RoboCop era come il Gesù americano: Paul Verhoeven riflette sul suo capolavoro
In un intervento sul The Guardian, il regista Paul Verhoeven ha ricordato RoboCop, il suo capolavoro distopico datato 1987...
Parlando del suo primo film americano dice:
Inizialmente avevo rifiutato la sceneggiatura perché era così differente da quello che facevo in Olanda. Poi dopo, sul set, sono stato molto aiutato dal fatto che uno degli sceneggiatori, Ed Neumeier, stava con me tutto il tempo impedendomi di fare cose stupide. C'erano davvero così tanti momenti in cui avrei potuto fare qualcosa di sbagliato. Se nella sceneggiatura c'era scritto "Hey fratello!" io avrei potuto domandare "Chi è il fratello?". Originariamente pensavo che Nancy Allen, l'interprete di Anne la partner di RoboCop, dovesse avere una tresca con lui, una cosa molto olandese da parte mia. Ed scrisse una nuova versione che però non funzionava. D'altronde, se guardi al costume di RoboCop non è che ci sia molto in termini di genitali.
Parlando dei richiami cristologici, Paul Verhoeven spiega:
La scena in cui Peter viene giustiziato è incredibilmente violenta, come una crocifissione. E quello che accade dopo è come una resurrezione. Iniziai a osservare il film da quel punto di vista e io non sono neanche cristiano. È uno dei motivi per cui ho voluto che RoboCop camminasse sopra l'acqua quando uccide Clarence Boddicker alla fine. Per me lui era come il Gesù americano mentre Boddicker era il male personificato. Gli abbiamo anche dato degli occhialini per farlo assomigliare a Heinrich Himmler per indicare che era davvero super malvagio.
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