Ray Fisher rilascia nuove dichiarazioni sulle discriminazioni dei dirigenti Warner

Ray Fisher ha rilasciato una nuova dichiarazione sull'ambiente tossico sul set delle riprese aggiuntive di Justice League

Redattore per badtaste.


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"Vi prego, leggete": Ray Fisher ha rilasciato una nuova dichiarazione sull'ambiente tossico sul set delle riprese aggiuntive di Justice League raccontando un presunto episodio di razzismo.

L'attore ci ha tenuto a fornire un esempio delle conversazioni discriminatorie intrattenute dai dirigenti e dalle figure chiave della Warner Bros. Pictures durante la lavorazione di Justice League, come Toby Emmerich, Geoff Johnson e Jon Berg. Fisher ha spiegato di non aver assistito a quelle discussioni, ma ha appreso tutto nell'estate del 2020 dopo che "le persone presenti a quegli incontri si sono sentite disposte a condividere con me quanto avevano ascoltato".

Ha poi aggiunto:

Quando hai dirigenti (come Geoff Johnson) che dicono: "Non possiamo avere un nero arrabbiato al centro del film" e poi quegli stessi dirigenti usano il loro potere per ridurre e rimuovere TUTTE le persone nere da quel film, non meritano più il beneficio del dubbio.

Fisher ha accusato i piani alti di non aver condiviso nulla con lui, di aver fatto tutto alle sue spalle e di aver scelto "la strada vigliacca della manipolazione psicologica", facendogli al contempo richieste estremamente problematiche come chiedergli di "interpretare Cyborg come Quasimodo" e rigirare una scena "in modo che si potesse sottolineare l'esistenza del pene di Cyborg".

Ha poi precisato che si tratta solo di alcuni dei problemi con cui ha dovuto fare i conti e che la Warner Bros. ha mentito al cast e alla troupe sul fatto che fosse stato Zack Snyder a scegliere Joss Whedon come suo sostituto per finire il film.

Ha concluso spiegando che "la verità continuerà a venire a galla" e chiedendo le scuse di Walter Hamada a coloro che hanno partecipato all'indagine di WarnerMedia.

Fisher aveva spiegato la sua avversione per il presidente della DC Films in una lettera a gennaio, spiegando che Hamada aveva cercato di mettere il naso tra le indagini di WarnerMedia e coprendo le spalle all’amico Geoff Johns, che stando all’attore si sarebbe macchiato di atteggiamenti “razzisti” sul set delle riprese aggiuntive di Justice League.

Ha poi accusato Hamada di aver cercato di estorcergli i nomi dei suoi testimoni (che Fisher potrebbe usare qualora decidesse di fare causa) e di aver provato a mettere tutto a tacere. Fisher, dal canto suo, ha parlato delle proprie responsabilità (proteggere i testimoni che potrebbero rimetterci il lavoro e assicurarsi che occasioni simili non ricapitino più).

Le indagini, ricorderete, sono partite dopo che a luglio Ray Fisher aveva accusato Joss Whedon di essersi comportato in maniera non professionale sul set nei confronti del cast e della troupe, senza che i produttori Geoff John e Jon Berg prendessero dei provvedimenti. Nel mese di agosto l’attore era entrato maggiormente nel dettaglio delle accuse, spiegando di essere stato convocato da John nel suo ufficio sminuendolo e minacciandolo di rovinare la sua carriera.

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