MediaWeek: I fumetti digitali contano più di quelli di carta

MediaWeek è la rubrica sulle ultime notizie dal mondo dei media e della tecnologia. Questa settimana parliamo di Steve Jobs, fumetti digitali, 3D e molto altro...

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

I fumetti digitali contano più di quelli di carta

(da THR)

Barnes & Noble, grande catena libraria statunitense, non venderà più fumetti DC Entertainment. La decisione è arrivata in risposta all'accordo siglato dalla casa di fumetti di Batman, Superman e Lanterna Verde (ma anche graphic novel come V for Vendetta) con Amazon.

L'uscita del Kindle Fire infatti è stata accompagnata da diversi accordi di distribuzione uno dei quali coinvolge proprio la DC e i loro fumetti, che nelle loro versioni digitali saranno distribuiti in esclusiva sul device Amazon.

Dunque il rifiuto di Barnes & Noble di vendere le copie cartacee arriva come risposta non tanto dello sgarbo dell'esclusiva siglata con un rivale, quanto per il fatto che non potrà vendere le copie digitali (per via dell'esclusiva). Anche Barnes & Noble infatti ha una presenza online di un certo rispetto e non trova accettabile vendere le versioni cartacee a discapito di quelle immateriali. In uno scarno comunicato la compagnia ha fatto sapere di non voler andare contro la sua politica di pluralità di offerta e per tutta risposta la DC si è detto dispiaciuta ma anche conscia che i suoi lettori troveranno i fumetti cartacei in molti altri negozi e quelli digitali in molte altre app. La questione quindi non è tanto chi ha cosa, ma quanto conta il commercio digitale rispetto a quello cartaceo.

E’ morto Steve Jobs

(daChartOfTheDay)

Qualora non ve ne foste accorti è morto Steve Jobs. Tutti hanno scritto un coccodrillo, anche molte riviste di cinema, anche BadTaste.it. Impossibile quindi aggiungere altro se non questo grafico che mostra come alla fine, prima di morire, sia riuscito a raggiungere un traguardo epico e a lungo accarezzato:

 

I Coldplay suonano su YouTube ma Michael Jackson su Facebook

(daPunto informatico)

Il Live nella sua doppia accezione di fruizione di un evento in streaming e performance su un palco, sta conoscendo nuovi sviluppi da quando gli Arcade Fire hanno messo online il loro concerto diretto da Terry Gilliam. Da lì in poi i Duran Duran si sono appoggiati a David Lynch per fare la stessa cosa e così John Legend and The Roots con Spike Lee. Il 26 Ottobre questa serie di concerti nota come Unstaged accoppierà Coldplay e Anton Corbijn, fotografo e regista cinematografico. Tutto sarà fruibile su YouTube chiaramente.

Roba da ridere se si pensa che l’8 Ottobre da Cardiff Facebook manderà live il concerto tributo a Micheal Jackson, prevedendo una cosa come 800 milioni di contatti.

La differenza tra i due è radicale e determinante. Il primo evento è un concerto visto sul televisore, magari non sarà proprio la tv ma il monitor di un pc, ma il concetto è il medesimo: accendi, guardi.

Il secondo sarà un evento social che non a caso avviene su una piattaforma social, cioè sarà un evento che tecnologicamente già prevede commenti e condivisioni in tempo reale. Il primo quindi è una rimediazione della tv di ieri, che magari andrà bene per la tv di domani (quando la maggior parte dei set televisivi saranno connessi alla rete o ad una scatoletta che si connette alla rete), il secondo è... roba da internet.

Corti in 3D per Nintendo 3DS

(daToday3D)

La prima a siglare un accordo con Nintendo per produrre e portare sulla sua console portatile con schermo in 3 dimensioni (Nintendo 3DS) dei cortometraggi appositamente pensati per quel formato e quel tipo di profondità è stata la Dreamworks. La piattaforma ha non pochi limiti (ad esempio non si possono scaricare video troppo lunghi e il primo corto che sarà disponibile, essendo di 13 minuti, verrà scaricato in due parti) ma è senza dubbio il primo esempio di device personale in 3 dimensioni che si arricchisce di contenuti video adeguati.

Oltre alla Dreamworks poi c’è anche 3net, società che nasce dalla fusione di Sony, Discovery Communications e IMAX. Con 3net Nintendo ha un accordo per portare serie originali ma anche episodi di prodotti già esistenti, sempre in 3 dimensioni sempre sulla sua console portatile.

