Marvel: Marte Gracia, dagli esordi al lavoro per Empyre e X of Swords
Il colorista Marte Gracia si racconta: dalle sue origini al grande successo alla Marvel con X of Swords ed Empyre
Ospite del sito ufficiale della Casa delle Idee, Gracia racconta il suo passato di lettore e appassionato, le tappe della sua carriera e il suo impegno come rappresentante delle minoranze queer:
Gracia - Ricordo che mia madre veniva a prendermi dopo la scuola materna e mi comprava i fumetti, e a casa avevamo anche un sacco di altri albi Marvel che compravano i miei fratelli maggiori. Il primo che ricordo è un fumetto di Spider-Man degli anni '80 in cui combatte contro Silvermane! Quel vecchio mi sembrava molto inquietante quando avevo cinque anni. Ho cercato quel numero e ho trovato la copertina: c'erano anche Cloak e Dagger!
Sono cresciuto a Monterrey, in Messico, nel nord-ovest del Paese, proprio sotto il Texas. È una zona semidesertica con un clima eccellente per il barbecue e un paio di birre. Monterrey fu parte del boom dei fumetti messicani negli anni 90. Molti di noi si erano uniti e avevano iniziato a creare i propri fumetti. Avevamo poco accesso a Internet per riferimento e informazioni. Facevamo le cose come ci sembrava giusto fare. Ci furono molti flop e molti grandi successi, ma la passione fu sempre il denominatore comune. Molti dei miei colleghi iniziarono in quel periodo, tra cui Edgar Delgado, Francisco Ruiz Velasco, Dono Sanchez Almara e Aburtov.Sono sempre stato interessato all’arte: mia madre amava dipingere come hobby e mio fratello maggiore ha studiato design industriale. A casa mia c'erano sempre pastelli, olii, tavoli da disegno, righelli e libri d'arte da sfogliare senza sosta! Quando è arrivato il momento, ho deciso di studiare Arti visive con una specializzazione in Design. Ho imparato molta teoria del colore a scuola, ma ho appreso molto di più osservando il mondo circostante ed esercitandomi quotidianamente a migliorare la mia tecnica. È qualcosa che non domini mai completamente, ma faccio del mio meglio.
Dopo essermi diplomato al college, ho svolto un anno di lavoro commerciale, ma mi è sembrato freddo e senza passione. Allo stesso tempo, Edgar Delgado e Francisco Ruiz Velasco hanno creato lo Studio F, incentrato sui fumetti che lavorati per la Marvel e molte altre grandi case editrici. Intorno al 2003, avevano bisogno di mani in più perché la Marvel gli aveva commissionato molte uscite, e ho colto l’opportunità! Ho chiesto di fare delle prove di colorazione. Quel che ho fatto è piaciuto e non mi sono più fermato per i diciassette anni successivi!
Ci sono tantissimi coloristi che ammiro e disegnatori con cui mi piace lavorare. Ma i ragazzi che mi hanno fatto capire che essere un colorista era fantastico sono stati Steve Oliff, Paul Mounts e Brian Haberlin. Ammiro moltissimo Paul Mounts soprattutto perché colorò molte delle card che collezionavo quando ero bambino, e ancora oggi fa un lavoro di tutto rispetto. Voglio essere come lui! Grandi complimenti vanno poi a Edgar Delgado, che è stato il mio mentore allo Studio F. Ho imparato il mestiere da lui e gli sarò sempre grato. Quando si tratta di colorare i lavori altrui, mi piace chiunque mi spinga fuori dalla mia zona di comfort. La Marvel è stata così gentile da assegnarmi a grandi artisti che fanno proprio questo, come Guiseppe Camuncoli, Pepe Larraz e soprattutto Stuart Immonen.
