MasterChef Italia: la sesta stagione parte con meno "personaggi" e più schiettezza
La sesta stagione di MasterChef Italia parte bene: meno personaggi e più persone. Per ora nessun mappazzone da segnalare!
Il primo palcoscenico in cui i 150 aspiranti chef si devono sfidare per potere fare un passo in più verso l’agognata masterclass è l’imponente piazzale della Stazione Centrale di Milano, se vogliamo un luogo emblematico che rappresenta una metafora di quello che accadrà prossimamente a coloro che riusciranno a passare il primo turno. Arrivano tutti con bagagli di cibi e di speranze, pronti a partire per un lungo viaggio che per i più fortunati, o più bravi, potrà durare tre mesi e potrà rappresentare una vera occasione di dare una svolta alla propria vita.
Si parte subito con un test infingardo: la cucina a crudo.
Come già era stato preannunciato, quest’anno le donne la fanno da padrone. Consistente la presenza femminile: la rubiconda Giulia, trentenne che prepara tagliatelle ed è alla ricerca di una virile anima gemella; la piagnucolosa Carlotta, primo caso umano di questa edizione, che voleva fare l’avocato ma in realtà la sua passione è la cucina quindi vorrebbe dare un indirizzo diverso alla sua vita. E poi c’è Alves, pensionata dalla rossa criniera leonina che non ha paura di competere con gli sfidanti più giovani e Antonella che sogna di comparsi un mulino, produrre farine e cucinare con i prodotti della sua terra.
Ci sono ragazze più giovani come la palermitana Margherita e il suo ottimo baccalà o come la trentenne Vittoria che riesce a dare un tono chic ad un petto di pollo farcendolo con delle mazzancolle, ma anche Maria, mite barese che lavora con il marito ma sogna di realizzarsi e di ritrovare se stessa proprio in cucina. I quattro giudici sono sempre più complici tra di loro, in totale armonia anche se non perdono l’occasione di punzecchiarsi e di dare spettacolo. Bastianich è sempre un po’ snob, Cannavacciuolo è adorabilmente verace, Cracco sempre pungente come uno spicchio d’aglio e Barbieri misurato, ma spietato.
Abbiamo già un personaggio che pur non riuscendo a conquistare il grembiule, simbolo del passaggio al terzo step, siamo certi diventerà un fenomeno perlomeno sui social. Si tratta di Marco da Salerno, un giovane che dice di provenire dall’istituto alberghiero ma non sa “sfilettare” la quaglia, perché al suo paese non si usa, non ha idea di cosa siano le panelle, la colatura di alici, la pasta alla norma e gli scialatielli. Ai giudici sorge il forte dubbio che si possa trattare di un cazzaro giunto fin lì solo per fare ridere, di certo sappiamo che non diventerà mai un grande cuoco. E guardando i concorrenti che si avvicendano nella seconda prova, test in cui hanno il compito di cucinare il loro piatto migliore da fare assaggiare ai giudici, viene il sospetto che alcuni cerchino solo visibilità , e si presentino a Masterchef sperando che possa essere una scorciatoia verso la notorietà. Ma questi figuri non hanno di certo vita facile con l’astuto quartetto di esperti, e anche noi pubblico di appassionati ormai siamo sufficientemente sgamati da individuare subito i fake. Bastianich si irrita così tanto con un’aspirante chef da dirle che il suo atteggiamento è ancora più schifoso del piatto presentato, già di per sè terribile, Barbieri a sua volta definisce vomitevole un’accoppiata capesante paprika affumicata che in effetti anche alla sola visione non risulta invitante, mentre Cannavacciuolo, di fronte ad un terribile risotto alle fragole, dice di non avere mai assaggiato nulla di peggio in vita sua. Diciamo che non si perde tempo a cercare perifrasi o a indorare la pillola, la schiettezza vince su tutto ed è la cosa che i telespettatori apprezzano di più, e secondo noi anche il segreto del successo di questo seguitissimo programma.
Ma i nostri adorati tre chef più uno trovano anche il tempo per farsi quatto risate o per entusiasmarsi di fronte ad alcuni ragazzi e i loro piatti. Come avviene con Michele da Mantova, secondo caso umano della serata, ansiogeno e timoroso ragazzo a cui viene detto che si merita dei sonori calci nel didietro per ridestarsi dalla sua inerzia e dal suo vittimismo, perché le potenzialità ci sono, deve solo scrollarsi di dosso quell’aria da eterno sfigato e dimostrare ciò che sa fare. Roberto, operaio e padre di famiglia conquista invece tutti con il suo gioviale spirito romagnolo ed un piatto studiato e molto raffinato, come i passatelli con squacquerone e aria di rucola. A Gianni, consulente finanziario non esattamente di primo pelo, tocca effettuare una seconda ed imprevista prova, la cottura di un uovo in camicia, per convincere un perplesso Bastianich a concedergli il grembiule, trofeo che invece ottiene senza troppi sforzi il diciottenne Valerio, presentando una composizione di asparagi alla vaniglia con capesante davvero degna di un ristorante di alto livello. E per chiudere questo primo round di selezioni arriva Gabriele, un architetto in puro stile Forrest Gump che non riesce a finire le frasi che inizia a causa di evidente balbuzie ma si vede che è abituato a maneggiare cibi e ci potrebbe riservare belle sorprese.
Per ora ci sembra che questa nuova edizione abbia preso la giusta piega, stiamo vedendo più persone che personaggi e la sensazione è che quest’anno sarà la cucina, quella intesa come lavoro, tecnica e dedizione, la vera protagonista dello show. Gli aspiranti chef paiono molto attenti alla qualità dei prodotti scelti, c’è oculata attenzione al km zero e alla riscoperta della tradizione, meno volontà di stupire ma tanta voglia di convincere forse con più semplicità, attenzione ai dettagli e alle sfumature. Per ora nessun mappazzone da segnalare. Forse l’unico neo osservato è un abuso di salse, vellutate e creme in ogni piatto. La tendenza a frullare tutto rende le preparazioni troppo omogenee tra loro ma quando inizierà la vera gara, sappiamo già che dovremo tenere pronte carta e penna perché avremo tante cose nuove da imparare.
Bentornato MasterChef Italia!