Recensione - Skyrim: Hearthfire - Casa dolce casa
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Bethesda propone un nuovo DLC per Skyrim, ma le novità sono poche...
Il rapporto fra i giochi della serie di The Elder Scrolls e le espansioni è sempre stato piuttosto complesso. Fin dai tempi di Morrowind, Bethesda ha sfruttato i DLC (che all’epoca si chiamavano ancora add - on) per potenziare le sue creature e sperimentare nuove razze, ambientazioni o caratteristiche del gioco. Fu così per Tribunal, per Bloodmoon, per Knights of the Nine, per Shivering Isles e, più recentemente, per Dawnguard. Con Hearthfire, tuttavia, Bethesda ha deciso di fare qualcosa di diverso, anziché proporre nuove quest e nuovi territori, questo piccolo DLC (meno di 80 MB) aggiunge alcune caratteristiche sociali a Skyrim, permettendoci, se lo desideriamo di costruire una casa ed avere una famiglia. Come i giocatori della prima ora ricorderanno, in Skyrim è possibile sposarsi - peraltro in maniera abbastanza sbrigativa - ma ogni interazione con il/la partner si riduceva a qualche linea di dialogo e a un paio di opzioni narrative non troppo interessanti. In Hearthfire, gli sviluppatori hanno leggermente migliorato la situazione, ora potremo infatti chiedere a nostra moglie/marito di prepararci la cena o, addirittura, farci dare i soldi che avrà guadagnato con il suo lavoro. Poca cosa, senza contare che, anche per quanto riguarda i “figli” le cose sono abbastanza deludenti. L’unico modo che abbiamo per poter provare l’ebrezza dell’essere genitori è andare in un orfanatrofio e raccogliere un paio di bambini a caso, senza troppi complimenti. Nel farlo, più che l’eroe prescelto dai draghi ci siamo sentiti come Madonna in Etiopia ma tant’é, Bethesda non ci ha mai abituati troppo bene riguardo le dinamiche affettive all’interno dei suoi giochi. Anche con i ragazzi, come per nostra moglie/marito, le dinamiche d’interazione si risolvono a un paio di battute prescriptate e la possibilità di sgridarli o giocare con loro, nulla di eccezionale o particolarmente interessante. Se le nuove possibilità “interpersonali” di Hearthfire si riducono, in sostanza, a un nulla di fatto, il peso dell’intera operazione ricade - inevitabilmente - sulla seconda componente del DLC, ovvero la possibilità di costruire la propria dimora e viverci con la propria bellissima (si fa per dire) famiglia. Per poter diventare proprietari di casa dovremo, prima di tutto, acquistare uno dei lotti di terra disponibili, versando 5000 monete nelle casse degli Jarl di Hjaalmarch, Falkreath o Pale. Una volta che siamo diventati proprietari, potremo avviare il nostro progetto, inizialmente scegliendo fra i vari “template” disponibili, e poi espandendolo usando sempre nuove risorse. Tuttavia, anche qui, chi si aspettava un Minecraft in versione The Elder Scrolls rimarrà molto deluso: l’intero processo è gestito tramite poco pratiche linee di dialogo e la possibilità di personalizzazione è ridotta all’osso; non potremo neppure decidere come posizionare l’arredamento, dato che il tutto sarà gestito in maniera arbritraria dal software. Un po’ pochino per un titolo che ha fatto della libertà totale uno dei suoi marchi di fabbrica. In definitiva Hearthfire è un’espensione che si inserisce male nello straordinario mondo creato da Bethesda, le aggiunte portate al gameplay sono povere, prive di spessore e poco interessanti, mentre il costo complessivo non ne giustifica l’acquisto dato che non soddisferà né chi cerca nuove avventure (del tutto assenti) né chi si sarebbe accontentato di qualche rifinitura a livello di gameplay. Speriamo che gli sviluppatori, con i prossimi DLC, facciano un lavoro migliore, anche perché, dopo tutti i problemi con Dawnguard, non è con prodotti di questo tipo che Bethesda riuscirà a far aprire i portafogli dell’utenza. Nota: Come già accaduto per Dawnguard, Bethesda sta avendo grossi problemi a portare i DLC di Skyrim su Playstation 3 a causa di non meglio specificate difficoltà tecniche. Per ora, dunque, l'add - on è disponibile solo su Xbox 360.