Netflix ha fatto arrabbiare distributori ed esercenti francesi. Un bel po'

Alla sola idea di una rassegna di film Netflix per 7 giorni in alcune sale del paese distributori ed esercenti sono insorti con i soliti toni

Critico e giornalista cinematografico


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Netflix ha fatto arrabbiare distributori ed esercenti in Francia. Un bel po'

Riporta Screen International di un evento che al momento sarebbe solo pianificato da Netflix e non ancora formalmente pubblicizzato, in reazione al quale le associazioni dei distributori indipendenti stanno protestando vivamente a braccetto con gli esercenti.

L’idea di Netflix (già sperimentata in Corea del Sud) è di una settimana in cui programmare in una serie di sale indipendenti sul territorio francese i propri film di maggiore successo della stagione. Il programma non è stato annunciato ma i giornali francesi parlano di titoli di catalogo (cioè non in anteprima, ma disponibili sulla piattaforma da tempo) più altri in anteprima tra cui Il potere del cane, È stata la mano di Dio e The Lost Daughter. I giornali francesi l’hanno chiamato il “Netflix Festival” ma Netflix invece ci tiene a precisare che è un evento di retrospettiva. Tutto dal 7 al 14 dicembre. In teoria. Perché al solo aver sentito di questo piano il sistema francese, che da sempre è molto protettivo riguardo le sale e le finestre dei sfruttamento dei film (il tempo che intercorre tra l’uscita in sala e la possibilità di uscita altrove, dallo streaming in poi), è insorto con toni, come sempre, furenti.

Uno dei problemi principali è che in Francia come altrove (anche in Italia) dopo la pandemia i cinema sono inondati di film e molti distributori faticano a trovare spazi. Circa 400 film devono trovare posto nella stagione, là dove solitamente un po’ più di 200 vengono distribuiti. Anche per questo l’SDI (Syndicate of Independent Distributors) e il DIRE (Distributeurs Indépendants Réunis Européens) hanno sostenuto che questa iniziativa di marketing, che mira a convincere più persone a farsi un abbonamento a Netflix, distrugge quelle poche possibilità che ha un film in questo contesto di uscire decentemente. Il problema infatti è sia di spazi nelle sale che di campagne pubblicitarie, perché anche lì chiaramente Netflix occuperebbe diversi spazi per promuovere l’evento.

La retrospettiva di Netflix, vale la pena ripeterlo, durerebbe solo 7 giorni e riguarderebbe in un numero limitato e selezionato di sale (la legge gli consente di proiettare massimo 6 film per città e dopo aver chiesto un nulla osta temporaneo per aggirare le finestre) ma è chiaro che i distributori vogliono impedire che si crei un precedente e ragionano già ora come se si trattasse di una consuetudine. Senza contare il fastidio che non nascondono nell’ospitare la promozione di un servizio che percepiscono in opposizione alla loro stessa esistenza. Questo è ben chiaro nel comunicato dell’SDI tradotto da Screen International: “Se lavori che sono simili a dei film possono essere trovati su piattaforme e i cinefili possono trovare quel che cercano lì, qual è il futuro della sala cinematografica e di coloro che la promuovono?”. Da notare la locuzione “lavori simili a film” per definire titoli come Roma, È stata la mano di Dio, Mank, The Irishman o Da 5 Bloods.

Al momento la legge sulle finestre di sfruttamento è in fase di revisione. Secondo la regola attuale devono passare 36 mesi dall’uscita in sala di un film perché possa essere sfruttato altrove, dopo la riforma ci potrebbe essere la possibilità di ridurre a 12 o 14 mesi questo periodo a seconda di quanto del proprio incasso la piattaforma investe nella produzione di film francesi. Insomma in cambio di soldi. Al momento tuttavia questa è la regola. E come già accaduto in Italia nonostante anche l’associazione di categoria degli esercenti sia contrarissima, non è difficile per Netflix trovare sale indipendenti, non affiliate o semplicemente non allineate ai dettami dell’associazione che ben volentieri si fanno pagare per programmare i loro film.

Così, se da una parte il problema con Netflix è che non rispetta le finestre di sfruttamento e non manda i suoi film in sala, dall’altra è anche che Netflix vuole mandare i suoi film di catalogo in sala quando gli pare, e fare delle anteprime di quelli che verranno. Sono tutte pratiche, queste, consentite dalla legge e che diversi altri soggetti hanno messo in piedi in passato, ma sempre in maniere più moderate. Anche da noi una serie tv può mandare in sala i primi episodi per 2 o 3 giorni, se non per una sera sola, come forma di promozione e senza problemi. Invece il piano di Netflix di una rassegna che per diversi giorni occupi le sale suona in tutto un altro modo a distributori ed esercenti.

L’ufficio stampa francese di Netflix, dopo aver fortemente negato la natura di “festival” dell’evento, ha solo rimarcato che si tratta di un’iniziativa ancora in fase di progettazione e lontana dall’essere definita.

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