I migliori film del 2023 non ancora usciti in Italia

Quello che ci attende per il 2024 sono anche i migliori film del 2023 che non sono usciti ancora in sala in Italia

Critico e giornalista cinematografico


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C'è ancora moltissimo di ottimo, visto ai festival, che non è uscito in Italia e che vedremo nel 2024. Sono nella maggior parte dei casi delle sorprese, cioè film da autori che non conosciamo ancora o che non sono realmente noti, con qualche eccezione. Sono grandi ritorni di autori che sembravano ormai finiti, o altri che sono imprevedibili e possono mettere a segno il capolavoro in qualsiasi momento, anche se spesso scelgono di non farlo. Sono film strani, imprevedibili e che cambiano molto di quel che pensiamo si possa fare.

Questi sono i 10 migliori film che abbiamo visto nel 2023 scelti tra quelli che non sono ancora usciti in Italia.

10. The Promised Land

Il preferito di tutti a Venezia. Un film che non ha niente della forma canonica del cinema festivaliero e anzi ha tutto della forma classica del cinema commerciale statunitense degli anni '80 e '90, solo che è moderno e danese. Lo ha scritto e diretto Nikolaj Arcel che non a caso vanta diverse esperienze hollywoodiane. Soprattutto c'è un clamoroso Mads Mikkelsen che regge tutto il film, ne incarna la durezza incredibile (è una storia di coltivazione della terra brulla contro tutto e contro tutti, nella Danimarca monarchica). Con una sola espressione fa tutto, porta tutto quello che si può portare, conducendo il film alla grande. Il cinema commerciale dei sogni.

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9. Yannick

Fermi tutti! Quentin Dupieux ha fatto un film normale. Più o meno normale. Questa può essere una notizia terribile per molti, ma in realtà è la dimostrazione di come prima di cercare di smontare il cinema come lo conosciamo con film surreali e demenziali, non sempre riusciti fino in fondo, Dupieux padroneggi gli strumenti più o meno convenzionali. C'è un teatro, delle persone che recitano e uno tra il pubblico che si ribella, interrompe, minaccia con una pistola e pretende che a fronte del biglietto che ha pagato lo spettacolo sia di suo gradimento. C'è una parte di polemica contro la maniera in cui un certo tipo di film vengono apprezzati, realizzati e lodati; c'è una parte di considerazione del rapporto tra fruitori e cineasti; soprattutto c'è un umorismo più calibrato e ingabbiato del solito che non danneggia il film anzi, lo eleva! In uscita il 18 gennaio.

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8. About Dry Grasses

Quand'è che Nuri Bilge Ceylan sbaglierà un film? Capiterà anche a lui come a tutti gli altri di scriverne e girarne uno più brutto degli altri? Probabilmente no. E comunque non è questo il caso. Anzi. Storia di insegnanti di periferia, immersi nella neve, di uomini e donne che sembrano cincischiare a lungo fino a che nella parte centrale una lunga sequenza serale, in una cena a due, mette in scena con una tensione fuori dal normale il processo di attrazione tra uomo e donna. E dopo quello niente nel film può più essere lo stesso.

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7. Don't Expect Too Much From The End Of The World

Non siamo troppo lontani da Sesso sfortunato o follie porno, anche questo è un film che cerca di scardinare la narrazione convenzionale, lo fa seguendo una donna, una tassista che ha anche un profilo social da troll (sembra di capire), lo fa con una molteplicità di formati cercando di cogliere la maniera in cui tutti i giorni noi stessi viviamo in mezzo a immagini di diversi formati. Soprattutto lo fa alternando il suo film con spezzoni di un altro film rumeno degli anni anni '80, su un'altra tassista, di un'altra epoca, un altro mondo e un altro carattere. E l'accostamento di quel cinema, quei valori e quel ribellismo nascosto nelle pieghe (nell'intervista che gli abbiamo fatto Jude spiega bene dove stia la sovversione in quelle immagini) a questo più scomposto e volgare è tutto.

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6. Perfect Days

Forse l'evento meno prevedibile in assoluto di tutto il 2023 è il ritorno di Wim Wenders al cinema migliore, con il film che più di tutti in tutta la sua carriera (anche più di Il cielo sopra Berlino) unisce quello che ha sempre raccontato (uomini, città, consumi culturali, astrazione...) con una dimensione commerciale che possa arrivare a tutti. Per farlo è andato a Tokyo (o meglio, è tornato a Tokyo), ha lavorato con una star locale e ha messo in piedi un film per lunghi tratti muto, che guarda al minimalismo nipponico, lo contamina con la passione per il cinema americano di serie B che ha Wenders e trova uno stile fuori dal tempo, evergreen, delicato e capace per davvero di dire qualcosa di eccezionale, ottimista, solare e umano sulle persone.

