Reckless: Ed Brubaker sul formato e le atmosfere della sua nuova serie di graphic novel
Lo sceneggiatore Ed Brubaker parla dell'ultima opera prodotta insieme al sodale Sean Phillips, la serie di graphic novel Reckless
Brubaker - Credo sia significativo che un fanatico del surf inizi a essere avvicinato da gente in cerca di aiuto. Forse è il modo in cui si comportava e il fatto che sembra qualcuno dotato di un’esperienza militare a causa di tutte le cicatrici riportate a seguito di un’esplosione a spingere certe persone a vederlo come un individuo che potrebbe aiutarle a uscire dai guai. Inizialmente Ethan lo fa mosso da un senso di giustizia, ma anche perché è interessante per lui. Non credo che avrebbe mai deciso di diventare un investigatore privato o di appendere un cartello, ma ha le idee molto chiare su ciò che giusto e sbagliato, e quando questo senso della giustizia si risveglia in lui, gli offre un modo per sfuggire alla sua squallida visione del mondo, almeno per un po'.
In parte è questo che fa di Ethan un personaggio intrigante. Spesso preferisce starsene da parte e tenere il resto dell'umanità (tranne pochi eletti) a debita distanza, eppure a volte aiuta i suoi simili, perché c’è un vuoto enorme dentro di lui, venutosi a creare dopo gli anni del college. Da un certo punto di vista, Ethan è un criminale. Uccide o sfregia le persone e non paga le tasse. Ma è un criminale con il senso della giustizia. Penso che la sua storia l'abbia portato a percepire chiaramente quanta ingiustizia ci sia nel mondo, e dentro di lui c’è ancora una forte rabbia contro le ingiustizie.Penso che negli anni 70 e all'inizio degli anni 80 il mondo si sentisse molto cupo e condannato. La cultura pop di quell'epoca rispecchiava proprio quelle sensazioni, e quando sono cresciuto ho voluto voltarmi a guardare quegli anni perché ricordo abbastanza chiaramente come ci sentissimo tutti quanti all'epoca. Ad esempio spararono al Papa, al Presidente e a John Lennon nello stesso anno, e la Guerra Fredda infuriava ancora. A volte sembrava che il mondo di Interceptor - Il guerriero della strada non fosse poi così lontano nel futuro. E penso che quella sensazione sia diventata più intensa da allora, anche se ci sono stati momenti in cui il pendolo ha oscillato dalla parte opposta per un po’, e sembrava che il mondo stesse migliorando. Ma oggi, con la pandemia e con il riscaldamento globale che inizia davvero a farsi sentire (la stagione degli incendi ora dura tutto l'anno sulla costa occidentale) e la lotta politica che sembra letteralmente impazzita, pare proprio di essere alla fine degli anni 70 o all'inizio degli anni 80, ma sotto steroidi. La mia generazione è cresciuta preparandosi alla guerra nucleare, mentre questa generazione cresce preparandosi per una sparatoria a scuola, ma il mondo sembra comunque assurdo.
Abbiamo strutturato Reckless come una graphic novel per farne una lunga narrazione che seguisse il proprio ritmo. Se avessimo dovuto serializzarlo in cinque albi, il ritmo sarebbe stato diverso, perché avrei cercato di assicurarmi che ogni numero fosse indipendente pur portando avanti la narrazione. Ma una storia come questa, che è essenzialmente un thriller misterioso, è stata pensata per essere letta tutta in una volta. I lettori dimenticherebbero gli indizi che hanno colto se dovessero aspettare cinque mesi per leggere il finale. Ho sempre cercato di assicurarmi che i nostri fumetti funzionassero bene tanto come graphic novel quanto come numeri singoli, quindi la cosa potrebbe non apparire troppo differente ai nostri lettori, ma sapere che sarebbe uscito solo come un unico volume è stata quasi una liberazione.
Non proverei mai a prevedere dove stia andando il settore, né a dire a nessun altro di seguire il nostro esempio, onestamente. Io e Sean Phillips facciamo fumetti insieme da vent'anni, e lentamente abbiamo costruito un pubblico di lettori che ci ha fatto sapere che supporteranno le nostre storie in volume, e che in realtà le preferiscono così. Penso che prima fosse diviso tra i lettori dei singoli albi e quelli che aspettavano le raccolte e i cartonati, quindi pubblicare graphic novel originali ha senso per noi, perché riunisce tutte le tipologie di lettori assieme e offre loro qualcosa di nuovo.
Tenteremo di pubblicare qualcosa di nuovo ogni anno o due. Ogni volta che lavoriamo su qualcosa, entrambi arriviamo al punto di dire "ora facciamo qualcosa di diverso" più o meno nello stesso periodo. E per noi questo significa sperimentare nuovi modi di raccontare storie. È un'evoluzione, davvero. Ci sono cose che ho imparato a fare in Fatale che abbiamo perfezionato mentre lavoravamo The Fade Out, vari modi in cui abbiamo raccontato storie diverse con le immagini e le parole, una tecnica che poi si è evoluta in un modo tutto suo in Kill or be Killed. E ora in Reckless scoprirete che stiamo giocando con il modo in cui raccontare la storia e utilizzando più splash page in modi diversi.
E oltre a tutto questo, Sean prova sempre cose nuove a livello di illustrazione e di rendering. Per esempio, se guardate Pulp e poi Reckless, noterete che a volte le chine sono più grezze e viscerali nel secondo caso. Chine più sciolte su matite più rigide. Tutta questa evoluzione creativa serve a mantenere alto l’interesse, e io e Sean siamo stati fortunati ad avere resistito per tutti questi anni. Non so quale sia il record mondiale, probabilmente non batteremo mai Groo, ma non credo che esistano molte squadre che hanno scritto tante serie quanto noi. Lavoriamo da circa vent'anni e forse stiamo intensificando la produzione invece che rallentare.
Fonte: Comics Beat