Perché i giornali sono in crisi

In un articolo straordinario, il columnist Bill Wyman spiega le difficoltà che stanno affrontando i quotidiani, con una chiarezza spietata che permette di capire benissimo quali sono i problemi in ballo...

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Fonte: Varie

Girando su Internet, di articoli interessanti se ne trovano molti. Tuttavia, era da un po' di tempo che non mi entusiasmavo tanto come di fronte a questo saggio (lunghissimo, ma vi assicuro che ne vale la pena) di Bill Wyman. L'argomento, come detto, è la crisi dei giornali, che viene analizzata nei dettagli dal giornalista, pieno di arguzia ma anche totalmente spietato verso i difetti riscontrati in questo campo. Wyman divide i problemi in cinque categorie e così, considerando l'ampiezza dell'argomento, ho deciso di discuterne in varie puntata di filmsharing.

1 - I consumatori non hanno mai pagato per le notizie
Oggi si parla molto di far pagare i contenuti dei propri siti online, qualcuno addirittura rimpiangendo di non averlo fatto fin da subito (e dando quindi per scontato che, ci avessero pensato prima, sarebbe stato un successo). In realtà, diversi quotidiani hanno già tentato l'esperimento e fallito miseramente. Ma quello che fa notare con grande forza Wyman, è che sostanzialmente neanche prima i quotidiani venivano fatti pagare. Sì, certo, i soldi per avere una copia bisogna(va) tirarli fuori, ma il modello economico dei giornali (che allora funzionava perfettamente) era ovviamente incentrato fondamentalmente sulla pubblicità. Insomma, ti vendo il quotidiano a un costo che non mi permetterebbe di sopravvivere, ma con esso ti do anche tonnellate di pubblicità che mi fanno quadrare i conti.

Wyman sostiene che

"il valore che le società aggiungevano alle pubblicità online era sostanzialmente l'egemonia sulla consegna a casa (Ndr, in America la consegna sulla porta di casa è molto più diffusa che da noi). Ma questa non esiste online e il valore di quell'egemonia è ormai andato perduto per sempre".

Insomma, il grosso problema è che i quotidiani non hanno fatto veri sforzi per aggiornarsi e innovarsi, nonostante i segnali del cambiamento fossero evidenti da tempo (anche prima dell'avvento di Internet). La causa? Le grandi società preferivano dividere gli ingenti profitti tra gli azionisti (tra cui soprattutto pochi fortunati amministratori), piuttosto che investire per il futuro.

Cè qualcuno che ora è spaventato dall'ipotesi di un mercato incentrato totalmente sulla pubblicità, cosa che 'renderebbe' i giornali una sorta di supermercato incurante della cultura e degli approfondimenti. Il problema è che la mancanza di cultura c'era anche prima del 2009. Chi ha deciso che dedicare tanto spazio al gossip e ai reality televisivi è una buona idea? La ragione dovrebbe essere perché tutti ne parlano? Ma allora sarebbe meglio seguire la strada inversa. Se, infatti, tutti ne parlano, perché spendere un euro per un quotidiano, quando la stessa notizia la posso trovare nella rivista dal barbiere o (più semplicemente) su Internet?

Mi ricordo che da ragazzino (ossia una ventina di anni fa) c'erano sui grandi giornali i concorsi che mettevano in palio premi ogni giorno. Era un modo di mantenere fedele il lettore e di per sé non c'era nulla di male. Tuttavia, difficile ricordarla come un'età dell'oro per l'informazione se questi (e non 'bazzeccole' come la precisione e gli approfondimenti) erano i sistemi per vendere.

In America, i tagli alle redazioni avvengono da tempo. Forse la realtà italiana è stata un po' diversa, ma difficilmente si potrebbe dire che questo sia avvenuto perché si puntava sulla qualità, considerando che chiunque abbia un po' di conoscenza delle redazioni giornalistiche sa che tante persone assunte a tempo indeterminato scrivono poco e maluccio. Più semplice pensare che, nel momento in cui i soldi non mancavano, il modo di far entrare in redazione mogli, amanti, figli di e parenti vari si trovava sempre.

Vi assicuro che, ancora adesso (periodo cosidetto di 'crisi') ci sono giornali che coprono il cinema con 2-3 critici, 2-3 giornalisti generici (ma in redazione) e magari un 6-10 collaboratori saltuari (quasi sempre che vengono pagati poco, ma sempre una spesa è). E' pensabile che questa follia continui per un argomento che tutto sommato non è tra i più importanti in un giornale e che viene spesso soppiantato dalla televisione?

Fine prima parte

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti qui sotto o in questo thread del forum!

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