Mufasa: il Re Leone, abbiamo visto i primi 40 minuti del film!

Abbiamo visto i primi 40 minuti di Mufasa. Ve li raccontiamo con qualche considerazione sulla qualità del film

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Appena inizia Mufasa l’impressione è di tornare nella casa… riarredata con qualcosa di diverso. La scia seguita da Barry Jenkins è quella di Favreau. Il fotorealismo delle immagini è ancora pazzesco, e nemmeno qui si evita completamente l’effetto uncanny valley del remake precedente.

Jenkins di suo mette il rimbalzare da un approccio quasi documentaristico (difficile capire se certe inquadrature paesaggistiche siano fatte dal vivo o in computer grafica) a momenti totalmente da animazione, con colori sgargianti e un’estetica volutamente esagerata per l’effetto di meraviglia che si potrebbe ottenere con il disegno a mano. Disney ha mostrato alla stampa i primi 40 minuti del film. Una quantità di materiale sufficiente solo per entrare nella storia. Difficile farsi un’idea di come sarà il film completo. Appena entra un accenno di trama sembra di poter prevedere per filo e per segno come andrà avanti il film. Salvo virare drasticamente, a 35 minuti dall’inizio, con una svolta drammatica che dà al film un tono più epico, nuovo e appassionante.

Vi raccontiamo di seguito il contenuto del footage visto di Mufasa. Ovviamente ci sono piccoli spoiler.

I primi minuti di Mufasa

Mufasa inizia come Il re leone: un volo d'aquila sulla savana, gli animali si radunano sotto la rupe dei re. Appare Simba, annunciando di stare per coronare il sogno di suo padre: ha trovato un rifugio per tutti. Nala non è con lui, è lontana in un luogo verdeggiante. Si rifugia sotto una roccia e dice “Simba, sono qui”. I due sembrano in qualche modo percepirsi nella distanza.

Entrano in scena Timon e Pumba, scatenati come sempre. Gli viene affidato il compito di fare da babysitter a Kiara, la figlia di Simba e Nala. Non la prendono benissimo. Sta per arrivare una tempesta e la piccola ha paura. Per consolarla le raccontano una storia. Partono dal climax finale de Il re leone sostituendosi a Simba nella lotta. Sono stati loro a sconfiggere Scar, dicono! Non ci crede nessuno. Constatando il fallimento del loro racconto, si propongono di cantare una canzone, salvo poi tornare sui loro passi perché “è troppo presto”. Non vogliono bruciarsela in questo punto del film. Per tutto il footage mostrato, Timon e Pumba tengono questo accento metacinematografico. Sono inoltre spaventati da Ron, la zebra a tre gambe, che non vediamo mai. Probabilmente è una battuta che si troverà compimento più avanti. Arriva Rafiki che prende con sé Kiara e spiega che i suoi genitori sono al rituale della vita e arriveranno presto (probabile che Nala aspetti un altro cucciolo?). Lei è intimorita dalla pioggia e dice che non sarà mai coraggiosa come Mufasa, Rafiki inizia così a raccontare la storia del nonno.

Incontriamo Mufasa da piccolo che osserva il sole e chiede ai suoi genitori cosa ci sia nell’orizzonte dove tramonta. È Milele, rispondono loro, un posto verdeggiante e sicuro, un regno pieno di vita. Inizia qui la prima canzone, molto nelle corde di Lin Manuel Miranda. Milele “vive in te, vive in me” cantano, una sequenza che ricorda vagamente Il cerchio della vita. Mufasa immagina che il deserto in cui vive diventi tutto verde. I colori sono incredibili, è il momento più cartoonesco, ma è anche visivamente molto efficace. Facile immaginare che il brano diventerà un tormentone.

