Michael Mann e Dustin Hoffman parlano di Luck della HBO

La prima stagione della serie, scritta da David Milch, andrà in onda entro il 2012...

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Michael MannMichael Mann, intervistato dal Financial Times, ha parlato del suo prossimo progetto come regista: Luck, una nuova serie che andrà in onda con una prima stagione composta da 10 episodi su HBO nel corso del 2011 o all'inizio del 2012.

La serie, ambientata nel mondo delle corse di cavalli di Los Angeles, sarà sceneggiata da David Milch (già autore di N.Y.P.D. Blue, Deadwood e John from Cincinnati) e si preannuncia come una delle novità più importanti della rete.

"E' una delle sceneggiature migliori che abbia mai letto", afferma Mann, che non è nuovo al mondo della televisione: aveva infatti già prodotto Miami Vice e ha sempre ritenuto che la sceneggiatura sia più importante del mezzo di trasmissione.

Nomi importanti popolano anche il cast della serie: Dustin Hoffman sarà il protagonista, affiancato da Nick Nolte e Dennis Farina.

Parlando della HBO Mann dice che "non è un posto come gli altri. Non è come gli altri canali e questo è il motivo per cui ci ha lavorato gente come Martin Scorsese [che ha diretto il primo episodio di Boardwalk Empire], Tom Hanks, Steven Spielberg [che hanno prodotto la mini-serie The Pacific]".

Mann ha diretto il pilot di Luck, ma altri registi prenderanno il suo posto negli episodi successivi, proprio come successo con Boardwalk Empire.

Dustin HoffmanDustin Hofffman, che interpreta Ace Bernstein, è al primo ruolo di rilievo in una serie televisiva.

"Ho dovuto ripensare al modo in cui ho lavorato negli ultimi 40 anni. Il teatro è il teatro, un film è un film - ma ho fatto solo questo. La preparazione per la televisione è diversa", dichiara, parlando del proprio ruolo nella serie.

Racconta che Mann lo ha scelto per metterlo alla prova in un ruolo e in un contesto in cui non lo aveva mai visto recitare.

Il personaggio crescerà di settimana in settimana, perché "in televisione funziona così" e lavorare in un canale come la HBO "permette di non preoccuparsi di dover accontentare ogni tipo di spettatore; permette di essere organici nel raccontare una storia. E a loro va bene".

Fonte: FT.com

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