MediaWeek: UltraViolet è pronto

MediaWeek è la rubrica sulle ultime notizie dal mondo dei media e della tecnologia. Questa settimana partiamo da UltraViolet, il ponte tra formati fisici e virtuali...

Critico e giornalista cinematografico


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UltraViolet, il ponte tra formati fisici e virtuali è pronto

(daNewTeeVee)

Si chiama Digital Entertainment Content Ecosystem (DECE) ed è un’associazione che tra gli altri riunisce grossi nomi dell’industria dell’intrattenimento digitale come Warner Bros., Fox Entertainment, NBC, Comcast, Microsoft e Best Buy. Lo scopo dell’associazione una volta tanto non è la tutela di interessi lobbistici ma la creazione di standard per l’adozione digitale, in particolare negli ultimi 3 anni si è dedicata moltissimo ad UltraViolet, un sistema in grado di garantire agli acquirenti di un contenuto la possibilità di vederlo su una molteplicità di device. Compro un film sull’Apple Store e lo posso vedere su un cellulare con Android, su Blu-ray o tramite decoder in buona sostanza.

Ecco, UltraViolet ora è pronto. Basato su tecnologia cloud (tutto il punto della situazione sta nel fatto che il video in questione risiede sulla rete e i device servono solo ad accedere), il sistema non è pregiato tanto per la sua tecnologia quanto per l’apparato legale sviluppato intorno ad esso. E’ infatti la parte legislativa relativa alla gestinoe dei diritti che ha richiesto tre anni di sviluppo e ora, tutti i produttori o distributori che lo desiderano possono scegliere di avvalersi del sistema per la commercializzazione delle loro opere. Si vedrà.

Come sta andando Google+?

(daZDNet)

E’ presto, si dirà, per cominciare ad analizzare l’andamento del nuovo social network di Google. In realtà non è mai troppo presto per analizzare il rapporto tra aspettative/risultati e quello che i numeri ci dicono adesso è che il network di Google, dopo la prevedibile esplosione dei primi periodi (Apple non è l’unica i cui prodotti sono attesi e ricevuti con spasmodico entusiasmo), ora la crescita è rallentata notevolmente fino a quasi fermarsi e l’attività sul sito non è tra le più frenetiche.

Dalla compagnia chiaramente rigettano queste analisi controbattendo che troppi dati mancano. Manca la parte di traffico interno al network, mancano le visite da mobile e manca l’interazione da altri siti Google attraverso la barra nera in alto che ora domina qualsiasi servizio con la G.

Di fatto c’è che al momento in pochi stanno usando davvero il servizio e lo si può verificare facilmente, anche tramite esperienza personale. Tuttavia sarebbe un errore liquidare le possibilità di successo di un’impresa simile senza attendere e capire quante cartucce ha ancora da sparare Mountain View...

Netflix raddoppia i prezzi e Amazon ci gode

(daNewTeeVee)

Netflix è ad oggi la più importante e promettente realtà nel mondo della distribuzione Home Video statunitense. Nata un pugno di anni fa, in poco tempo è riuscita ad affermarsi sul più blasonato rivale Blockbuster attraverso un capillare servizio di noleggio film via posta. I DVD arrivano in un pacchetto e vanno rispediti, il tutto ordinato e coordinato tramite internet, non esistono “punti vendita”. Ma non solo pacchi: Netflix è stato tra i primi a cominciare a noleggiare film online in streaming a seguito e come complemento del suo diffusissimo servizio postale.

Fino a oggi l’unica forma possibile di sottoscrizione era un abbonamento mensile da 9.99$ che comprendeva ogni servizio e tutti sembravano felici. Giorni fa però è arrivata la notizia che Netflix separa i business, da ora o ci si abbona al servizio di DVD via posta o a quello via internet, entrambi costano 7.99$ al mese e quindi se si vuole continuare ad usufruire di entrambi bisognerà pagare 15.99$ al mese. Gli utenti sono a dir poco furiosi, ma la società spiega che le motivazioni dietro questo cambiamento sono di prolungamento della vita del DVD. Cioè non si tratta di una mossa per schiacciare il mercato fisico ma anche per rilanciarlo, e continuare il sistema di prezzi precedente era finanziariamente folle.

Punto e a capo quindi. Ma chi guadagnerà da tutta questa grande insoddisfazione dei consumatori? Amazon Prime. Il servizio di video on demand di Amazon infatti ha da poco aggiunto alla sua library 2.000 titoli dal catalogo CBS e 1.000 da quello NBC tra film e serie tv, per arrivare ad un totale di 9.000 titoli disponibili. Stanno facendo sul serio e non lo nascondono.

La Google TV di Logitech va male, malissimo

(daLogitech)

Va male la Google TV, almeno quella di Logitech. E’ la stessa società costruttrice di hardware ad annunciare che Revue, il dispositivo da loro realizzato che serve a tramutare qualsiasi tv in una Google TV (sostanzialmente un set top box attaccato ad internet), non ha venduto bene e ora tagliano il prezzo da 249$ a 99$.

Perchè va male? A Logitech non lo dicono ma non sembra difficile immaginarlo: nessuno infatti ha capito o sa bene che cosa si può vedere con la Google Tv.

Il New york Times a pagamento funziona!

(da ReadWriteWeb)

La notizia è una notizia. Il New York Times da tre mesi è diventato a pagamento anche online con un sistema ibrido. Il suo paywall, cioè il muro che si alza e impedisce di leggere le notizie senza che si paghi, non è infatti totale come ad esempio quello del Wall Street Journal (che infatti non va bene per nulla) ma parziale. La lettura degli articoli online è inibita solo se ne leggono più di 20 in un mese.

Il pagamento dunque è riservato solo ai clienti più assidui e ai più affezionati e oggi la società annuncia che i profitti dal digitale sono cresciuti del 16% da quando è stato introdotto il suddetto limite. Questo significa non solo che qualcuno ha pagato i 200$ annuali di abbonamento (cosa comunque fisiologica) ma che il calo delle visite online dato dal blocco delle pagine per chi non paga non è stato così grave da causare un tracollo pubblicitario.

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