Prodotti in saldo

Soprattutto in estate, tante pellicole di major escono in Italia con poche copie, senza ripagarsi neanche i costi della distribuzione. Vi spieghiamo le ragioni e ci chiediamo se è una buona idea...

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Fonte: Badtaste.it

Devo ammettere che per molto tempo è stato un mistero per me. Pellicole importanti, con nomi di registi e attori famosi, che arrivano in pochissime copie nelle sale italiane e senza promozione. Non stiamo ovviamente parlando dei prodotti indipendenti, che magari escono per necessità in poche copie e poi sperano di conquistare un passaparola favorevole. Risultato? Delle medie per sala che spesso non bastano neanche per ripagarsi i costi della stampa delle pellicole. Qualche titolo recente? Obsessed (11 copie), Adventureland (15), Una notte con Beth Cooper (10), Il superpoliziotto del supermercato (13) e Ritorno a Brideshead (15). Insomma, messa così, un mistero che farebbe pensare a un masochismo delle major.

La soluzione è ovviamente diversa e ce la spiega una nostra fonte ben informata, che ovviamente ci ha richiesto l'anonimato:

L'unica ragione sono gli accordi con le società televisive. Molto spesso i film vengono venduti in pacchetti e per giustificare l'inserimento di alcuni titoli minori, si garantisce un'uscita cinematografica, con condizioni che possono variare. In alcuni casi, è un numero minimo di copie (che può essere 10 o 100), in altri invece c'è l'obbligo di essere presenti in tutte le città capozona. In questo modo, si fornisce un valore aggiunto al film, che ovviamente non viene lanciato come un prodotto per la televisione, ma che è uscito al cinema".

Insomma, come avrete capito, poco importa che l'uscita della pellicola in sala rappresenti spesso una perdita, perché è comunque un obbligo a cui tener fede. E come vi abbiamo spiegato sopra, non è assolutamente detto che un'uscita in 100 copie debba per forza essere giudicata più importante dalla major di una in 10. Magari, non si crede a nessuna delle due, ma ci sono degli obblighi da rispettare. Ci si chiede però se tutto questo abbia ancora un senso nella nostra epoca. Possibile che per le televisioni sia importante che una film esca in 10 copie? E ha senso sprecare tanta attenzione da parte dei mass media per prodotti che saranno quasi invisibili? Mi riferisco soprattutto ai tanti quotidiani che continuano (anche d'estate) a recensire titoli improbabili, cosa che francamente noi di Badtaste ci guardiamo bene dal fare (se una major è la prima a non credere a un suo prodotto, perché dovremmo crederci noi?).

E' ovvio che in alcuni casi non sarebbe male cambiare qualcosa nel consueto schema uscita in sala-home video-pay tv-tv satellitari-tv generaliste. Questo perché certi titoli, con una promozione originale, potrebbero magari ottenere un'attenzione maggiore. Qual è quindi il problema?

Il problema sono gli schemi delle window, che sono molto delicati. Certo, in alcuni casi può dare buoni risultati cambiarli, ma può diventare anche pericoloso, perché infrange degli equilibri tra major, esercenti, home video e televisioni che sono fragili. Il rischio è che poi questo provochi disagi a una delle parti in causa e situazioni di conflitto. In una situazione più 'libera', magari per alcuni titoli ti troveresti ad andare direttamente in home video (anche se non lo vorresti), mentre per altri dovresti uscire in più copie (anche se magari hai già saturato il numero ideale)".

Insomma, è ovvio che i principi della lunga coda di Chris Anderson inviterebbero a differenziare maggiormente le abitudini dei distributori. Ma il rischio è che ci sia una situazione di anarchia, in cui senza regole si gestiscano i film in maniera troppo disinvolta. Insomma, in un Paese come l'Italia, poco abituato a rispettare i regolamenti, potrebbe finire male...

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti qui sotto!

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