Mel Brooks: “L’unico rimpianto che ho come comico sono le battute che ho scelto di non fare”
Mel Brooks parla di vita, degli anni migliori e del suo unico rimpianto da comico: essersi censurato da solo alcune battute
Brooks fa parte della ristretta cerchia di artisti vincitori dell’EGOT: l’insieme combinato di Emmy, Grammy, Oscar, Tony Award. Un traguardo che segna il genio assoluto e il totale impatto delle sue opere sulle arti dello spettacolo senza alcun confine di mezzo. Nonostante i molti successi ricorda però la sua infanzia come il momento più sereno della sua esistenza. È cresciuto a Williamsburg, un quartiere del distretto di Brooklyn popolato dalla comunità ebrea e quella italo-americana. Parla dei giochi in strada che gli occupavano le giornate tra i 5 e i 9 anni, come di un tempo assolutamente libero da tutto. Giorni genuini, passati a crescere e a sperimentare il mondo con gli amici della sua piccola gang.
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Il momento che gli cambiò la vita fu assistere al musical di Broadway Anything Goes con suo zio. Si rovinò le mani dagli applausi e, una volta seduti in macchina, guardò l’uomo che l’aveva accompagnato e gli disse di volere fare quello di lavoro: voleva entrare nello show business.
David Zucker, autore de L’aereo più pazzo del mondo ha un’opinione drastica: ha recentemente sostenuto che, se avesse girato oggi il film l’avrebbe fatto senza alcuna battuta.
Mel Brooks non prende così di petto l’argomento, ma la sua posizione è netta quando parla di rimpianti personali. Non si pente di nessuna battuta fatta, anzi il problema sono quelle che non ha mai pronunciato:
C’erano un sacco di battute che avrei potuto far esplodere ma poi mi sono chiesto se fossero toppo dure per i bambini o per qualche altro motivo.
Con il suo soggetto di Per favore, non toccate le vecchiette suscitò un dibattito su quanto si possa ridere delle tragedie. In particolare, in questo caso, se fosse lecito prendersi gioco di Hitler e ridere parlando di olocausto. Così risponde Mel Brooks:
Quando ho fatto il film ho ricevuto centinaia di lettere dai rabbini e dalle organizzazioni ebree. Mi dicevano ‘come osi! È l’olocausto!’ E avevano sia ragione che torto. Ora gli direi: ‘non ti sbagli, hai perfettamente ragione ad offenderti. Ma lascia che ti dica questa cosa: se vogliamo pareggiare i conti con Hitler non possiamo metterci su un piedistallo perché lui è bravissimo in questo. Dobbiamo renderli ridicoli. Dobbiamo ridere di lui. Solo così possiamo vendicarci. E a volte ricevevo una lettera di risposta che mi diceva 'forse hai ragione’.
Oggi la comicità è ancora il suo dolce rifugio dal mondo, dove si può nascondere alla ricerca di risposte positive sulla vita, lasciando fuori la negatività. Come sempre con un sorriso.
Fonte: Npr