Marvel NOW!: Barry Kitson omaggia l'epoca più pura e ingenua degli Avengers

Avengers .1 non reinventa, ma celebra un'epoca passata dei Vendicatori: parola di Barry Kitson

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Barry Kitson, disegnatore di Avengers .1, aggiunge particolari a quel che già sappiamo di questa nuova serie Marvel NOW! scritta da Mark Waid, dedicata ai Vendicatori e impegnata a raccontarci le storie mai narrate del quartetto formato da Capitan America, Occhio di Falco, Scarlet e Quicksilver.

Tra nostalgia, sogni di bimbo, di artista e notazioni d'atmosfera, ecco le dichiarazioni di Kitson.

Avengers #1.1, anteprima 01Non mi sono preoccupato molto di dare il mio tocco personale ai personaggi. Credo che capiti in maniera piuttosto automatica. La mia unica preoccupazione è stata di rimanere il più possibile fedele all'epoca che raccontiamo, lasciando che il mio stile vi fluisse naturalmente. Non avevo desiderio di ritoccare i protagonisti. Se potessi, però, eliminerei il dannato elmetto di Giant-Man. Da disegnare è un disastro.

Ho cercato di trovare un equilibrio tra la semplicità e l'esuberanza di quell'era e le tecniche di produzione avanzate di oggi. Dopotutto si parla di quell'epoca dei comics che mi ha fatto nascere il desiderio di fare questo mestiere, quindi esserle federe era il minimo che potessi fare.

All'epoca, i personaggi erano un distillato della loro idea di base, si presentavano nella loro forma più pura. Oggigiorno, li vediamo più complessi, evoluti, realistici, certamente più sofisticati e meno ingenui, ma in qualche modo abbiamo anche diluito la loro potenza evocativa originale. Con questa serie, possiamo rivisitare i personaggi che ci hanno cresciuto e cercare di capire esattamente quel che hanno significato per noi da bambini, per come li interpretavamo allora.

Da lettore, ho passato ore ed ore a cercare di cogliere i dettagli dei disegni, e da artista, oggi, cerco di mettere la stessa attenzione ai particolari nel mio lavoro. Una delle componenti che più mi interessano riguarda le espressioni del viso dei personaggi. Nella mia mente, ognuno di loro ha una storia alle spalle che va testimoniata dalle loro emozioni, che sono poi ciò che dobbiamo consegnare ai nostri lettori. Se riesco a fare un buon lavoro nel convogliarle, sono un disegnatore soddisfatto.

Avengers #1.1, anteprima 02Io e Mark Waid ci conosciamo da tempo, abbiamo già lavorato assieme e ormai siamo a un livello di conoscenza reciproca che credo ci permetta di riconoscere i punti di forza dell'altro e metterli in mostra. Parliamo molto della storia e dell'approccio che vogliamo avere, ma spesso non abbiamo nemmeno bisogno di farlo per capirci. Se ci troviamo su una scena di dialogo, io so che Mark la scriverà al meglio e non mi passa nemmeno per la testa di suggerire delle battute, per esempio.

Viceversa, penso che Mark sappia di potersi fidare di me quando si tratta di narrazione visiva, di scene d'azione. Lui mi dice quel che deve capitare e poi affida a me il compito di decidere come, con quali tempi. Tutti e due abbiamo imparato a rispettare e confidare nel talento dell'altro e siamo entrambi giocatori di squadra, per nulla preoccupati di rubarci la scena.

La ragione per cui adoravo i fumetti Marvel da ragazzino era proprio la percepibile collaborazione che stava dietro a ogni storia, tra artista e sceneggiatore. Una storia di Lee e Kirby era diversa da una di Lee e Colan e da una di Lee e Romita. Non che io stia paragonandomi, nemmeno per un secondo a quei grandissimi disegnatori, ma direi che avete capito il concetto.

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Fonte: Marvel

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