Netflix: altri 300 licenziamenti, proseguono i lavori per introdurre un piano con la pubblicità

Prosegue la riorganizzazione interna di Netflix: con l'obiettivo di tagliare i costi sono stati licenziati altri 300 impiegati

Mi occupo di Badtaste dal 2004 con l'aiuto di un grande team.


Condividi

Mancano pochi giorni all'annuncio dei risultati trimestrali di grandi compagnie media, e sale l'attesa per i dati di Netflix, che ha mancato le previsioni in tre degli ultimi quattro trimestri e che è crollata in borsa dopo aver annunciato la prima frenata negli abbonamenti da dieci anni (prevedendo poi un calo di 2 milioni di abbonati per questo trimestre). Proprio per questo, nelle ultime settimane è iniziata una riorganizzazione dell'azienda, volta a tagliare i costi, che ha visto numerosi licenziamenti tra gli 11,000 impiegati in tutto il mondo.

Variety conferma che il numero di persone lasciate a casa stavolta è 300 (la maggior parte negli Stati Uniti), che si vanno ad aggiungere ai 150 licenziamenti di maggio e alle decine di freelance e impiegati part-time che non sono stati rinnovati.

"Purtroppo abbiamo dovuto salutare circa 300 impiegati", ha dichiarato un portavoce a Variety. "Mentre continuiamo a investire in maniera significativa nelle nostre attività, abbiamo fatto delle ottimizzazioni in modo che i nostri costi crescano in linea con la crescita dei ricavi, più lenta del previsto. Siamo grati a tutto ciò che hanno fatto per Netflix e lavoriamo per sostenerli in questa difficile transizione".

Il titolo in borsa ha perso quasi il 70% negli ultimi mesi, dopo l'annuncio del primo calo negli abbonati, passando da quasi 600 dollari per azione agli attuali 180 dollari per azione. L'annuncio dei prossimi dati trimestrali potrebbe dare un nuovo colpo, anche se va ricordato che l'azienda continua ad avere ottimi margini di profitto, che poi è ciò che interessa veramente agli azionisti e ai fondi. In occasione delle trimestrali ci si aspetta anche un annuncio più concreto circa il progetto di un piano di abbonamento a prezzo ridotto che includa inserzioni pubblicitarie: qualche giorno fa Ted Sarandos ha infatti confermato le intenzioni dell'azienda, spiegando che l'unico dubbio è sull'eventualità di appoggiarsi a una realtà esterna (magari Google) per la raccolta pubblicitaria, oppure gestire tutto internamente (eventualità che invero sarebbe alquanto costosa e lunga da implementare).

Continua a leggere su BadTaste