Marvel: Matt Rosenberg fa un bilancio della sua gestione degli X-Men

Matt Rosenberg parla dei momenti di difficoltà, di quelli di cui è più fiero, delle scelte difficili e di quelle popolari della sua run su Uncanny X-Men

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Spoiler Alert
Matt Rosenberg si guarda alle spalle e commenta, dalle pagine di Adventures in Poor Taste, il ciclo che ha firmato su Uncanny X-Men, appena precedente all'inizio della rivoluzione in corso, targata Jonathan Hickman. Grandi ritorni ed eventi importanti hanno segnato le storie dello sceneggiatore.

Ecco le sue dichiarazioni in merito:

Uncanny X-Men #11, copertina di Salvador Larroca

Riportare assieme Jean Grey e Ciclope è una cosa che volevo fare dai tempi di La resurrezione di Fenice. La mia speranza, alla fine di quella storia, era quella di consegnare al pubblico una Jean senza Scott e senza Fenice, in maniera che non dovesse venire oscurata né dall'una né dall'altro e potesse avere una serie tutta sua, senza un innamorato e senza un gigantesco uccello cosmico che la possedesse. Era l'affermazione della grandezza di Jean come personaggio in sé, che non ha spazio per brillare da sola da un sacco di tempo.

Poi è arrivato Tom Taylor a raccontare le storie di X-Men: Red. Non ha fatto quel che avrei fatto io, ma il risultato di ciò che ci ha mostrato era esattamente quel che volevo per Jean. Volevo rimettere assieme lei e Scott, prima o poi, e non necessariamente per fare sì che fossero destinati a restare assieme.

Tuttavia, i due sono amanti che si sono perduti da tempo e quel momento doveva arrivare. Hanno un sacco di cose da sistemare, così come devono farlo Scott ed Emma, ma credo che il momento del ricongiungimento con Jean sia stato davvero importante per i lettori, perché molti se lo aspettavano. Tutti gli sceneggiatori che mi hanno preceduto hanno preparato il terreno per questo.

Nelle storie che abbiamo visto, il ruolo di Wolverine e di Emma Frost era progettato da Rosenberg proprio per ricordare a tutti che, nonostante il bacio tra Jean e Scott, le cose non sono magicamente risolte tra loro: hanno un sacco di passato, di non detto e di incomprensioni alle spalle. Le cose sono complicate per loro, e i rispettivi rivali in amore sono la prova vivente di questa situazione.

Rosenberg non nega il fascino della storia tra Scott ed Emma, per esempio, e spera che un giorno abbia un ruolo nelle storie degli X-Men, in qualche modo:

Uncanny X-Men #18, copertina di Whilce Portacio

Attenzione, io non credo per forza che Scott e Jean siano una coppia che funzioni. Sono però una coppia di cui mi piace leggere la storia. Quando finisci per sposare il clone della tua donna [Madelyne Pryor - NdR], difficilmente ti trovi in una relazione che scorre liscia. Credo che siano affascinanti assieme perché cresciuti fianco a fianco, ne hanno passate tante, hanno percorsi molto diversi alle spalle che definiscono il loro modo di essere X-Men.

Se ovviamente la relazione tra Scott e Jean è anche romantica, credo non sia poi così diversa da quella che i cinque membri originali del gruppo hanno tra loro. Se non tutti sono amanti, sono qualcosa di simile a fratelli, una famiglia.

I rapporti tra Jean e Warren, Scott e Hank e via dicendo sono lo specchio di questi rapporti complicati. Non penso che Hank e Scott funzionino come migliori amici, ma vederli in quel ruolo è interessante, così come vederli fallire in quel ruolo, a volte, nelle montagne russe della soap opera che gli X-Men sono da sempre. Le mie storie preferite sono spesso quelle in cui si spezzano cuori che poi bisogna rimettere assieme.

Ci sono state delle vittime illustri nel ciclo di storie di Rosenberg, il quale afferma che la scelta dipende dalla necessità di avere determinati personaggi in certe situazioni e certi ruoli. Consapevole del fatto che Hickman sarebbe arrivato a prendere possesso dei personaggi e inaugurare una nuova era, Rosenberg ci ha mostrato la morte di Magik, Havok e Wolfsbane per dire addio all'epoca precedente. Come ben sappiamo, non si tratta necessariamente di morti definitive o durature.

Uncanny X-Men #21, copertina di Whilce Portacio

Sin dall'inizio, sapevo che sarebbe stata dura per me raccontare la scena della morte di Havok, in particolare. Era più lunga nella sceneggiatura, ma ho dovuto tagliarla per ragioni di spazio, e ci ho messo una giornata intera a riprendermi dopo averla scritta. Non è stato facile. Senza entrare troppo nel personale, posso dire che la mia intera run è stato un modo di fare i conti con il fatto che una persona che mi è molto vicina stia morendo. Faccio fatica a parlarne. Quando ero ragazzino e stavo crescendo, immaginavo di essere Havok, mentre mio fratello era Ciclope. Anche se so che prima o poi tornerà, volevo scrivere questa scena in maniera viscerale e profonda, mostrando la sua morte come una cosa terribile, come credo che dovrebbe essere.

