Il miglior film per capire Silvio Berlusconi

Paolo Sorrentino, il regista che ha cambiato la maniera in cui si racconta il potere nei film in Italia, e Silvio Berlusconi

Critico e giornalista cinematografico


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Sembrava l’accoppiata definitiva: Paolo Sorrentino, il regista che ha cambiato la maniera in cui si racconta il potere nei film in Italia, e Silvio Berlusconi, il potente più potente di tutti morto oggi a 86 anni. Loro (parte 1 e parte 2) sembrava il film che avrebbe occupato pagine di giornali per mesi, avrebbe fatto discutere e scontrare, quello da andare a vedere a prescindere per farsi un’idea, diviso in due parti per massimizzare il racconto e l’impatto. E invece ad oggi non è ricordato come un film definitivo su Berlusconi, anche se tra quelli che sono stati realizzati per raccontarlo forse è il migliore, quello più centrato e a fuoco. Non riesce a rendere la complessità delle figura e forse non ci prova nemmeno, ma si concentra su un momento della sua vita in cui tutto è cambiato per trovare in un dettaglio e in uno snodo una sineddoche del tutto. Non è il massimo ma è più di quello che hanno fatto gli altri.

È il momento del declino, quello della rottura con la moglie Veronica Lario, dei dubbi e dell’impennata dei festini, le donne e la rincorsa del piacere che Sorrentino racconta come una forma estrema di desiderio di sentirsi ancora vivo, ancora maschio, ancora venditore, ancora seduttore di menti, coscienze e donne. Il film poi, a prescindere dalla riuscita del ritratto, come sempre in Sorrentino vive di momenti eccezionali e altri terribili. 

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Fin dall’attacco in cui una ragazza è portata da un uomo per fare del sesso e mentre vediamo l’atto si scopre un tatuaggio con la faccia sorridente di Berlusconi, immagine potentissima tra rappresentazione, iconicità e ovviamente sesso e corpo femminile, c’è un pensiero sul fatto che la rappresentazione e il racconto di Berlusconi si pongano all’incrocio di manifestazioni diverse. Così veniamo introdotti alla vera trama, che non riguarda Berlusconi ma un imprenditore pugliese e la sua compagna, Riccardo Scamarcio e Kasia Smutniak, che in un tentativo di arrivare a Berlusconi affittano la villa accanto alla sua e come sirene lo attirano con l’eco delle loro feste.

L’altra parte della trama, quella che proprio riguarda Silvio Berlusconi, invece racconta la rottura del rapporto con Veronica, una specie di perdita dell’innocenza che spesso è presente nei film di Sorrentino (anche in La grande bellezza Jep Gambardella torna indietro ai momenti puri della sua giovinezza come se lì si fosse rotto tutto) puntando sul grottesco, su Berlusconi vestito da odalisca, su manifestazioni esagerate della ricchezza e una classe politica e umana completamente fuori dal mondo reale, che vive in una specie di altra dimensione in cui tutto è diverso.

C’è ovviamente in Loro la consueta, incontrastabile passione di Sorrentino per il grottesco, per i dettagli clamorosi di una vita dalla ricchezza sfrenata, le scenografie, i costumi e tutto un repertorio di gag che nascono dal ridicolo che per Sorrentino hanno il potere e i soldi in sé e di cui contaminano chi li padroneggia. Però cosa c’è di più appropriato del momento in cui, flagellato dal dubbio di non essere più quello di una volta e consapevole del declino, Berlusconi fa una chiamata anonima ad una signora a caso e si propone di venderle qualcosa, qualunque cosa, per confermare a se stesso di essere ancora quello delle origini, di non aver perso il tocco, di essere ancora in grado di prendere le persone e portarle dove vuole, convincerle e vendergli prima di tutto un sogno e poi il bene che li farà arrivare a quel sogno?

Cosa c’è di più centrato del momento in cui parla con Ennio Doris e anche lui è interpretato da Toni Servillo, due facce della stessa medaglia? O di quello in cui arriva il tracollo, con Berlusconi alle feste immobile con occhiali da sole in interno, anziano pieno di ragazze giovani? Tutto il complesso di dichiarazioni, racconti, intercettazioni, resoconti e immagini riportate da chi c’era a Sorrentino non interessano e invece si concentra sul grande vulcano mai attivato e sul mondo intorno a Berlusconi, l’arrivismo e il desiderio di essere nelle grazie di un uomo che contemporaneamente vuole piacere. Se qualcosa qualcuno è mai riuscito a raccontarlo di Silvio Berlusconi è proprio questo infantile bisogno di piacere, che è tanto più forte nel momento in cui comincia a mancare il terreno sotto ai piedi.

Alla fine quindi anche Loro finisce ad essere un film sul mondo intorno a Berlusconi più che uno su Berlusconi. Tuttavia almeno è un film che cerca davvero di restituire uno scampolo di quella vita, di quei desideri e di quel modo di essere che hanno caratterizzato una figura centrale dei suoi anni.

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