Masterchef Italia 7: prove diaboliche e una sfida esterna a Milano

Il racconto della quarta puntata di Masterchef

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Una tavola imbandita con ospiti intenti a mangiare sorprende i concorrenti di Masterchef al loro ingresso in cucina nella quarta puntata di questa settimana edizione del cooking show. Siamo al secondo appuntamento con la gara vera e propria e, come sempre, si inizia con la celeberrima Mistery Box, una scatola misteriosa che nasconde ingredienti con cui i nostri cuochi amatoriali devono cucinare un piatto da chef. Ma stavolta la faccenda pare più ostica perché sotto ogni scatola c’è un piatto con un bel numero stampato sopra. I quattro giudici rapidamente svelano l’enigma: i numeri corrispondono ad altrettanti piatti di avanzi lasciati sul tavolo dai commensali e proprio con questo “materiale” si dovrà cucinare, rivisitando quindi quanto rimasto e dando vita ad una nuova ed entusiasmante ricetta, aggiungendo solo quattro ulteriori ingredienti presi a scelta dalla dispensa. La filosofia antispreco su cui anche quest’anno si basa il programma celebra la cucina del riciclo, quella che tutti facciamo a casa e che qui assume toni glamour. Ma soprattutto in un periodo post festività come questo in cui magari frigo e congelatori pullulano ancora di arrosti e lasagne, ci attira particolarmente sapere cosa potremmo farne dei nostri avanzi. C’è sempre un cappone al forno che dopo Natale vaga per giorni alla ricerca di una degna collocazione o lenticchie che passano da un tupperware all’altro e pare non vogliano finire mai.

La prova è diabolica, i quattro giudici lo dicono subito, e proprio per questo motivo al vincitore viene promesso un vantaggio che Bruno Barbieri definisce “pazzesco”.

Gli sfidanti iniziamo subito ad impastare, tagliuzzare, spadellare e come sempre il frullatore la fa da padrone. Così gli gnocchi al gorgonzola capitati in sorte ad Italo si trasformano in timballo, la torta sbrisolona toccata a Manuela diventa magicamente un ripieno per triglie e la classica cotoletta nelle mani di Antonino va a riempire zucchine tonde. Ma tra idee geniali, c’è anche chi non riesce a riconoscere gli ingredienti che ha davanti, come ad esempio Denise, che armeggiando con delle animelle manda in bestia chef Barbieri. La regola base per un cuoco è conoscere perfettamente tutti i cibi uno per uno, e magari non scambiare, come fa anche Davide, una passata di zucca con una di pomodoro, perché dice lui “quando si frulla, anche quello diventa arancione". Ed ora è Cannavacciuolo a perdere la pazienza e a non ammettere questo tipo di ignoranza.

I piatti migliori alla fine sono quello di Ludovica (protagonista poi di uno scontro con Joe Bastianich che le ricorda di non ribattere mai ai giudizi degli esperti), che fastidiosamente continua a parlare di sé in terza persona, ma che, con un colpo da maestra, presenta un gustoso raviolo ripieno di arrosto e cipolline in agrodolce e quello di Marianna che tramuta una lasagna in arancino e fa tesoro dei consigli di Antonia Klugmann quando le suggerisce di non fare un uso sconsiderato del basilico.

La vincitrice di questa prima prova è però Kateryna, che partendo da un salame di cioccolato, lo rimodella creando delle praline che presenta su una crema al caramello conquistando a tal punto il palato di Cannavacciuolo che non esita a definire il dessert un piatto da vero pasticcere. E così la ragazza ucraina che viene dalla campagna finisce subito in balconata a godersi eccezionalmente da spettatrice l’Invention Test, senza rischiare, per ora, alcuna eliminazione. Ma c’è un colpo di scena che riguarda Simone, Giovanna e Marianna. I giudici invitano i tre a lasciare i loro posti in prima fila, per fare spazio a nuovi concorrenti che stanno per entrare. Dopo la cucina del riciclo, è il momento del ripescaggio. In questo Masterchef, che corre veloce, a volte con ritmo anche troppo concitato, è chiaro che non si butta via nulla ed ora è venuto il momento di concedere un’altra chance a tre concorrenti che, nello scontro diretto per conquistarsi un posto nella Masterclass, per un soffio, era stato sottratto l’ambito grembiule. Ritroviamo Lenka, Michele il commissario di bordo sulle navi e il logorroico insegnante di educazione fisica Matteo, che, in venti minuti devono cucinare il loro miglior piatto per potersi aggiudicarsi un posto dietro ai fornelli.

Matteo punta tutto su spaghetti alla chitarra alla pseudo amatriciana, Lenka, anche se proprio questo piatto l’aveva fatta perdere nello scontro diretto, ripropone un fritto misto di pesce panato con mandorle e Michele invece serve alla giuria un esotico ceviche di orata con salsa ai gamberi. Joayda guarda con faccia schifata i piatti preparati confermandosi la più antipatica di tutto il gruppo.

Il fritto di Lenka non le porta fortuna, i due grembiuli rimasti sono per Matteo e Michele, il cui ingresso nella Masterclass viene accolto con freddezza da quasi tutti i compagni. Ed ora che si è ricomposto il gruppo di venti si può partire con l’Invention Test. Crudo, croccante, cotto e leggero, questo il tema della prova per un piatto che dovrà avere tutte e queste quattro caratteristiche che rispecchiano i gusti di ciascun giudice. Sul crudo, cotto e croccante non ci sono molti dubbi mentre l’interpretazione di “leggero” è abbastanza singolare. Pensano in molti al fritto, puntando al fritto leggero. Che poi leggero non è mai.

