Oggi è il giorno del più grande sciopero di Internet
Cosa sta succedendo in rete, perchè oggi parecchi siti sono oscurati e come la protesta americana interessa anche noi...
Se avete provato a cercare qualcosa su Wikipedia nella giornata di oggi già l’avrete notato: è in atto una manifestazione, la più grande da quando esiste la rete (ce ne fu una simile nel 1996, ma è roba da ridere paragonata ad oggi), uno sciopero garbato di cui in Italia arrivano solo piccole conseguenze (la versione italiana di Wikipedia consente di consultare comunque l’enciclopedia cliccando su Continua, quella americana è proprio inaccessibile) ma che negli Stati Uniti coinvolge 7.000 siti tra cui colossi come Google, Reddit, WordPress (che ha anche creato un plug-in per tutti coloro che hanno un blog sulla piattaforma, utile ad oscurare per oggi anche il loro blog), TwitPic, Cheezburger, BoingBoing, compagnie di videogiochi come Minecraft, browser come Mozilla, tutti inaccessibili o oscurati per protesta contro SOPA e PIPA.
[this government] will not support any bill that reduces freedom of expression, increases cybersecurity risk, or undermines the dynamic, innovative global Internet.
("questo governo non sosterrà alcuna legge che riduca la libertà di espressione, aumenti il rischio della cybersicurezza o mini la rete globale dinamica e innovativa.")
Eppure i meglio informati sostengono che quanto affermato dall’amministrazione sia eccessivamente vago e non sufficiente.
Questa volta dunque la mobilitazione è stata quella delle grandi occasioni e se sarà necessario si andrà anche più in là, perchè in effetti siti come Wikipedia, YouTube o qualsiasi altro blog producono più ricchezza, più intelligenza e più valore (nel senso più astratto possibile) del copyright che linkano o violano in prima persona. C’è chi vuole avvalersi di tale valore, trasformarlo in business legittimo e quindi aumentarne le possibilità e chi invece vuole continuare a sfruttare il vecchio copyright, esattamente come prima. Da questa diatriba nasce tutto.
SOPA sta per Stop Online Piracy Act, mentre PIPA sta per Protect IP Act, entrambe le proposte (provenienti da fonti diverse ma appoggiate dai medesimi gruppi) hanno come obiettivo i siti stranieri, cioè tutti quegli operatori i cui server risiedono fuori dagli Stati Uniti, ma come rimarcato più volte dalla NetCoalition (un altro gruppo di pressione contrario alle due proposte e composto dai colossi di internet come Google) è solo un modo per aggirare la legislazione nazionale e comunque colpire le fonti domestiche.
Il punto della questione è che SOPA e PIPA, come accade sempre nelle proposte che sono appoggiate dai rappresentati delle industrie di cinema, musica e via dicendo, conferiscono poteri eccessivi ai legittimi proprietari del diritto d’autore che, vale la pena ricordarlo, non sono nè devono essere i tutori dei propri diritti. Una loro segnalazione alle autorità fa scattare l’oscuramento di tutto un sito o un blog (e non solo la parte interessata) senza processo, conferendo a questi 5 giorni per rimediare o provare la propria innocenza. Come conseguenza aggregatori e social network (da YouTube a Facebook) dovrebbero operare una pulizia delle loro pagine la cui portata è inimmaginabile e causerebbe una bancarotta.
Ancora più grave un simile sistema, una volta in vigore, provocherebbe un calo verticale degli investimenti in nuove tecnologie e nuove imprese online. Da sempre in rete le novità sono alimentate dai venture capitalist, finanzieri che “puntano” sulle startup finanziandole per poi rientrare tempo dopo, quando arrivano i guadagni. E’ stato così per Facebook, per Twitter e per migliaia di altre realtà di oggi che ieri non avevano i mezzi per sostentarsi. I venture capitalist ritirerebbero ogni investimento se SOPA e PIPA dovessero essere approvate, poichè la condivisione e un’idea più leggera di diritto d’autore è la base della vita online e non c’è startup che, in un modo o nell’altro, non ne faccia uso.
Come rimarca giustamente Google, qui nessuno è per la pirateria nè è contro la lotta contro di essa, ma non bisogna essere estremisti della proprietà intellettuale. Un’idea conservatrice mirata a ripristinare l’ancient regime è fallimentare, ma non fallimentare oggi, fallimentare da sempre.
Tempi diversi, sistemi diversi, diffusioni diverse, opportunità diverse. L’industria dei contenuti sta soffrendo perdite indicibili per colpa della pirateria ma aziende come Netflix sono nate proprio con quel business e in quello stesso periodo in cui Blockbuster moriva. Apple ha cominciato da zero a vendere musica in uno dei momenti in cui l’industria stava perdendo di più. E’ una questione di prospettive. Non si tornerà mai più indietro, nè si potranno fare di nuovo gli stessi soldi di prima, il mondo è cambiato e SOPA, PIPA o anche l’HADOPI francese (che è la stessa cosa più o meno) non sono che ostacoli verso il cambiamento, palliativi che non risolvono (dopo due anni di HADOPI ora “fra” è stabilmente sul podio delle parole più cercate nei motori di ricerca pirata), creano solo altri problemi.