Strano a dirsi, ma avevo nella mente una cosa che ha detto tempo fa Jonathan Hickman, quando ha parlato della morte della Torcia Umana nella sua run sui Fantastici Quattro, dopo che gli fecero notare che i lettori sapevano che Johnny sarebbe tornato prima o poi. Jonathan disse che lui non stava scrivendo la storia di chi legge la serie, ma di chi vive dentro la serie. Per quei personaggi, la morte è una cosa reale, una cosa vera. Ed io stavo vivendo dentro la serie, in quel momento, oltre che scrivere la vita di tutti i personaggi. Stavo mostrando Scott che traeva in qualche modo forza dall'uccidere il proprio fratello e che lo faceva in quel suo modo stoico che lo rende emotivamente inaccessibile. So che sto parlando in maniera disordinata, ma il punto è che è stata dura. Davvero dura.

Diversi momenti della run hanno fatto arrabbiare alcuni fan, e lo sceneggiatore non nega di essere stato anche lui spesso in quello stato d'animo, da lettore. Vedere la morte o la tragedia colpire i personaggi che ami mette rabbia, ma vederli perseverare e superare anche le peggiori difficoltà è il motivo per cui li amiamo. Cosa che gli X-Men fanno più di chiunque altro, dal punto di vista personale.

Se potesse cambiare un dettaglio, sarebbe il modo in cui è stata raccontata la morte di Wolfsbane, nonostante non rinneghi nulla. Ma il modo in cui è stata mostrata ha toccato molto nel profondo alcuni lettori che hanno pensato che fosse un modo per capitalizzare sul dolore altrui. Nonostante non sia così, lo sceneggiatore è dispiaciuto di non aver fatto maggior attenzione ai dettagli.

Uncanny X-Men #14, copertina di Salvador Larroca

Il momento di cui sono più fiero è in Uncanny X-Men #11, quando Wolverine torna a combattere fianco a fianco con Ciclope. Aspettavo di scrivere questa scena sin da quando ero bambino, e averlo fatto mi mette ancora i brividi. Ricordo quando ne parlai con Jordan D. White, che mi disse che era importante dare loro modo di parlare, dopo la battaglia. Insomma, sono morti e tornati dall'aldilà e non sono amici da una decina di anni. Gli dissi che avrebbero semplicemente detto il nome dell'altro e che la scena darebbe stata come l'avete letta. Si tratta di una delle cose migliori che ho scritto per la Marvel.

Sapevo che al termine della mia run sarebbe arrivato Jonathan Hickman, anche se non conoscevo i dettagli dei suoi piani. Ne avevo di miei, avevo in mente altre storie per X [Charles Xavier nel corpo di Fantomex - NdR], ma ho dovuto archiviarle. E credo che l'Universo Marvel ne beneficerà. Il progetto di Jonathan è brillante e sono davvero entusiasta. Semplicemente, abbiamo dovuto lavorare in maniera un po' inusuale per la Casa delle Idee. Di solito si è più lineari, si costruisce sulla base delle storie che ci hanno preceduto. Ma Jonathan era un giro avanti a noi, quindi ci siamo trovati ad andare in una direzione e a doverla cambiare, adattare per conformarci a quel che ci siamo trovati di fronte. Ma il nostro lavoro funziona così.

Se X sia o meno un cattivo? No, credo che sia semplicemente tornato, rinato nelle storie di Charles Soule, e che sia diventato una persona che non vuole più sopportare stron*ate. Fa quel che ha sempre fatto, solo che un tempo aveva un atteggiamento paterno di cui oggi non c'è più traccia. Ora è pronto ad ammettere di fronte ai suoi figli che ha sempre pensato che prima o poi sarebbero diventati soldati, che c'è sempre stata una guerra nei suoi piani. Spiacente. Non credo che questo faccia di lui un cattivo. Credo che stia sempre cercando di salvare il mondo ma che sia più spigoloso di un tempo e che questo lo renda inquietante.

Altri piani per gli X-Men nella mente di Rosenberg? Potete scommetterci, dato che ammette di pensare in continuazione a questi personaggi e che i tre anni passati a scrivere storie di mutanti - tra la serie ammiraglia, i tie-in di La Guerra dei RegniUomo Multiplo: Alla fine torna tutto, New Mutants: Anime perse e Stupefacenti X-Men: Fino alla fine - sono stati il periodo migliore della sua carriera.

Chissà che forse, in un futuro non troppo lontano, possa tornare agli eroi che tanto ama.

Uncanny X-Men, teaser di David Marquez

Fonte: Adentures in Poor Taste

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