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5. Lezioni di vita

Pareva fosse uscito e invece no. È stato rimandato al 2024. Questo nuovo film di Alexander Payne è mascherato da cinema anni '70, ne ha le lenti, i colori, a tratti il montaggio, in molti punti la scrittura (ma in tanti altri no) e ovviamente i costumi essendo ambientato negli anni '70. È una storia di uomini che si confrontano, di uno studente e un professore lasciati soli nella scuola che frequentano, delle rispettive insicurezze e di come stare insieme, confrontarsi e vivere una specie di avventura (il tipo di avventure tipiche dei film di Payne) possa cambiare vite. Alla fine la confezione da New Hollywood non stona, anzi, consente al film di indugiare in una qualità morbida, nostalgica ovviamente ma di grande capacità narrativa, che coccola il pubblico senza impigrirlo.

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4. The Vanishing Soldier

È stato uno dei film più belli visti al festival di Locarno in agosto, i fatti di attualità di ottobre hanno cambiato probabilmente molte cose per un film israeliano che ha al centro un soldato riottoso al combattimento, che scappa ma non verso fuori, scappa verso le città, verso i genitori, la fidanzata... Uno che vuole fare di tutto per non tornare a fare il soldato, lungo un film tutto di corse, fughe e inseguimenti del dovere contro il piacere. È davvero bello e chi lo sa se lo vedremo mai distribuito.

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3. Four Daughters

Quello che fa questo documentario è così fuori dagli schemi e così inusuale che la regista stessa, all'inizio, deve spiegarlo al pubblico, deve fargli vedere e capire come procederanno, usando le vere persone di cui il documentario parla, per mettere in scena parti di ciò che è raccontato, mischiandole con attrici e attori. In certi punti, i più incredibili, questa storia di maltrattamenti e di una famiglia dura, è messa in scena mostrando attori che la recitano con accanto le vere persone che assistono e li dirigono, rivivendo certi traumi, cambiandoli e capendoli insieme a noi.

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2. Hit Man

Questa volta non ci sono scuse. Questa è la volta buona che Richard Linklater trova il successo. Già il passaggio fuori concorso a Venezia è suonato inspiegabile a molti (ma lui ci aveva raccontato come fosse accaduto), ora per quello che probabilmente è il film più commerciale che abbia mai girato, il più divertente e ispirato ma anche uno dei più sovversivi riguardo i soliti svolgimenti e le solite trame, ci si aspetta un vero buon successo. Apparentemente è una commedia romantica, con due protagonisti che si innamorano fingendo di essere quello che non sono, sotto è un film che decostruisce la maniera in cui si recita, si dirige e si mette in scena la finzione. Tutto con una capacità di fare umorismo che, come nelle vere commedie, non intacca tutto quello che in generale un film dovrebbe fare quanto a strutturazione dei personaggi, cura della sceneggiatura, rapporto con il contesto ecc. ecc.

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1. Past Lives

Un esordio così è il sogno di tutti. Celine Song come primo lungometraggio mette in scena una parte della propria vita, romanzando e indagando i rapporti di una donna coreana che vive in America da quando è adolescente, con una parte di sè (un ragazzo) lasciato in Corea. Cosa è diventata lei, cosa è diventato lui e soprattutto che accade quando riallacciano i rapporti. Past Lives li guarda da vicinissimo e non ha altro interesse se non nel capire con una minuzia invidiabile, cosa provino e come lo provino. È un vortice nel quale attira tutti i personaggi (anche il fidanzato di lei) che ci porta a comprendere con una pienezza invidiabile la profonda umanità che si cela dietro scelte strane, atteggiamenti inusuali e il terribile senso di perdita che segue qualsiasi scelta. Ci sono dei momenti in questo film di un'intensità che non ha niente a che vedere con la logica, con il ragionamento e con la teoria del cinema, e tutto a che vedere con una comprensione profondissima di cosa stia accadendo e di come rappresenti qualcosa che sta dentro chiunque. Qualcosa di profondo, sopito eppure sempre presente.

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