempre a ridere ma quella domenica mattina mentre facevamo colazione tutti insieme è stata la prima volta che non l’ho visto ridere, diceva che aveva fatto degli incubi per via della decisione da prendere. Due ore di discussione ci sono volute per decidere la Palma D’Oro. Mike Leigh era il mio nemico, voleva passare alla fase di voto a tutti i costi, votare e basta, io invece volevo parlare e discutere. Per due ore facemmo discussioni, dalle 9 alle 11. Entro mezzogiorno bisognava decidere e noi alle 11 avevamo deciso solo la Palma D’Oro. Nei primi due turni di votazione ci vuole la maggioranza assoluta per assegnare il premio, Imamura aveva 5 voti, Atom Egoyan 2 e Kiarostami uno solo. Al secondo turno pure. Dal terzo in poi invece basta la maggioranza relativa e lì arrivammo a 5 voti per l’uno e 5 per l’altro. Palma ad ex aequo. Dopo quella discussione dissi che andavo un attimo in bagno e minacciarono di decidere tutti gli altri premi mentre non c’ero”.
“Ho vinto due premi a Cannes, entrambe le volte sono tornato a Roma aspettando una telefonata. Quando è arrivata mi hanno detto solo che dovevo tornare a Cannes, non sapevo cosa avessi vinto. Tu torni e non sai per cosa. Quando vinsi la miglior regia con Caro Diario non sapevo niente, quando vinsi la Palma D’Oro con La Stanza Del Figlio pure. Quella volta in particolare la cerimonia non iniziava mai per un ritardo di Laetitia Casta e preso dall’ansia sono uscito nel grande atrio del palazzo del Festival, non c’era nessuno solo io e la mia interprete. Ad un certo punto si apre una porticina e ne esce un signore con i capelli bianchi sparati verso l’alto che tira fuori una sigaretta, era David Lynch [in concorso con Mulholland Drive ndr]. Non credevo mi conoscesse, così gli passo accanto e lui mi dice: “Nanni un giorno o l’altro t’ammazzerò!”, ma io non sapevo niente. Sai poi se ti dicono una cosa del genere i fratelli Coen, che quell’anno erano in giuria, ti metti a ridere, se te lo dice Lynch ti fa un certo effetto…”
NANNI MORETTI ESERCENTE
[Moretti tira fuori il telefono cellulare sul palco, telefona alla sua sala, il Nuovo Sacher, e chiede come è andato il terzo spettacolo di Nico, 1988, ora in programmazione. Chiede il numero di biglietti staccati e com’era il pubblico, pare fosse diverso dal loro solito pubblico, sembravano musicisti, gli dicono]
“26 anni fa assieme a Barbagallo aprii il cinema Nuovo Sacher. Aprimmo il primo novembre con Riff Raff di Ken Loach in esclusiva. Ma il momento più bello della mia carriera da esercente però è stato quando nel 1993 programmammo Die Zweite Heimat, di Edgar Reitz. Una serie composta da 13 lungometraggi, ambientata a Monaco negli anni ‘70. C’erano i gruppi di amici venivano tutti insieme, ogni due settimane cambiavamo e mettevamo il film successivo, la domenica mattina replicavamo i precedenti per chi li aveva persi. Verso il passaggio del quinto film Reitz venne a Roma ma io non c’ero, ero a Lipari per girare Caro Diario, allora mi preparai una telefonata da fargli, mille frasi importanti per dirgli quanto lo stimavo. Riuscii a dirgli solo “Grazie” a cui lui rispose “Prego” e finì là”.
NANNI MORETTI REGISTA
[Moretti mostra una clip del dietro le quinte di Il Caimano. Si vede Margherita Buy in primo piano nella scena in cui è al telefono con il marito Silvio Orlando. È molto drammatica e molto tesa, si sente la voce di Moretti che le dà le battute di Orlando. Nonostante l’insistenza di Moretti, lo sfiancamento delle sue indicazioni, Margherita Buy non perde mai la tensione drammatica, rimane in lacrime o rimane arrabbiata anche se deve ripetere da capo tutto un dialogo che era arrivato al suo culmine emotivo]
“Questo è il motivo per cui 15 anni fa mi sono dimesso da attore protagonista, perché non sopporto questo regista [se stesso ndr]. Ora questo regista prende Silvio Orlando o Michel Piccoli”.
CHIUSURA
Infine in chiusura, come già scritto, Moretti ha proiettato 8 minuti non ancora definitivi di Autobiografia di un Uomo Mascherato un cortometraggio su quest’uomo con un grande mascherone che gira per Roma e gestisce una sala cinematografica. Sono immagini di Moretti stesso con questa maschera che gira nel suo cinema. C’era anche una voce fuori campo che accompagnava le immagini, fatta live dallo stesso regista. Alla fine si scopre che quella maschera è quella che si usa per la radioterapia per curare il tumore e Moretti rivela per l’appunto di averne avuto un secondo ed esserne uscito.