Pirateria Internet: ecco FilmSharing

Da oggi apre il nostro nuovo spazio, FilmSharing, che affronterà regolarmente una questione che ci riguarda tutti, cercando di analizzare obiettivamente la situazione e di rilanciare proposte alternative...

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Fonte: Badtaste.it

Di solito, ci sono due modi per affrontare il discorso della pirateria legata alla musica al cinema.

Il primo è quello di molti siti specializzati, che sostanzialmente sostengono che le major sono una mafia e che il filesharing deve essere completamente libero, in virtù di un diritto personale inalienabile. La seconda posizione, decisamente agli antipodi, è quella di molte associazioni antipirateria, per cui si mette nello stesso ambito il criminale che vende dvd pirati con il ragazzino che scarica, cercando di ottenere dagli Stati nazionali leggi durissime contro questa attività.

Il problema è che, per ragioni ovviamente diverse, entrambe queste posizioni ci sembrano molto pericolose. La prima sostanzialmente non si preoccupa minimamente di spiegare come il mercato dovrebbe continuare a esistere in mancanza di compensi a chi crea arte. E tra questi autori ovviamente ci sono anche le enormi corporation dello spettacolo, che vengono viste spesso come il Male assoluto (ma se fanno così schifo, perché rischiare sanzioni penali e civili per diffondere i loro 'osceni' prodotti?).

D'altra parte, chi nell'industria si preoccupa soltanto di fare azione da lobby per ottenere leggi più dure ci sembra andare verso una strada senza uscita. Non solo perché, fin dai tempi di Napster, i pirati sono sempre stati un passo avanti alla legislazione, trovando nuovi sistemi per farla franca. Ma anche e soprattutto perché attaccare quelli che spesso sono anche i propri consumatori (perché chi scarica comunque quasi sempre poi acquista anche quello che gli interessa maggiormente e porta denaro nelle casse di queste società) è una tattica suicida.

Come accade anche in casi ben più drammatici, le guerre senza esclusione di colpi portano soltanto a un numero notevole di vittime, che magari si ritrovano a dover spendere cifre assurde in cause legali. Noi di BadTaste, con questa rubrica, speriamo di poter svolgere una funzione utile in questo senso, cercando di evidenziare gli opposti estremismi e magari fornire un contributo per trovare una soluzione che consenta un modello di business adatto alla tecnologia del ventunesimo secolo.

Nel farlo, cercheremo di coinvolgere al massimo sia gli utenti per sentire la loro opinione (peraltro, tutte le notizie di questo spazio sono commentabili direttamente), così come gli autori stessi, tra cui le opinioni non risultano certo monolitiche. Intanto, vi invitiamo a seguire e partecipare al Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti qui sotto!

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