Per completezza ricordiamo che non solo per vedere il 3D del Nintendo 3DS non servono occhialini (essendo una persona sola a guardare la cosa è fattibile) ma anche che chi volesse scaricare i suddetti video lo potrebbe fare solo in prossimità di hot spot WiFi, il 3DS infatti non ha una scheda 3G come l'iPad, dunque una volta selezionato il titolo o lo si scarica subito oppure viene messo in coda e non appena l'utente è nei paraggi di un hot spot WiFi libero (o del quale il sistema già conosce la password di accesso) il download inizia automaticamente anche se la console è in standby.

YouTube UK comincia a noleggiare film

(daYouTube blog)

Due notizie diverse arrivano quasi in contemporanea a confermarsi reciprocamente.

Mike Lang, CEO di Miramax, senza mezzi termini, ha dichiarato che "iTunes è più pericoloso della pirateria". Secondo l'amministratore del gigante americano infatti il monopolio che si sta instaurando intorno allo store Apple è simile a quanto avvenuto con la musica e potrebbe portare danni molto peggiori della pirateria, la quale sarebbe meno grave per un'industria che molto si appoggia su un pubblico adulto e più incline a cercare la regolarità. La stoccata è arrivata proprio nell'annunciare la partnership tra la società di distribuzione e la coppia Netflix/Hulu, per portare i suoi film in rete evitando la mela.

Dall’altra parte YouTube UK annuncia fieramente che il suo settore Movies non langue più privo di titoli come quello italiano ma è finalmente attivo. Si sono trovati gli accordi con i distributori e quindi sarà possibile vedere in streaming, legalmente e a pagamento film di prima scelta. Tra i primi spiccano Il cavaliere oscuro (ormai un classico di qualsiasi servizio di streaming legale alle prime armi) e Le Iene. Proprio le Iene è un titolo Miramax, che a quanto pare per far guerra ad Apple è pronta a rivolgersi a chiunque.

Wikipedia si autosospende, Nonciclopedia si autocensura

(da Geekissimo)

C’è stata parecchia confusione in settimana per l’accavallarsi di due notizie simili solo in apparenza ma in realtà radicalmente differenti.

Da una parte Nonciclopedia, un sito organizzato in voci un po’ come Wikipedia ma devoto all’umorismo e alla presa in giro, si è autocensurato, cioè ha chiuso temporaneamente i battenti perchè avvertito dagli avvocati che Vasco Rossi aveva chiesto a un giudice di valutare se ci fossero gli estremi per la diffamazione nella voce che lo riguarda. Il sito dunque ha rimosso tutti propri contenuti temendo querele e ha protestato vivamente in tutte le sedi possibili online raccogliendo centinaia di migliaia di adesioni “a favore della satira”. Alla fine Vasco ha ritirato tutto e Nonciclopedia è tornata online con qualche aggiustamento. Peccato. Perchè la satira non si definisce a priori (come ha sostenuto giustamente Luca Sofri) ma a posteriori: non basta dire di essere satira per esserlo effettivamente e soprattutto se un giudice eventualmente stabilisce che esistono gli estremi per la diffamazione, allora siamo di fronte a diffamazione e non satira, e non c’è nulla da “salvare”.

Di tono e serietà completamente opposta invece la vicenda che ha visto Wikipedia italiana sospendere i suoi servizi per alcuni giorni. La grande enciclopedia libera ha deciso di “spegnere” la versione italiana perchè si rischiava l’approvazione del ddl rinominato “ammazza-blog”, uno dei numerosi e frequenti modi con i quali si cerca di equiparare le responsabilità di blog a quelle di testate giornalistiche. Il punto del contendere per Wikipedia era il diritto di rettifica, cioè il fatto che se il ddl fosse stato approvato così com’era, qualsiasi persona pubblichi qualcosa online avrebbe avuto il dovere di rettificare quanto pubblicato qualora un soggetto direttamente interessato lo richiedesse. Ed entro 48 ore.

La cosa sarebbe inumana per un qualsiasi blog, figuriamoci per lo sconfinato archivio di Wikipedia, colmo di dati su cui chiunque vorrebbe porre rettifica. Soprattutto, il problema sarebbe l’equiparazione di qualsiasi cosa scritta in rete alla pubblicazione di una testata (che ha redattori pagati, direttori responsabili ecc. ecc.) senza però prevedere incentivi e agevolazioni parimenti. Insomma solo obblighi (impensabili) e nessun vantaggio.

Fortunatamente il ddl è stato modificato e l’obbligo in questione ora riguarda unicamente le “testate registrate”, così Wikipedia è tornata online.

Continua a leggere su BadTaste