I migliori film di maggio 2023 visti al cinema e in streaming
La classifica dei migliori film di maggio 2023 usciti tra cinema e streaming: da Guardiani della galassia Vol. 3 a Rapito e Renfield
Ecco i migliori film di maggio 2023 che abbiamo visto al cinema o in streaming
L’idea è quella di ricapitolare tutte le nostre segnalazioni scremando verso l’alto solo quello che pensiamo non vada perso, non debba sfuggire e meriti una visione. Ci saranno i film più noti e pubblicizzati come anche, con una certa preferenza, quelli che meno noti e dotati di una cassa di risonanza meno forte, che quando lo meritano hanno più bisogno di un riflettore su di sé per farsi notare. Nel complesso i migliori film di maggio 2023 secondo noi.
Guardiani della galassia Vol. 3
Tutto è finalizzato al massimo elogio dei putridi e degli imperfetti. Verrà fatto a parole quando il grande cattivo dirà che l’essere peggiore è a sorpresa risultato il migliore, ma sarà tardi, a quel punto il film ci ha già spiegato e convinto della cosa tramite le inquadrature, la narrazione e la recitazione di questi eroi così scarsi, che non fanno che sbagliarsi ma alla fine vincono e piacciono. Avranno il loro momento alto, la scena d’azione in cui mostrano la statura del mito ma a differenza di altri film se la saranno guadagnata lungo una vicenda in cui hanno dimostrato la propria fallacità. Allo stesso modo Guardiani della Galassia Vol. 3 lavora tutta la sua durata per costruire il proprio apice sentimentale così bene e con così tanta cura, tra flashback e dialoghi, che quando questo arriva la temperatura è così alta che anche uno stacco su Gamora (teoricamente esterna agli eventi) conferirà alla sua linea di trama una grande forza sentimentale. Gunn, per l’ultima volta con i Guardiani, non lascia indietro nessuno.
Ritorno a Seoul
Arrogante, amareggiata, sicura di sé e fastidiosamente altezzosa, Freddie è insopportabile eppure Park Ji-min mette dentro questo atteggiamento un trauma, mette qualcosa a motivarlo, una specie di istinto distruttivo che sembra venire da una rabbia atavica. Che è la stessa cosa che la rende attraente. Così facendo il film non è mai indulgente con lei, che sarebbe una vittima in teoria, e anzi pone le domande migliori, non soltanto cosa un’adozione faccia ad una persona (che è la domanda che sì farebbe qualunque film sul tema) ma anche fino a dove questo trauma sia rispettabile, quando diventi una giustificazione e quali siano i limiti della ricerca delle proprie origini. Rispetto ai film sui seconda generazione (si pensi al bellissimo The Farewell) questo è un altro paio di maniche, non c’è astrazione, non c’è retorica, è la dura realtà di questo tipo di rapporti o di traumi che si riverberano in una vita intera senza patria, senza origini, al di fuori da tutto.
Rapito
È veramente curiosa la maniera in cui lentamente, a partire dall’inizio degli anni 2000, Marco Bellocchio abbia messo in moto un processo di commercializzazione del suo cinema, ed è ammirabile come questo sia avvenuto tenendo stretta con i denti la forza di tutta la prima parte del suo percorso, cioè non solo la sua visione di mondo, ma anche quella capacità non comune che ha di tradurre pensieri, concetti e riflessioni in singole immagini potentissime. Esterno notte (addirittura una fiction per la RAI!), sembrava la punta massima di questa commercializzazione, la versione per tutti di un film (Buongiorno notte) che fu uno di quelli che iniziò il mutamento. Rapito invece è un passo ancora più in là.
Renfield
Oggi un film come Renfield, cioè una commedia che prende in giro i capi terribili e parla sottilmente di molte tipologie diverse di abuso mentale, non la si può fare. O almeno non la si può fare con questo budget e queste star e mandarla nelle sale, al massimo può andare in streaming con spesa ridotta e produzione indie. Se però ci si attacca a una proprietà intellettuale o a una mitologia esistente allora cambia tutto e il film diventa fattibile. Come Thor: Ragnarok (ma in modi ancora più smaccati) questa è una commedia a cui viene appiccicato un fare da film di supereroi, in cui si segue bene la mitologia di Dracula ma poi la si amplia con tutto un fare di poteri e contagi, nella quale diventare un vampiro è come diventare supercattivi (invece che sottolineare la condanna o la relazione di dipendenza se ne sottolinea la potenza).
L'amore secondo Dalva
Dall’equivocabile titolo (chi non ha pensato ad una commedia romantica?) proprio non si direbbe, ma L’amore secondo Dalva di Emmanuelle Nicot è a tutti gli effetti un dramma che tratta di argomenti atroci – pedofilia, incesto, manipolazione di minore – con una delicatezza e un tatto disarmanti, laddove il soggetto parrebbe appartenere al solito voyeurismo dell’orrore. È proprio per questo, l’intelligenza registica di Nicot (come dirige bene la protagonista) e una sceneggiatura finissima che L’amore secondo Dalva è senza dubbio uno dei migliori esordi degli ultimi anni.
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