Per le società di post-produzione l’effetto dello sciopero non è mai finito

Le società di post-produzione rischiano di chiudere prima che arrivino film a cui lavorare (che ora sono in fase di riprese).

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È la coda lunga dello sciopero degli sceneggiatori e degli attori. I picchetti sono finiti, ma il loro effetto ancora si ripercuote (e a lungo si ripercuoterà) sul resto dell’industria. I sindacati hanno rappresentato le due categorie di lavoratori, ma lo stop ha coinvolto tutta la filiera causando danni economici e costringendo tanti professionisti indirettamente coinvoltia resistere insieme. 

Bisogna immaginarsi l’industria cinematografica come una linea fatta da diversi comparti che si attivano in tempi differenti. Lo sviluppo di un film è il primo passaggio. Si parte da un’idea, la si costruisce in sceneggiatura. La produzione è quella centrale, è il momento in cui si gira il film. Infine c’è la post produzione, dove si lavora a suoni, musiche, montaggio, effetti speciali e così via. Una volta completata, la fortuna dell’opera diventa una questione affrontata dal marketing e dalla distribuzione che porta in sala il film. Una filiera che si è fermata a partire dalla testa: sviluppo (gli sceneggiatori) e produzione (gli attori). Da lì è ripartita, lasciando indietro tutte le società di post-produzione che da tempo hanno finito i progetti a cui lavorare e che dovranno aspettare ancora del tempo prima che ne arrivino. 

Secondo la Hollywood Professional Association che rappresenta parte delle imprese di post-produzione la situazione è destinata a peggiorare ancora prima di migliorare. Da agosto la situazione è grave, tanto che in una lettera aperta l’HPA ha chiesto al governo e all’industria di stanziare aiuti. Si stima che alla fine degli scioperi il settore fosse al 10% della sua capacità lavorativa. Bisognerà aspettare la fine di febbraio per ritornare a volumi significativi che possano consentire di reggere in piedi il sistema. 

Tra le società che stanno esaurendo i lavori (e le risorse) vi è anche una realtà considerabile solida come Industrial Light & Magic. In difficoltà è anche DNEG, lo studio di Londra dietro agli effetti di Dune, Tenet e Stranger Things 4. Aveva di recente aperto una sussidiaria a Sydney solamente per occuparsi degli effetti speciali di Furiosa (guarda qui il trailer). 

Data la grande richiesta di VFX di Hollywood, la crisi non conosce confini. Rising Sun Pictures, società australiana, ha annunciato numerosi licenziamenti. Stessa situazione per l’europea Goodbye Kansas che ha annunciato la bancarotta di sue cinque sussidiarie. Il settore era già in crisi dopo il Covid quando molti professionisti hanno lasciato il lavoro (o sono stati allontanati per via di difficoltà finanziarie) senza poi fare ritorno una volta ripresa le attività.

Gli studi indipendenti che avevano firmato accordi con SAG-AFTRA per continuare le loro produzioni hanno generato un volume di lavoro troppo basso, soprattutto per via del poco budget a disposizione. 

L’attuale situazione della stagione 2023-2024 per l’industria è come un filo appeso a un muro. Immaginiamo che dall’altro capo ci sia un braccio che lo muove dall’alto al basso. Questo movimento ha generato un’onda. Questa adesso ha passato il centro, sta per arrivare verso la fine del suo percorso. Quando questo accadrà ci saranno ancora società che si occupano di post-produzione. La loro conformazione, l’estensione e i luoghi in cui operano potrebbero però cambiare radicalmente.  

Fonte: Indiewire

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