Il Pianeta delle Scimmie, che futuro c'è per la saga del Pianeta delle Scimmie? Cosa raccontare e cosa evitare nei prossimi film

Due ipotesi sul possibile proseguio della saga, a partire dai film originali e dagli indizi lasciati in The Ware - Il Pianeta Delle Scimmie

Critico e giornalista cinematografico


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La Disney ha detto che sfornerà uno Star Wars all’anno per sempre (o fino a che incassano), la Marvel (che poi è la Disney) non ha nessuna intenzione di fermare l’espansione del suo universo condiviso, la DC (che poi è la Warner) ha appena iniziato a fare la stessa cosa. Oltre a questi più "stabili" ogni anno diversi possibili franchise cercano di partire ed è logico che la Fox, visti gli ottimi risultati delle sue scimmie, non voglia fermarsi. Ora però dove può andare questa storia?

Anni fa la regola voleva che i sequel fossero sempre peggio degli originali, salvo eccezioni clamorose (ciao Il Padrino Parte II! E ciao anche a te La Casa 2!). Adesso che i film sono partoriti in serie, questo è meno frequente e sempre di più funzionano come serie tv, in cui ogni film è una puntata, dunque è coerente con il precedente per ritmo, impianto narrativo, impianto visivo e scrittura. L’usura di una storia è un concetto diventato molto relativo nel momento in cui gli archi narrativi sono più ampi di un singolo film.

In più in The War - Il Pianeta Delle Scimmie ci sono due indizi riguardo possibili evoluzioni del franchise molto ben seminati: il primo è quando incontriamo la scimmia dello zoo e viene detto chiaramente: “Chissà quante altre ce ne sono come noi là fuori”, pensiero semplice ma ovvio (e le scimmie in Cina? In Africa? In India?); il secondo è che gli umani che si fanno fuori tra di loro non è mai stato detto che siano gli ultimi, di certo sappiamo che sono in via di regressione ma sappiamo anche che stanno combattendo tutto ciò con i farmaci e ci sono ampi margini per mantenerne in vita pochi come ribelli.

Da qui Il Pianeta Delle Scimmie può continuare la propria mitologia, la costruzione del mondo in cui le scimmie hanno preso il potere e gli uomini l’hanno gradualmente perso. Il film originale, che poi è il punto di arrivo di tutto, si svolge nell’anno 3978 del resto, dunque di tempo ce n’è.
Infine bisogna considerare che la precedente saga di Il Pianeta delle Scimmie (i 5 film tra il 1968 e il 1973) offre diversi spunti.

LA SAGA DEGLI ANNI ‘70

Dopo il ben noto epilogo del primo film, il secondo, L’altra faccia del Pianeta Delle Scimmie, racconta cosa accade al pianeta e rivela la presenza di umani sfregiati e mutati dalle radiazioni della guerra atomica che li ha spazzati via. Un altro astronauta terrestre arriva sul pianeta (cioè nel futuro) e alla fine del conflitto tra uomini e scimmie verrà detonata una vecchia bomba atomica del gruppo Alfa Omega distruggendo la Terra.

Per questo motivo il terzo film, Fuga Dal Pianeta Delle Scimmie, torna indietro. Racconta di come Cornelius e Zira (due scimmie viste già dal primo film), decollati con l’astronave di uno dei terrestri prima dell’esplosione nucleare, siano mandati indietro nel tempo dall’onda d’urto e si ritrovino nella Terra degli anni ‘70. Qui cercheranno di mescolarsi alle scimmie primitive e cercare di studiare la civiltà umana. Avranno anche un figlio. Inevitabilmente la situazione precipiterà, i due saranno scoperti come scimmie senzienti e dopo un iniziale tentativo di integrazione saranno cacciati e infine uccisi. Sopravviverà solo il figlio che nel film seguente scopriremo chiamarsi Cesare.

In 1999 - Conquista della Terra allora verrà raccontato come Cesare, scimmia in grado di parlare, aiuterà le altre scimmie a prendere coscienza di sé e conquistare il pianeta rivoltandosi contro gli uomini. Che praticamente è la nuova trilogia.
Infine nel quinto, stanchissimo, film intitolato Anno 2670 - Ultimo Atto, a dispetto del titolo si racconta di come nell’anno 2001 (il film è del 1973) le scimmie debbano risolvere i problemi con i primi uomini mutati che avevamo visto nel secondo film e con un’altra fazione interna a sé. Qui entra in gioco la regola “Una scimmia non uccide altra scimmia” e alla fine Cesare ucciderà il capo delle scimmie ribelli facendolo cadere da un ramo di un albero (come accade con Koba nella nuova trilogia) perché egli aveva ucciso suo figlio (chiamato Cornelius come il nonno).

