Netflix difende il binge-watching, Reed Hastings annuncia l'imminente morte della tv lineare

Reed Hastings annuncia che entro 5-10 anni la tv lineare sarà morta, intanto Netflix difende la strategia del binge-watching

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"Lo streaming funziona ovunque, tutti ci si stanno tuffando": il co-CEO e fondatore Reed Hastings ne è convinto, la tv lineare sta morendo. Non è la prima volta che lo dice, anzi: regolarmente aggiorna le proprie previsioni su quando avverrà il decesso definitivo della televisione tradizionale (nel 2014 parlava del 2030). Nell'annunciare i dati trimestrali della sua azienda, migliori del previsto (anche se con un calo di 900 mila abbonati, le borse stanno comunque premiando il risultato dopo le cupe previsioni offerte nelle scorse settimane), Hastings ha offerto un nuovo pronostico:

Nel corso dei prossimi cinque o dieci anni assisteremo assolutamente alla morte della televisione lineare, è lo streaming il futuro.

Stavolta però lo ha fatto dati alla mano, e cioè quelli di Nielsen (un altro cambio di atteggiamento nei confronti degli ascolti, dopo l'annuncio qualche mese fa di offrire maggiore trasparenza, se così si può definire, annunciando i maggiori successi della piattaforma ogni settimana). Secondo il gigante della sondaggistica, nel mese di giugno 2022 Netflix ha occupato il 7.7% di tutte le ore di televisione visualizzate negli Stati Uniti. Un anno fa era il 6.6% (la pandemia si faceva ancora sentire, ma per contro non c'era Stranger Things 4). Nella lettera agli azionisti si sottolinea come il mercato americano sia il più competitivo al mondo in termini di streaming, un mercato nel quale Netflix ha totalizzato 1.334 trilioni di minuti di contenuti visualizzati nel mese di giugno, più del doppio del secondo in classifica, il canale televisivo broadcast CBS (753 miliardi di minuti).

In difesa del binge-watching

Nella stessa lettera si affrontano le dichiarazioni di alcuni critici, che affermano che il modo migliore per non perdere abbonati sia offrire gli episodi di una serie settimanalmente, e non tutti insieme. Nel caso di Stranger Things 4, Netflix ha diviso la stagione in due parti spalmandola su due mesi differenti (e due trimestri: la seconda parte è uscita il 1 luglio, che rientra nel Q3), cosa che palesemente ha avuto i suoi vantaggi in termini di abbonamenti rimasti attivi. Ma nella lettera si difende a spada tratta il binge-watching, pratica resa popolare proprio da Netflix:

Come azienda votata unicamente allo streaming, siamo liberi dal peso di ricavi ottenuti in maniera tradizionale. Questa libertà ci permette di offrire grandi film direttamente su Netflix, senza la necessità di finestre cinematografiche ampie o esclusive. Gli spettatori possono vedere la tv quando vogliono, senza dover attenere un nuovo episodio a settimana. Questo focus sulla scelta e il controllo da parte degli utenti influenza ogni aspetto della nostra strategia, e riteniamo che crei un vantaggio competitivo a lungo termine.

Dichiarazione più filosofica che pratica, visto che appunto sia Stranger Things 4 che la stagione finale di Ozark sono uscite divise in due parti, e che Netflix offre alcune serie tv su licenza rispettando l'uscita sulla tv lineare (si pensi a Better Call Saul, che arriva con un episodio a settimana in contemporanea con il canale televisivo AMC negli Stati Uniti).

Un tetto alla spesa per i contenuti

Nel corso degli anni Netflix è passato da vetrina per i contenuti su licenza a vero e proprio produttore e distributore di contenuti, che siano serie tv o film. Parallelamente, ha perso sempre più contenuti su licenza, visto che le grandi major hanno lanciato le loro piattaforme streaming offrendo ai consumatori le loro library. Per sopperire al calo di prodotti su licenza, Netflix ha speso sempre di più nella produzione di contenuti originali (che ora ammontano al 60% del catalogo), arrivando a prevedere 17 miliardi di dollari in investimenti globali nel 2020. Una cifra che è rimasta simile anche nel 2021 e nel 2022, e che a quanto pare non cambierà nei prossimi anni.

Nel parlare con gli azionisti, il CFO Spencer Neumann ha confermato questo tetto:

Prevediamo di spendere circa 17 miliardi di dollari quest'anno, e la cifra ci sembra adeguata anche per il futuro.

Il co-CEO Ted Sarandos, rispondendo alle domande degli azionisti (metà dei quali vorrebbe che Netflix spendesse di più) ha ricordato che i costi dovuti alle misure di sicurezza per la pandemia - e ai ritardi nelle produzioni - hanno reso questa cifra più complicata da ottimizzare. Il caso di Stranger Things 4 è un caso limite, ma molto evidente.

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