Mazebook: Jeff Lemire sull'importanza della simbologia del labirinto

Mazebook, la nuova miniserie di Jeff Lemire, racconta la storia di un labirinto esistenziale ed emotivo che ne informa anche la narrazione

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Jeff Lemire rilascia alcune dichiarazioni su Mazebook, uno dei più recenti annunci dell'autore canadese, miniserie che verrà pubblicata con la casa editrice Dark Horse. Lemire si presenta al proprio pubblico nelle vesti di autore completo per questa storia fortemente intimista, che parla di perdita dei cari e del rischio di restare intrappolati nel labirinto della mente.

Ecco le dichiarazioni dell'autore su questo progetto, che terrà compagnia ai propri lettori per cinque numeri, a partire dal prossimo settembre.

Mazebook #1, copertina di Jeff Lemire

Jeff Lemire - Avevo in testa un'idea piuttosto vaga su un padre che ha perso una figlia e che discende sottoterra per trovarla. L'idea era piuttosto tenebrosa e strutturata come la classica storia di vendetta, ma non funzionava per davvero. A un certo punto, ho messo a fuoco la questione dei labirinti e ho realizzato quanto possano essere affascinanti dal punto di vista visivo, la portata del loro valore simbolico, e ho fuso questi concetti con la mia idea precedente, sul padre a caccia della propria bimba. Le cose hanno iniziato ad andare al proprio posto.

La nuova direzione mi ha liberato dalle atmosfere troppo oscure e da certi luoghi comuni di genere insiti nella prima idea e mi ha messo su un nuovo cammino, volto al racconto di un uomo che si è isolato da tutto il resto del mondo e che si imbarca in un viaggio metafisico, per poi riconnettersi lentamente all'umanità.

L'immagine del labirinto mi ha aperto un sacco di possibilità di narrazione e di messa in scena. Era davvero entusiasmante sperimentare con questo concetto e giocare con la struttura delle pagine e delle vignette per incorporare i labirinti all'interno della tecnica narrativa stessa. A volte l'ho fatto in maniera piuttosto sottile e altre volte in modo evidente.

Ad esempio, ci sono intere pagine che, se separate dal resto della storia e stese in fila, si connetterebbero tra loro, con le vignette che andrebbero a creare la forma di un enorme labirinto. Progettare questo genere di cose per dare più forza al viaggio emotivo del personaggio è stato divertente e molto soddisfacente.

Lemire ha inoltre utilizzato una ridotta gamma di colori per la storia, per proiettare il lettore in un mondo surreale, leggermente distaccato dalla realtà. L'autore accosta Mazebook a un'altra sua opera: Il Saldatore Subacqueo, che racconta anch'essa la vicenda di un uomo solitario che attraversa scenari irreali. Se in quel caso seguivamo un giovane uomo che sente su di sé la pressione dettata dalla genitorialità, in questo caso abbiamo un padre che affronta la perdita.

Jeff Lemire - Tendo a sviluppare le mie storie con in mente dei disegnatori precisi, incluso me, quindi mi metto sin dalle prime battute a caccia di idee che si inseriscano nelle caratteristiche di forza di ognuno di loro. Quando sono io a disegnare è altrettanto vero, perché ho uno stile molto specifico e ci sono cose che realizzo con facilità, mentre altre non mi sono congeniali. Quindi do forma a storie che mi permettano di giocare sui miei aspetti migliori. In generale, tendo ad essere un po' più coi piedi per terra e a concentrarmi sui personaggi. Non sempre, devo dire.

Fonte: CBR

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