Quando si tratta di fumetti, non c'è tempo per l'ispirazione. Se ti metti a lavorare sulle pagine, tutto deve essere risolto il più velocemente possibile. Quando invece si tratta di un mio lavoro personale, lascio che l'ispirazione prenda il sopravvento in modo da poter esplorare nuovi territori. Tutto quello che imparo da queste esplorazioni personali sono nuovi strumenti che posso applicare poi alle colorazioni, dove, come dicevo, tutto deve essere completato al più presto. Ma cos’è che mi ispira? Molte cose! Una delle mie ossessioni, per esempio, è cercare di capire in che modo la luce influenzi la natura, cercare nuovi modi per astrarre tutto questo e applicarlo nei fumetti.
Lavorare su Empyre è stato molto divertente! Mi piace tutto quello che riguarda lo spazio e la fantascienza, e soprattutto amo il filone cosmico della Marvel! Mi piacerebbe davvero essere coinvolto in altri eventi spaziali in futuro. Ho imparato molto lavorando su quegli albi.
E, oh, cavolo! Quello che sta per arrivare sugli X-Men è fantastico. X of Swords è una storia enorme, ha un'atmosfera oscura e intrigante. Mi piace molto questo miscuglio di antiche divinità, tecnologia ed esoterismo! Jonathan Hickman e Pepe Larraz sono forze da non sottovalutare! Entrambi gli eventi mi hanno portato fuori dalla mia zona di comfort, cosa che apprezzo davvero.
Empyre è pieno di momenti fantastici! Al Ewing e il resto del team creativo hanno portato su carta un grande evento supereroistico. Amo Billy e Teddy da quando li ho incrociati su La crociata dei bambini. Sono molto vicini al mio cuore. Mai nella mia vita avrei immaginato di avere l'opportunità di essere parte dei loro due matrimoni!
Colorare il primo è stato molto divertente, un piccolo evento tra amici intimi e autori; ha riscaldato il mio cuore goth. Il secondo mi ha davvero commosso: un matrimonio ufficiale imperiale che coinvolgeva tutti i personaggi e anche di più. Quello che mi ha reso veramente felice è stato il momento in cui ho aperto l'ultima pagina dell'ultimo numero. Ci sono solo loro, Billy e Teddy, felici, fiduciosi, naturali, innamorati, circondati da amici e personaggi importanti e al centro dell'intero evento. Ho semplicemente iniziato a piangere. Dire che questo tipo di rappresentazione è molto importante è un eufemismo. Una serie come questa sarebbe stata di grande aiuto per un adolescente molto confuso come lo ero io, e spero davvero che aiuti molti giovani là fuori a capire che non sono innaturali, sbagliati o abomini. Che non sono soli.
La mia diversità era qualcosa di cui ero totalmente consapevole. Ricordo che a scuola, mentre esaminavo le mie card degli X-Men, ero un po' triste perché Rictor era l'unico messicano. Inoltre, a quei tempi, era solo una diceria, ma in seguito è diventato un'icona messicana gay. Sapevo di essere anch'io gay, ma sperare di trovare qualche personaggio queer nei fumetti tradizionali di allora era assolutamente fuori questione.
Tutto questo mi ha fatto capire che non facevo parte della norma, che i media non erano progettati per me e che il mio ambiente mi stava spingendo a omologarmi. Purtroppo, la società ha vinto e non sono uscito allo scoperto fino a dopo i vent'anni. Nel mio ambiente e nella mia generazione in particolare non c'erano molti spazi sicuri, dovevamo crearceli. Questo tipo di atteggiamento proattivo è ciò che ammiro di più delle giovani generazioni: costruiscono il loro mondo come vogliono che sia, e non diversamente.
Cosa mi piacerebbe vedere in futuro? Una rappresentazione veritiera delle minoranze nei media, meno polarizzazione sociale e più empatia verso tutti coloro che soffrono.
To talk about this page is to talk about my childhood in México in the 90's.
— MARTEGRACIA ⨂ (@martegracia) September 3, 2020
I was 12 years old in 1992 and I couldn't get enough Marvel stuff! I luckily lived in the northern side of the country near the frontier with the United States, so getting comics at (...) pic.twitter.com/rYnS7udPbk
Fonte: Marvel