Marvel, Star Wars Annual: l'esordio di Pash Davane e il tormento di Leia
Un Annual tutto al femminile per Star Wars: Leia e l’esordiente Pash Davane a confronto in una storia di azione e introspezione
Non sono da meno i fumetti, dove la creazione più originale e incisiva della produzione Marvel è quella Dottoressa Aphra che si è conquistata una serie personale. A questa carrellata si aggiunge ora Pash Davane, personaggio che fa il suo esordio sulle pagine di Star Wars Annual #2, realizzato per la Marvel da Kelly Thompson ed Emilio Laiso.
La sua strada si incrocia con una delle figure principali della saga cinematografica, quella di Leia Organa, ed è qui che le cose si fanno interessanti, in quanto la Thompson riesce a prendere due piccioni con una fava: non solo il confronto tra le due figure talmente diverse quasi al punto di essere speculari segna un punto di svolta essenziale nello sviluppo del personaggio di Pash (quella dell’Annual, essenzialmente, è la sua storia, narrata quasi esclusivamente dal suo punto di vista).
Ma questa è anche l’occasione per approfondire e sviscerare il personaggio di Leia come pochi autori erano riusciti a fare finora, sondando il nodo irrisolto (e apparentemente trascurato) del suo trauma per la distruzione di Alderaan e regalandole un monologo che fa finalmente giustizia sulla questione e segna il culmine della storia a fumetti:
Tutto quello che posso fare è assicurarmi che il suo sacrificio significhi qualcosa. Dare tutto ciò che possiedo in nome di questa causa, proprio come ha fatto la mia gente.
Fermarsi significherebbe essere indegna della mia gente... indegna di ciò che ha dato... di ciò di cui l’ho privata.
Ma la verità è che non è il loro sacrificio... la loro morte a tenermi sveglia la maggior parte delle notti.
È una domanda. Mi chiedo... se avrei agito in modo diverso.
Immagina di guardarti allo specchio ogni giorno e di capire che la risposta è no.
No. Lo rifarei ancora. Sacrificherei tutte quelle vite innocenti, se questo significasse fermare l’Impero.
Principessa. Ribelle. Politica. Figlia. Amica. Guerriera. Sopravvissuta. Traditrice. Mostro.
Queste sono le parole che gli altri usano per descrivermi. E le parole con cui anch’io mi descrivo. Alcune sono più veritiere di altre.
Ma preferisco essere un mostro che crede in qualcosa, e che sacrificherebbe tutto pur di rendere la galassia migliore, che non essere qualcuno di dotato che rimane a guardare dall’esterno... come se la cosa non avesse conseguenze per me.
La Ribellione è un’idea superiore a tutti noi. Deve esserlo, se vuole ispirarci. È viva, ed è forte soltanto quanto l’anello più debole della catena. Ciò che conta è che ci sopravviva, che cresca al di là di noi.
Morirò in nome della Ribellione, ne sono sicura. Forse oggi. Ma combatterò in suo nome con tutto il fiato che ho in corpo. Fare di meno sarebbe come non fare nulla. Fare di meno sarebbe come accettare che Alderaan non significa nulla. Le guerre ci trasformano tutti in mostri. Non esistono scelte facili. Non esistono vittorie facili.
Vale la pena di far notare che il tormentato rapporto tra Leia e il suo pianeta natio era stato affrontato anche da Mark Waid nella miniserie realizzata assieme a Terry Dodson proprio per la Marvel, ma nonostante una premessa intrigante, l’approfondimento si era poi perso per strada, lasciando in sospeso il tema senza giungere a una chiusura appagante.
Il tutto viene ripreso ora da Kelly Thompson, che recupera la questione in maniera più appassionata regalandoci un epilogo più consono al filone narrativo e introducendo Pash nel cast dei comprimari della serie a fumetti. Anche per lei, l’avventura sembra essere appena cominciata.
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Fonte: CBR