Marvel NOW!, Walker: Occupy Avengers è una serie di viaggio e di personaggi

David Walker parla di Occupy Avengers, del suo rapporto coi temi politici e del personaggio di Clint Barton, anche noto come Occhio di Falco

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Spoiler Alert
Si torna a parlare di Occupy Avengers, la serie Marvel che, in qualche modo, raccoglierà il testimone di Hawkeye e che racconterà le gesta di un Occhio di Falco reduce dalla tempesta che lo ha visto protagonista e vittima durante Civil War II. Con lui, un gruppo di eroi dediti a gesta metropolitane, alla difesa degli ultimi e a correggere le ingiustizie quotidiane e sociali. Il tutto per i disegni di Carlos Pacheco e i testi di David Walker, intervistato da Marvel.com.

Occupy Avengers #1, copertina di Agustin AlessioClint è in un bel casino all'inizio della serie. Direi che possiamo definirlo in crisi esistenziale. Un saco di gente crede che abbia fatto la cosa giusta, durante Civil War II, ma altri non sono d'accorso, lo ritengono un assassino. E alcuni di questi sono tra i suoi amici, le persone a cui normalmente si affida. Quindi deve ritrovare se stesso e redimersi, cosa che dà il via alla nostra storia.

Un sacco di quelli che capiscono il suo gesto, la sua decisione di uccidere Hulk, sono eroi senza poteri. Banner era una forza della natura, una calamità naturale in forma di essere vivente, in grado di distruggere una città, devastare una regione. E di fronte a lui, ecco Clint Barton, un uomo normale. Bravissimo con un arco, ma uno come tanti, anche rispetto a un Tony Stark, per fare un esempio.

Ha in mano una modernissima versione di un'arma millenaria e questo permette alla gente di vedere in lui il campione perfetto per l'uomo comune. Immedesimarsi in Clint è molto più facile che farlo con Steve Rogers, senza dubbio.

Nelle mie serie, tendo a chiamare gli eroi con i loro nomi di battesimo, a partire da Danny Rand e Luke Cage. In questo caso, credo che il nostro protagonista si trovi a chiedersi: "Io sono Occhio di Falco, o Clint Barton?". In questo momento è impossibile dire quale sia la sua identità.

Credo che sia molto interessante, perché negli anni anche il suo costume è cambiato in continuazione, rivelando molto di lui e rendendolo uno di quegli eroi che la gente può riconoscere in borghese, per strada. Un tempo non era così e la gente non conosceva la sua doppia identità. Nei fumetti moderni, vediamo spesso questo atteggiamento di decostruzione dell'identità segreta e nella serie mi divertirò a giocarci, a definirla.

David Walker fa dunque i complimenti a Pacheco, anche per l'abilità con cui sa descrivere i luoghi, non proprio classici, in cui la storia si svolge, lontano dalle grandi città così come dai panorami fantascientifici. Iowa, Nuovo Messico, Montana e stati americani non proprio celebrati dal cinema e dal fumetto faranno da sfondo alle gesta di Occupy Avengers: luoghi all'aperto, poco riconoscibili e del tutto quotidiani, molto spesso.

Non solo a New York ci sono problemi, ma dappertutto. Perché i supereroi non dovrebbero intervenire a Flint, nel Michigan, per tentare di risolvere il casino tra polizia e comunità nera? Per me, fare in modo che lo facciano è una sfida interessantissima e mi darà modo di affrontare questioni che hanno un vero peso nella vita del popolo americano oggigiorno.

Occupy Avengers mostra Clint in un mondo dove non ci sono altri supereroi a cui chiedere aiuto, non arrivano i rinforzi. Il primo a unirsi a lui sarà Red Wolf e poi vedremo anche altri. Ma ogni volta che il gruppo si imbatterà in un problema, sarà solo e nessuno arriverà da Broadway o dai tetti di Lexington per aiutare a sconfiggere Destino o Galactus. In Utah, contro i boss della mala di Provo, sono da soli e devono guardarsi le spalle a vicenda. Una sensazione che spero sarà viva nei lettori.

Red Wolf è parte del team, dice Walker, per iniziativa di Tom Brevoort. Lo sceneggiatore voleva un personaggio pellerossa e avrebbe voluto Winona Wingfoot, sorella di Wyatt, Warpath, per smontare alcuni degli stereotipi del pubblico americano sui nativi. Brevoort ha proposto una sostituzione con un volto attualmente più riconoscibile.

La prima cosa che ho pensato è che assomiglia in qualche modo a Steve Rogers, perché è un uomo fuori dal tempo, dalle forti convinzioni e che non necessariamente è a suo agio con la realtà che lo ha adottato e accolto. Il che mi permette di non dover citare tradizioni e luoghi comuni dei comuni Nativi Americani come immaginati dalla narrativa. In un mondo perfetto, Red Wolf e Cap sarebbero migliori amici. Lo scriverò come un personaggio estremamente sapiente e ansioso di imparare nuove cose.

Bilanciare azione e avventura con i temi chiaramente politici che voglio trattare sarà una sfida divertente. Sono personalmente convinto che dodici pagine di eroe e cattivo che si prendono a cazzotti, alla lunga, siano piuttosto noiose.

Del resto, non credo che manchino, nella storia dei fumetti che abbiamo amato, storie i cui temi sono stati tratti direttamente dai titoli dei giornali. Penso a Harry Osborn e ai suoi problemi di droga su Amazing Spider-Man, ma anche a molto altro. La creazione stessa di Capitan America è un commento ai fatti politici dell'epoca, una risposta diretta all'intervento degli U.S.A. nella Seconda Guerra Mondiale.

Cercare un equilibrio tra queste due componenti è il mio impegno costante, ma credo che uno degli errori più comuni sia pensare che possa funzionare una specie di infinita montagna russa di azione, nei fumetti. Al di là della battaglia tra Spidey e Goblin che vide la morte di Gwen, vi capita mai di sentir parlare di una specifica lotta tra eroe e criminale? No. La gente parla dei momenti importanti nello sviluppo dei personaggi, ed è di questo che si ricorda.

Ed è questo il tipo di cose che amo scrivere per la Marvel, anche perché mi dà la scusa di rileggermi un sacco di storie vecchie in cerca di ispirazione. Non a caso sono un utente di Marvel Unlimited praticamente seriale. La personalità di Clint Barton è, tornando a lui, quel che lo connota davvero e lo rende qualcosa di più di un tizio con un arco. La cosa bella dei grandi personaggi Marvel è che nessuno di loro è un guscio vuoto e tutti hanno qualcosa da dire di sé.

Cosa aspettarsi dunque da Occupy Avengers? Una storia incentrata decisamente sui protagonisti s sui molti personaggi di contorno che incontreranno in viaggio. Il gruppo, infatti, sarà costantemente in cammino per gli Stati Uniti, cosa che darà modo a Walker e Pacheco di introdurre un sacco di volti nuovi.

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Fonte: Marvel

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