No Time To Die, il regista parla dello sconvolgente finale: "Non doveva essere qualcosa di banale"
Per la prima volta da quando il film è arrivato nei cinema il regista di No Time to Die Cary Fukunaga ha parlato dello sconvolgente finale
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Cary Fukunaga spiega che fin dai primi incontri avuti con la famiglia Broccoli, l'opzione finale "eliminare James Bond" era già sul tavolo come condizione di partenza di No Time to Die.
Nel mio primo meeting con Daniel e i produttori mi è stato subito detto che era così che volevano finire la storia. Per loro era il giusto modo di chiudere l'arco narrativo. Io ho pensato che "Bene, è il risultato di un epilogo, ma non sappiamo ancora cosa accade. Dobbiamo guadagnarcelo".
Ero davvero tormentato perché era una situazione che non poteva venirsi a creare in modo convenzionale. Non doveva essere qualcosa di banale. Non poteva morire per colpa di qualche dispositivo demoniaco, doveva essere intimamente connesso al tema centrale del film.
Una morte, quella di James Bond, che il regista di No Time to Die desiderava venisse percepita come definitiva, ma descritta con eleganza:
Non volevo smussare gli angoli. Volevo essere molto chiaro. Ma volevo anche avere un certo gusto. Non volevamo una roba tipo l'inquadratura di Terminator 2 dove vedi Sarah Connor ridotta a ossa. Al contempo, volevamo fosse chiaro che non poteva essersi salvato saltando in un condotto all'ultimo momento. Ergo, quell'inquadratura dell'isola che viene distrutta è un mix di micro e macro. L'effetto che si ottiene è quello di farti pensare "Sì, è andato ma si è assicurato anche che nessuna di quelle armi sia ancora disponibile in futuro".
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