La nuova trilogia dunque ha affrontato subito la parte che la vecchia raccontava a partire dal terzo film, quella riguardo a come le scimmie abbiano preso potere e come abbiano risolto i propri dissidi interni, facendo solo un vago riferimento alle tribù umane rimaste e alle loro mutazioni. Cosa può accadere ora?

La strada più percorribile: la resistenza degli umani

Una condizione essenziale per continuare la saga è la presenza degli esseri umani. Non c’è un conflitto in un pianeta di scimmie se non ci sono gli uomini, una storia di sole scimmie non sarebbe mai un’attrattiva possibile (e più che altro sarebbe un film d’animazione).

Nei film originali gli uomini mutano in seguito alle radiazioni nucleari, qui è stata sviluppata l’idea che stiano regredendo per via di un virus (che poi sono le diverse fobie: quella della società postatomica degli anni ‘70 e quella della nostra globalizzata e pandemica), in entrambi i casi sono la minoranza. Come le scimmie possono essere divisi in primitivi e mutati, possono essere i ribelli arroccati nei resti delle nostre città (come avviene nel secondo film), un popolo oppresso e braccato da diverse fazioni di scimmie.

Sarebbe l’evoluzione più sensata, raccontare di come le scimmie una volta dominanti, abbiano sviluppato una civiltà, abbiano affrontato i primi problemi che sono stati posti all’uomo e abbiano dovuto avere a che fare con il rancore dei ribelli. Questo è vero anche nell’ottica di un ricongiungimento con la trama dell’originale in cui Charlton Heston, arrivato sul pianeta, trova degli umani incapaci di parlare e selvaggi, mentre nel secondo rinviene quelli scappati al dominio delle scimmie per riorganizzarsi.
Infatti se gli eredi Cesare sembrano intenzionati a dar vita ad una società utopica incentrata sui valori migliori, esistono tutte le altre scimmie del pianeta con il loro rancore e prive di una guida saggia come Cesare.

L’ipotesi meno fattibile: il salto avanti nel futuro

Dall’altro lato la saga non è tenuta a raccontare il prossimo futuro ma può saltare parecchio in avanti avvicinandosi all’anno 3978. Qualcosa dovrebbe impedire alle scimmie di visitare le rovine della civiltà degli uomini (come nel vecchio erano le radiazioni) e questa è stata così progressivamente dimenticata. Ormai gli ex primati sono tutti in grado di parlare e nessuno ricorda più che prima gli umani non erano selvaggi ma la specie dominante, più evoluti di come lo siano loro.

La saga potrebbe insomma affrontare l’arco narrativo del primo film, allargandolo ai canonici 3 o più film e mettendo in scena la società del futuro, l’arrivo di qualcuno dal passato (non sarebbe facile viste le basi realistiche con cui è stata impostato il franchise) e la scoperta per le scimmie che anche gli uomini possono essere evoluti.

Ci sono molti motivi però per i quali cui andare a raggiungere l’originale potrebbe non funzionare. Il primo, già scritto, è il fatto che il dispositivo del viaggio nel tempo o comunque il presentarsi di un umano non regredito in una società di scimmie che ha dimenticato che anche loro possono esserlo, sarebbe uno spunto eccessivamente fantastico per come è stata impostata la saga (e proprio quest’impostazione depressa, autunnale, ombrosa e seria è stato il segreto del suo successo).

Il secondo è che mentre il film originale non faceva altro che affermare che, nonostante l’evoluzione delle scimmie e la regressione degli umani, l’uomo è sempre l’uomo, che anche un’altra specie può essere bastarda e che non c’è nessuno di migliore, questa saga dice l’opposto. Qui la parte migliore sono le scimmie. Nonostante abbiano in sé anche il marcio (ma Koba è sempre più compreso come vittima incattivita), le scimmie sono decisamente migliori degli uomini. Quello che la nuova saga delle scimmie vuole dire è che noi siamo il peggio, non siamo più il meglio del pianeta ma la sua parte da eliminare a favore di qualcun altro, che è un pensiero che si trova in tutto il cinema contemporaneo (nella fantascienza da tempo i robot sono molto più umani degli uomini).

Dunque andare a mettere un uomo evoluto in un mondo di scimmie non farebbe altro che rimettere indietro le lancette del costume, sarebbe totalmente fuori tempo. Se ha senso questa saga è per come rappresenta l’esigenza che sentiamo oggi di non essere la specie dominante (anche se continuiamo ad esserlo), come vediamo noi stessi come i nemici del pianeta e non i suoi tutori. Il proseguio deve continuare in questo senso, altrimenti sarebbe uno snaturamento.
Questa saga ha messo poche scimmie contro molti uomini, raccontare invece di un vero pianeta delle scimmie, in cui queste sono il potere a tutti gli effetti non potrebbe che tramutarle nel nemico e mettere conseguentemente in buona luce gli umani.

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