Roald Dahl: la famiglia dello scrittore si scusa per le sue ben note posizioni antisemite

Quello dell'antisemitismo di Roald Dahl è un problema che torna a cadenza regolare agli onori della cronaca...

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Quello dell'antisemitismo di Roald Dahl, lo scrittore britannico scomparso il 23 novembre del 1990, è un problema che torna a cadenza regolare agli onori della cronaca. Era accaduto anche nel 2016 a Cannes, in occasione della presentazione del GGG, il film di Steven Spielberg basato sull'omonimo romanzo dell'autore in questione. Interpellato in merito dalla stampa, Steven Spielberg aveva ammesso di non essere a conoscenza delle questioni personali di Roald Dahl perché "ero concentrato sulle storie che ha scritto. E una storia come quella del GGG parla dell'abbracciare e accogliere le differenze".

È news delle ultime ore che la famiglia di Roald Dahl ha preso una posizione ufficiale in materia chiedendo ufficialmente scusa per le opinioni del defunto scrittore. Sul sito ufficiale possiamo leggere:

La famiglia Dahl e la story company di Roald Dahl sono profondamente dispiaciute per il duraturo e comprensibile dolore causato da alcune dichiarazioni di Roald Dahl. Queste osservazioni e questi pregiudizi sono incomprensibili per noi e segnano un profondo contrasto con l'uomo che conoscevamo e i valori stessi che rappresentano il cuore delle sue storie. Storie che hanno avuto un impatto positivo sui giovani di tante generazioni. Speriamo che, al suo meglio come al suo peggio, Roald Dahl possa aiutarci a tenere bene a mente il duraturo impatto che le parole possono avere.

Ma di quali parole stiamo parlando, esattamente? Di quelle che, ad esempio, Roald Dahl aveva affidato, nel 1983, a un'intervista rilasciata al New Statesman in cui affermava:

C'è un tratto, nel carattere degli ebrei, che provoca una certa animosità, forse è una mancanza di generosità verso i non-ebrei. Voglio dire, c'è una ragione se l'anti-qualsiasi cosa salta fuori dappertutto. Anche un fetido come Hitler non è che se l'è presa con loro senza ragione.

Una posizione ribadita anche nel 1990 sull'Independent:

Sono sicuramente anti-Israeliano e sono diventato anti-semita nella stessa misura in cui una persona ebrea in un paese come l’Inghilterra può sostenere in modo acceso il sionismo. È sempre la solita vecchia storia: sappiamo tutto sugli ebrei e tutto il resto. Non ci sono editori non-ebrei. Controllano i media - una cosa furba da fare - ed è per questo che il presidente degli Stati Uniti d'America ha dovuto vendere la sua roba a Israele.

La tempistica di queste scuse ufficiali della famiglia di Roald Dahl non è chiarissima e, in ogni caso, non è stata neanche contattata alcuna organizzazione ebraica attiva in ambito di antisemitismo e dintorni. Certo è che l'accordo da un miliardo di dollari siglato da Netflix per dei nuovi adattamenti filmici e seriali delle storie di Roald Dahl e l'annuncio di una nuova serie TV di Charlie e la fabbrica di cioccolato diretta, scritta e prodotta da Taika Waititi, potrebbe aver dato una spinta non indifferente a una presa di posizione preventiva visto e considerato che, oggigiorno, i social non perdonano e la cosiddetta "bad publicity" è sempre dietro l'angolo. Anche post-mortem.

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