Quentin Tarantino odia gli avvisi sui contenuti offensivi messi prima dei film

Quentin Tarantino spiega di detestare i disclaimer posti prima di un film che avvisano circa la possibile presenza di "materiale offensivo"

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Dalla Francia, e da un'intervista rilasciata al quotidiano Libération, Quentin Tarantino continua a far parlare di sé, dopo la sua Cinema Speculation tenutasi a Cannes della quale vi abbiamo fornito un corposo resoconto integrale.

Parlando col giornale d'Oltralpe, Quentin Tarantino ha spiegato di detestare il moderno trend dei disclaimer apposti prima di un qualche film che avvisano i fruitori della possibile presenza di "materiale offensivo". Un argomento, questo, di cui abbiamo parlato in più di un'occasione come, ad esempio, per le avvertenze presenti su Disney Plus prima di alcuni Classici della Casa di Topolino (ECCO TUTTI I DETTAGLI) o come quella che la Warner ha posto prima di Via col vento su HBO Max.

Il regista di Pulp Fiction e Bastardi senza gloria dice:

Rigetto in toto la parola 'offeso'. Chiunque può sentirsi offeso da qualsiasi cosa. Onestamente, penso che nella maggior parte dei casi - anche se ci sono senza dubbio delle eccezioni - dire di essere 'offesi' da un film sia la prima reazione di una mente molto limitata. 'Non mi è piaciuto e ecco perché, blah, blah, blah...' Ma, ragazzi, sentirsi addirittura offesi? L'arte non è un'offesa. E, anche se in casi rari posso capirlo, è semplicemente ridicolo sentirsi offesi dal contenuto di un film.

Quentin Tarantino, senza citare né il titolo del film né tantomeno il nome del regista, racconta poi che anche a lui è capitato di essersi sentito offeso da un lungometraggio, ma di aver compreso che si trattava, in realtà, di un suo problema:

C'è un film uscito negli ultimi dieci anni - non lo nomino - che mi ha veramente offeso. Ma più ci pensavo, più mi rendevo conto che era un mio problema. Era un mio fo**utissimo problema. L'ho trovato un film razzista. Volevo picchiare il regista. Penso tutt'oggi che sia un film razzista. Ma è solo un film, ragazzi!

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FONTE: Libération

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