Paul Verhoeven sa perfettamente perché i reboot di RoboCop e Atto di forza hanno fallito

L'ormai ormai ottantacinquenne regista olandese Paul Verhoeven spiega perché, secondo lui, i reboot di RoboCop e Atto di forza hanno fallito

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Due delle pellicole più amate fra quelle dirette dall'ormai ottantacinquenne regista olandese Paul Verhoeven sono senza ombra di dubbio RoboCop e Atto di forza.

E tanto RoboCop quanto Atto di forza sono stati sottoposti a un processo di reboot con il film di José Padilha del 2014 e con quello di Len Wiseman del 2012. Pellicole che sono state dimenticate in fretta, contrariamente agli originali. Paul Verhoeven spiega di sapere benissimo perché quei progetti hanno fallito.

Cominciamo dal RoboCop di Padilha di cui spiega:

Il problema lì, secondo me, era il suo essere consapevole di aver perso tutte le gambe e le braccia. Lo sa fin dall'inizio. La cosa bella dell'originale, quella che lo rende non solo una pura tragedia o qualcosa del genere, è che in realtà lui non lo sa più. Ha un paio di vaghi flash di memoria quando va nella sua vecchia casa, ma RoboCop non è una figura tragica. Sì, viene ucciso nel modo più orribile all'inizio. Ma quando lo vediamo di nuovo come un robot, non sente l'attaccamento al passato. Nel nuovo, dato che ricorda tutto, è molto più tragico. Noi volevamo che lo accettassi fin dall'inizio come un poliziotto robotico. Era ciò che gli hanno fatto. Secondo me, sarebbe stato un problema renderlo più tragico.

Di Atto di forza che, lo ricordiamo, era liberamente ispirato al racconto di Philip K. Dick "Ricordiamo per voi (We Can Remember It For You Wholesale)" dice invece:

Mi pareva che avesse molti effetti speciali, ma il senso di mistero - è vero o non è vero? - non lo avvertivo affatto. La cosa interessante del film originale è che alla fine, quando Rachel Ticotin dice, "Beh, baciami in fretta prima che tu ti svegli" non sai ancora davvero se sia reale. Inoltre, avevamo un meraviglioso compositore, Jerry Goldsmith. Ero così soddisfatto dei motivi al pianoforte. Senza tutto questo, cosa ti rimane?

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FONTE: Metrograph

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