Profeti al cinema dal 26 gennaio: le immagini del nuovo film di Alessio Cremonini

Profeti, il nuovo film di Alessio Cremonini (regista di Sulla mia Pelle), uscirà al cinema il 26 gennaio: ecco le immagini

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Arriva al cinema il 26 gennaio Profeti, il nuovo film diretto da Alessio Cremonini, premiato regista di Sulla mia pelle. Scritto da Monica Zapelli, con Susan Dabbous come consulente alla sceneggiatura, Profeti è stato presentato in anteprima al Noir InFestival, dove ha ottenuto il Black Panther Award 2022 - menzione speciale della giuria.

Protagoniste della storia Jasmine Trinca, che interpreta Sara, una giornalista italiana andata in Medio Oriente per raccontare la guerra dello Stato Islamico, e Nur (Isabella Nefar), una foreign fighter radicalizzata a Londra che ha sposato un miliziano e ora vive nel Califfato. Sara viene rapita dall’Isis e in quanto donna, in quanto essere inferiore che ha dignità solo se sottomessa al maschio, non può stare in una prigione dove sono presenti anche degli uomini. Per questo motivo viene data in custodia a una sua “pari”: a una donna. Nur diventa la sua carceriera. La casa di Nur, la sua prigione. E sarà proprio quella casa nel mezzo di un campo di addestramento dello Stato Islamico il luogo dove Sara e Nur si confronteranno. Un confronto quasi impossibile che si trasforma in guerra psicologica mentre attorno scoppiano le bombe e i nemici vengono bruciati vivi per vendetta. Un confronto fatto di silenzi, di sottili ricatti, e dal progressivo tentativo di Nur di convertire Sara.

Così Cremonini parla del film nelle note di regia:

Prigionia, diritti delle donne, Medio Oriente, religione, scontro di civiltà, sono questi i temi della
mia indagine: lo strumento è il cinema.

Un cinema inteso come “viaggio” che svela storie, che percorre strade poco battute.Un cinema politico. Un cinema radicale. Un cinema essenziale.

“Combatto per i curdi, per la libertà e per le donne. Perché noi donne siamo il principale nemico
dell’Isis. Ma l’Isis non è l’unico problema. In Medio Oriente, se sei una donna, devi imparare a
difenderti il prima possibile. Qui, la maggior parte dei regimi è basata sulla sottomissione,
sull’oppressione delle donne. È per questo che le uniche persone che possono cambiare questa
mentalità sono le donne”. Profeti inizia con queste parole pronunciate da una combattente curda:
un film su due donne occidentali che hanno fatto scelte diametralmente opposte. Sara, una
giornalista italiana rapita dall’Isis durante un reportage di guerra in Siria, e Nur che la tiene
prigioniera per mesi in una casa costruita in un campo di addestramento dello Stato Islamico. Nur,
giovane foreign fighter e moglie di un miliziano del Califfato, tenta di convertire Sara e di farla
aderire all’estremismo islamista.

Episodi di questo genere sono accaduti a donne italiane e di altri paesi europei. E alcune, una
minoranza, durante il rapimento hanno abbracciato con sincerità l’Islam diventando il bersaglio di
politici che le accusavano di tradimento verso l’Occidente.

Sindrome di Stoccolma? Una reazione alla paura? Nessuno può dare un giudizio netto, definitivo su
quelle conversioni. Nemmeno la psicanalisi o la teologia.

Quello che il cinema può e deve fare, è mettere in scena la vicenda di Sara e Nur senza manicheismi
o semplificazioni retoriche. Questa storia, infatti, non soltanto è metafora di quello che accade in
molte parti del Medio Oriente, ma ci riguarda da vicino. Poiché, ormai lo sappiamo, se nell’altra
sponda del Mediterraneo inizia un incendio poi le fiamme arrivano anche da noi.

Ecco quindi alcune immagini di Profeti, mentre in questo articolo trovate il trailer.

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