Ma c’è anche chi prende alla lettera il significato di leggero, come il giovane Francesco che presenta sul piatto tre mucchietti di salmone tritato e mentre cerca di spiegare la sua ricetta viene apostrofato così da Antonino Cannavacciulo “hai messo tre cagatine in un piatto e mi devo pure sentire la spiegazioni?“. Lo chef partenopeo invece inizia a mostrare simpatia nei confronti di Fabrizio, che ancora una volta stupisce per la sua cucina, ma non solo, perché il concorrente, alle domande maliziose di chef Cannavacciulo che nota un particolare interesse verso una compagna che va oltre l’ammirazione per le capacità culinarie, con aria malandrina confida che in realtà sta puntanto la “giappa”, ma che lei ancora non ci sta. La ”giappa” è la giapponese Eri, concentratissima nella preparazione del suo piatto che viene però malamente bocciato da Barbieri perché i suoi pesci fritti sono gommosi e addirittura sembrano di plastica. Ma lei, con una giustificazione davvero poco convincente, dice che il concetto di croccante giapponese è diverso da quello italiano, sarà, ma intanto il suo piatto è considerato il peggiore della prova e quindi deve lasciare per sempre la cucina più amata dagli italiani. E Fabrizio vede così sfumare ogni possibilità di conquista. Il migliore del gruppo è Alberto. Il suo piatto è così tanto apprezzato da chef Barbieri che lo mangia avidamente come di rado gli abbiamo visto fare. Intanto Antonino, che ha cucinato un piatto che in tutto e per tutto dà letteralmente “fastidio” ad Antonia Klugmann, va direttamente con il grembiule nero al Pressure Test, non partecipando quindi alla prova in esterna per la quale stavolta si migra in Oriente. Ma solo virtualmente, la ciurma di cuochi amatoriali si sposta infatti nel quartiere milanese di Via Paolo Sarpi, meglio conosciuto come Chinatown. La comunità cinese si è insediata in questa zona del capoluogo lombardo da più di cento anni ed è proprio per cento cinesi che le due brigate, la rossa e la blu, devono cucinare un italianissimo menu che conquisti il gusto dei commensali asiatici.

Agli ospiti stranieri bisogna servire, per il menu rosso, spaghetti alle vongole, spezzatino con patate e tiramisù, mentre per il menu blu ci sono risotto zafferano, pollo alla cacciatora e panna cotta. Sono tutti piatti ultra classici che i nostri concorrenti dovrebbero conoscere e sapere preparare alla perfezione, quindi la prova può sembrare facile, ma bisogna tenere conto del gusto dei palati stranieri. Così ogni brigata decide di dare un tocco orientale alle ricette.

Alberto, a capo della squadra, non riesce a tenere le redini del gruppo, chiede consigli e si aggira abbastanza confuso, mentre Denise, eletta capo dei rossi, non riesce a contenere l’insubordinazione di Italo che, forse, troppo sicuro delle sue conoscenze e capacità, vuole fare di testa propria, grattuggia zenzero sulla pasta alla vongole e cosparge di curry lo spezzatino, facendo perdere, con queste trovate, la prova alla sua brigata, nonostante il dessert degli avversari, una panna cotta al the verde ed ananas, sia una poltigliazza immangiabile e mezza congelata.

Gli sconfitti si devono confrontare con un pressure test infingardo: il piccione ripieno. Ma la sfida si svolge a step, il più rapido dei concorrenti decide quando passare allo step successivo penalizzando chi non è riuscito a terminare il passaggio. Il macellaio Antonino, avendo abitualmente a che fare con le carni, parte avvantaggiato su tutti gli altri, dà lo stop prima di tutti, ma per fretta dimentica ingredienti, cosi come fa dopo di lui anche Giovanna.

I più bravi del gruppo salgono in balconata, invece per Rocco, Ludovica, Antonino e Josè non è ancora finita. Si scoperchiano le cloches ed si ritorna in Cina con gli ingredienti necessari per preparare quattro diversi tipi di ravioli al vapore. Dopo una breve lezione introduttiva della chef orientale, la signora Wang, che mostra come eseguire correttamente la chiusura dei ripieni dei ravioli di manzo, di gamberi, di maiale e vegetariani è giunto il momento di dedicarsi a questo classico della cucina cinese. Questa prova di manualità è ai limiti dell’impossibile, forse una delle più difficili mai viste. Ludovica e Jose presentano degli obbrobri, ma, come dice chef Cannavacciuolo, alla fine merita di rimanere chi dimostra di avere la cazzimma. E l’arrogante Ludovica la spunta su Josè, che ha l’aria da perdente fin dal primo istante. Masterchef 7 ci sta appassionando, questi improvvisi cambi di rotta, colpi di scena, ripescaggi e ricicli ci piacciono tanto, ma quest’anno è davvero troppo presto per fare scommesse su chi sarà il vincitore. Sarà nascosto, come ha definito Bastianich i concorrenti, tra i lupi o gli agnelli?

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