I migliori film del 2022 non (ancora) usciti in Italia
In questa grande annata anche tra i titoli non (ancora) usciti in Italia del 2022 ci sono molti film stupendi
Prima della classifica dei migliori film usciti in Italia nel 2022, viene quella dei migliori tra quelli da noi non sono ancora distribuiti. Alcuni già è noto che usciranno presto in Italia (tra gennaio e febbraio 2023, pronti per gli Oscar), altri invece arriveranno più avanti, altri ancora non si sa se ce la faranno mai.
10. The Whale
Aronofsky replica lo schema di The Wrestler: lavoro sul corpo di un attore caduto in disgrazia, melodramma familiare, desiderio di riscatto e purificazione in un film fondato sulla recitazione. Non c’è più l’azione del wrestling fuori tempo massimo ma un’opera teatrale su un uomo sovrappeso. La sua capacità di dirigere attori e scatenare il melodramma però è intatta. Non è una novità ma un bellissimo film.
9. Holy spider
Un’indagine fenomenale. Storia vera di omicidi e persecuzione, di donne sottomesse e di una detective che decide di indagare con una tigna e una determinazione che fanno il film. Il punto è chiaramente raccontare una detective story in un sottobosco minaccioso e chiuso all’esterno, come Chinatown, solo che in questo caso il sottobosco è l’Iran, che si chiude alla protagonista solo perché è donna.
8. Rheingold
Il genio di Fatih Akin è vivo e lotta insieme a noi per un cinema migliore. Questa storia reale della vita del rapper Xatar diventa una specie di ascesa criminale nello stile di Scarface ma con l’umorismo e la passione per la musica di Fatih Akin. Una storia di genere che ogni tanto è puntellata da stimoli e sirene attraenti della produzione musicale, lì pronte a distrarre il protagonista. È il leit motiv di un film criminale di tanto in tanto attratto dall’essere altro fino a che non capiamo che tutto questo portato criminale e queste disavventure servono a costruire la credibilità di un disco d’esordio e spiegare come una produzione artistica possa essere l’apice di una vita intera.
7. Gli spiriti dell’isola
Martin McDonagh è forse uno dei migliori sceneggiatori viventi. Ne dà l’ennesima prova in Gli spiriti dell’isola, una commedia - come sempre - grottesca in cui l’isola di Inisherin diventa la metafora surreale e favolistica di un conflitto, quello civile irlandese (siamo nel 1923). Attraverso una situazione minuscola, una lite tra Brendan Gleeson e Colin Farrell (suoi attori feticcio), McDonagh monta una tragicommedia che porterà ad esiti surreali, esilaranti, e - fuor di metafora - cristallini nella loro riflessività sulla natura umana. Uno dei migliori McDonagh.
6. Aftersun
Un padre e una figlia in vacanza. Lui è separato dalla mamma di lei e quel periodo insieme in un villaggio vacanze ci spiega tutto, lascia emergere la tristezza di quest’uomo, gli amori morti e quelli che potrebbero nascere, il rapporto con la figlia, le difficoltà economiche la maniera pazzesca in cui una bambina in quelle condizioni può guardare un padre. Quel misto di attrazione paterna ma anche compassione per qualcuno in difficoltà strappa il cuore e non ci sono dubbi, vedendo il film, che non sia una vera esperienza della regista. Troppo autentico, troppo preciso, troppo umano, troppo vero.
5. Fire Within
Werner Herzog legge le immagini di Katia e Maurice Krafft, i due vulcanologi morti ad inizio anni ‘90 per l’eruzione di un vulcano che in più di 15 anni hanno girato alcune delle immagini più clamorose possibili. Non c’è praticamente nulla di girato da Herzog in questo documentario e, come già in Grizzly Man, il punto sta tutto in come lui interpreti quel girato, lo rimonti, lo affianchi alle sue scelte musicali e ne divulghi il portato. Quest’anno è uscito anche Fire Of Love, dedicato ai Krafft e contenente molte delle immagini che si vedono qui, ma vedendo Fire Within è impossibile non pensare che il reale compimento del destino di quel girato sia proprio essere narrato e commentato dalla voce e dai pensieri di Werner Herzog.
4. As Bestas
Dietro le dinamiche di paese si annida il peggio della natura umana. Si tratta di un pensiero ironicamente condiviso dal credo comune, ma Rodrigo Sorogoyen prende questo spunto e lo porta alle sue conseguenze più estreme. Ambientato in un piccolissimo borgo - ormai fantasma - della campagna galizia, As Bestas è la storia di un conflitto tra una coppia francese e i “vecchi uomini di paese”. Questo conflitto ha a che fare con delle pale eoliche ma in realtà tira in ballo l’idea di appartenenza, di sopravvivenza, di dignità. As Bestas è un dramma asciutto e al contempo straziante, duro e testardo come una bestia che non vuole essere domata.
3. Tàr
A 16 anni di distanza da Little Children, Todd Field esce dall’ombra e tira fuori l’ennesimo capolavoro: Tàr. Come è stato per i due film precedenti, Field parte da una sceneggiatura complessa e affascinante che analizza al microscopio le contraddizioni umane per poi montarci sopra una regia thrilling, sempre ai margini ansiogeni della tragedia. Il centro delle attenzioni questa volta è Cate Blanchett (Coppa Volpi a Venezia 79), direttrice d’orchestra senza scrupoli che finisce nel vortice di uno scandalo. Sulle note della Quinta Sinfonia di Mahler, Field compone la sua tragedia contemporanea, aggiungendo alla sua ristretta filmografia un’ulteriore perla di rara bellezza.
2. Leila’s Brothers
Storia di famiglia, storia di genere, storia di una donna in un mondo di uomini che sembrano non riuscire a non andare a scatafascio non appena sono lasciati da soli. Leila’s Brothers è una fenomenale parabola che sa trovare all’interno della famiglia tutte le figure, le maschere e gli intrecci che servirebbero ad un thriller ed ha una capacità rara di mettere in scena gli attori, tenerli tutti in una stanza e lavorare di occhiate, dialoghi e battibecchi. Il battibecco come modalità espressiva capace di reggere, condurre e dare forza ad un intero film.
1. Decision To Leave
È di Park Chan Wook uno dei film più allucinanti dell’anno. L’ultima cosa che ci si poteva aspettare da lui: un dramedy romantico in cui un poliziotto perde la testa per la moglie di una vittima di omicidio e questo influenza tutta la sua vita. Ma essendo Park Chan Wook la maniera in cui questa storia è montata, per transizioni estreme e legando tutto insieme attraverso un montaggio di attrazioni e ritocchi digitali, cambia la percezione degli eventi. Ogni segno, dagli indizi fino ai finti colpevoli o alle agnizioni, ha due significati: uno per la parte noir della storia e uno per quella d’amour fou. Tutto, alla fine, per raccontare la cosa più difficile: come il bisogno di qualcosa di sentimenti imprevisti, furiosi e distruttivi sia impossibile da fuggire.