Nope: la vicenda dello scimpanzé Gordy è ispirata a una storia vera?
La storia dell'attacco violento dello scimpanzé Gordy raccontata in Nope è ispirato a un drammatico fatto di cronaca avvenuto nel 1995
La scena più spaventosa di Nope, il nuovo film di Jordan Peele da poco in sala, non riguarda gli alieni o la costruzione della tensione tra esseri umani. È un momento inaspettato rispetto al centro del film, che ci viene mostrato all’inizio e poi in un’agghiacciante sequenza centrale. Stiamo parlando ovviamente di Gordy, lo scimpanzé star di una sitcom di finzione intitolata Gordy’s Home.
Il momento più realistico in Nope
Nope inizia con questa immagine spiazzante. Le telecamere catturano la violenza abbandonate, e quindi in una maniera oggettiva. La strage di Gordy, lo capiremo più in là nel film, è diventata però un fatto morboso. I magazine ne hanno parlato, l’hanno amplificato e di conseguenza l’hanno normalizzato. Hanno reso show la realtà. L’hanno raccontata speculandone, facendone parodia. Anche Ricky Park ha trovato un modo per fare soldi dal trauma che ha vissuto. Ha conservato tutti gli oggetti in un museo privato, aperto solo a morbosi turisti.
C’è un parallelismo tematico molto forte. La natura indomabile, che non può essere addestrata se non lasciandola nel suo ambiente prediletto. L’uomo in questo cambia posizione. Si sente il padrone, in una posizione di controllo, e invece si riscopre debole. E poi sia per Gordy che per la nuvola entra in gioco lo show business. Peele lo racconta come una forza quasi mistica e ipnotica che porta a fare cose senza senso. I personaggi rischiano la vita senza una ragione (se non il guadagno), forzano la mano fino alle estreme conseguenze.
Lo scoppio di violenza sul set televisivo è però così realistico e impattante sullo spettatore anche perché è fortemente ispirato a una storia vera.
La storia vera che ha ispirato Nope
Nel 1995 una Sandra e Jerome Harold acquistarono dal Missouri Chimpanzee Sanctuary uno scimpanzé di nome Travis, nato da soli tre giorni. Lo pagarono $50.000 (la stessa cifra pagata dai visitatori per passare una notte nel museo di Gordy).
La coppia allevò Travis come un umano. Si creò un legame fortissimo e l’animale sviluppò una spiccata intelligenza. Dormiva con la coppia, si lavava i denti, giocava con gli altri esseri umani, sapeva usare la televisione e amava guardare foto al computer. Venne cresciuto come un figlio. Diventò una celebrità locale, seguiva gli Harold nelle attività quotidiane, appariva in spot e pubblicità.
Nell’ottobre del 2003 ci fu un primo incidente. Travis era in auto e venne colpito da un oggetto lanciato da un passante. Uscì dal veicolo e inseguì l'uomo. Dovette intervenire la polizia, ma non fu sporta denuncia. Il fatto portò però all’approvazione di una legge per il possesso di animali che entrò in vigore nel 2009.
Fu in quell’anno che accadde la tragedia. Il 19 febbraio un’amica degli Herold, Charla Nash, fu attaccata dallo scimpanzé che la picchiò selvaggiamente causandole lesioni al volto e agli arti. Sandra Herold cercò di fermarlo senza successo, all’arrivo della polizia l’animale fu abbattuto con colpi di pistola.
Un parallelismo con i sopravvissuti
Il personaggio di Mary Jo Elliott in Nope, ricorda la sopravvissuta Charla Nash. La donna rimase sfigurata in volto, perse le mani, il naso, gli occhi e le labbra. Nel novembre del 2009 la donna apparì all’Oprah Winfrey Show in una storica intervista. Si presentò coperta da un velo nero, molto simile a quello fatto indossare al suo omologo nel film.
Sebbene non sia mai esistita una trasmissione televisiva come Gordy’s Home, i parallelismi con la storia vera di Travis sono molti. L’ispirazione di Jordan Peele sembra però non essere tanto sul fatto in sé, quanto sulle reazioni mediatiche che ha scatenato, sulla ricerca spasmodica dell’orrore. Non è un caso infatti che Emerald Haywood cerchi per tutto il film l’Oprah Shot, l’inquadratura perfetta per andare in televisione, fare un sacco di soldi, e diventare celebri. A qualunque costo.