Si ritorna alla siccità. Dal cielo arrivano però le prime gocce di pioggia. Mufasa si specchia in una di queste. Gli animali bevono e giocano inizialmente rasserenati dall’arrivo dell’acqua. Un fiume esonda, portando la distruzione. Il piccolo si ritrova al centro di correnti fortissime, viene aiutato dai suoi genitori. Il padre, nell’acqua con lui, gli dice di seguire la voce di sue madre. Gli argini cedono e Mufasa viene sbalzato lontano. È da solo, lontano da casa e dalla sua famiglia, in un territorio verdeggiante che non conosce. Si chiede se sia Milele. Viene soccorso da Taka, figlio di Obasi e salvato da un alligatore che lo sta per mordere. Il modo in cui le zampe di Taka si posano su quelle di Mufasa, per tirarlo in salvo, ricordano l’iconica sequenza della morte ne Il re leone. Arriva Eshe, la madre di Taka che accompagna a casa il figlio e “il randagio”.

Va detto che la sequenza dell'inondazione è impressionante dal punto di vista tecnico. L'acqua e l'effetto che questa ha sul pelo dei leoni sono quanto di meglio visto al cinema come effetti visivi. Un fotorealismo dei fluidi degno di Avatar - La via dell'acqua.

Mufasa e Taka

Il re Obasi sta dormendo. È un re pigro e furbo che governa esibendo il suo potere e senza paura di dire menzogne. Taka ha sempre desiderato un fratello, dice, ed è contento di accogliere Mufasa. Eppure suo padre non è d'accordo. Ritiene che gli unici legami nella savana debbano essere quelli di sangue. Propone così una sfida di corsa. Se il nuovo arrivato vincerà potrà vivere. La sfida, con il piccolo Mufasa sfinito, è chiaramente impari. I due corrono comunque felici, ma ogni volta che cade nell’acqua “il randagio” ha visioni dell’evento traumatico che l’ha fatto finire lì. Sta per perdere, ma il generoso Taka lo aiuta a vincere. Diventano amici, sotto lo sguardo severo del re.

Inizia la seconda canzone. Taka spiega cosa farà “Quando sarò re”. È un montaggio piuttosto convenzionale, su una canzone ben ritmata, lontana dai ritmi tribali di Hans Zimmer, che mostra la rapida crescita dei due facendo marachelle. Li troviamo cresciuti in uno stacco di montaggio, ma il rapporto con il re non è cambiato, ancora vuole che Mufasa stia con il gruppo di femmine, mentre impartisce trucchi da sovrano al figlio che deve rafforzarsi. “Un giorno ti tradirà, è quello che fanno i randagi”, gli dice. Guarda poi l’orizzonte: “Tutto questo un giorno sarà tuo”. È qui che il film sembra prendere una direzione chiara e prevedibile, con fin troppo palesi echi dell’originale. È la scena peggiore. Da qui in poi però cambia totalmente tono.

C'è una breve sequenza con Timon e Pumba che vogliono cantare “Hakuna Mufasa”. Non possono per via degli avvocati (continua l’aspetto “meta” della coppia di personaggi). Torniamo nel racconto, in una scena molto intensa e adulta, in cui si percepisce il rischio di morte. Scopriremo che il re dei leoni bianchi, Kiros, si sta preparando ad attaccare. Costui è spietato, e la conseguenza sarà che vedremo fuggire Mufasa verso l’orizzonte, cercando Milele dove spera di ritrovare la sua famiglia.

Si torna nel presente: Pumba ha finito i grilli, corre a prenderli. La storia continua…

Questo è quanto è stato mostrato in anteprima, 40 minuti visivamente splendidi, con una regia capace di dare un respiro epico alla storia. Sono un po’ troppi i richiami al classico Disney, le strizzatine d’occhio e alcune inquadrature più realistiche (come dei primi piani che sembrano presi da un’action cam) appaiono fuori luogo. Arrivati a quel punto però il film risulta veramente appassionante e più maturo di quanto si potesse pensare.

Le figure genitoriali sono al centro e, sebbene nel solco dell’animazione Disney, Mufasa sembra riuscire a dare un nuovo smalto al progetto dei remake in live action. Scopriremo presto se questo livello di qualità sarà mantenuto per tutto il film.

Mufasa esce il 19 dicembre.

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