Marvel, Legacy: parla Dan Slott, dieci anni di Spider-Man e Iron Man all'orizzonte
Dan Slott lascia Amazing Spider-Man dopo dieci anni e saluta Iron Man, di cui scriverà le avventure
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
La decisione era presa da tempo. C'erano una serie di obiettivi che mi ero posto. Mi ricordo un'occasione in cui stavo parlando con Gerry Conway di quanto fossi rimasto sulla serie e lui mi fece notare quanto in fretta uscissero i numeri. Mi chiese se stessi correndo una maratona e gli risposi che era una maratona fatta di scatti, perché la testata usciva spesso due o tre volte al mese, diciotto numeri all'anno.
Ho sempre avuto lo sguardo proiettato in avanti, all'obiettivo. Se fossi arrivato abbastanza in là, sarei giunto a scrivere un quinto di tutta Amazing Spider-Man, per esempio. Se fossi rimasto abbastanza, avrei potuto scrivere l'albo #700. E così via. Ho continuato a pormi traguardi del genere e poi mi sono accorto che, una volta giunto a dieci anni e al numero #800, il prossimo traguardo possibile è davvero troppo lontano. Quindi ho sempre saputo che avrei mollato più o meno in questo periodo. Chi segue il mio account di Instagram sa che spesso postavo dei numeri misteriosi. Erano parte di un conto alla rovescia partito circa nel luglio del 2014. Ma nessuno sapeva cosa stessi conteggiando, a parte me.Era anche il periodo in cui stavo scrivendo Ragnoverso, un impegno enorme. Dovevo fare un sacco di ricerca, leggere di ogni singola versione di Spider-Man. E, dato che stavo lavorando con due artisti che andavano a velocità differenti, avendo anche parecchi tie-in scritti da altri scrittori che avevano bisogno di sapere il finale di determinati numeri, accadde che Ragnoverso fosse scritto in maniera non cronologica. Non riuscivamo a progettare due numeri uno dietro l'altro. Fu lì che capii che qualcosa dentro di me si era rotto. Ma avrei tirato avanti. Se Spider-Man può sollevare tonnellate di detriti sulle sue spalle, potevo farcela anche io.
Ci sono stati giorni della mia vita in cui vedevo tutto attraverso uno sguardo ragnesco. Tipo che vedevo qualcosa accadere in città e mi domandavo come Spider-Man avrebbe affrontato quello specifico problema. Un riflesso condizionato mentale. Quando fai una cosa del genere per dieci anni, finisce per diventare una seconda pelle.
Quando divenni l'unico scrittore della serie, Steve Wacker disse che sarebbe stato possibile a condizione che questo divenisse il mio impiego principale, il mio unico lavoro. Avrei dovuto abbandonare Mighty Avengers. Avrei scritto Spider-Man giorno e notte. Quaranta minuti di indecisione, gli dissi a pranzo che avrei dovuto pensarci. Chiamai mio padre, il quale mi ricordò che quello era stato il mio sogno da sempre. Realizzai che aveva ragione, attaccai il telefono e richiamai Wacker. Non aveva ancora fatto in tempo a tornare agli uffici Marvel.
Una delle cose più belle in assoluto è stato rendersi conto di essere parte di una specie di confraternita. Non una di quelle inquietanti, ma una buona, fatta di scrittori di Spider-Man. Con cui finisci per incontrarti alle conferenze, con cui hai un sacco di storie da condividere. Ho avuto delle conversazioni meravigliose con Gerry Conway, Roger Stern, David Michelinie, Tom DeFalco. E tutti avevano un comune denominatore: tutti mi consigliavano di non abbandonare la serie, finché non fossi stato costretto. E io decisi che avrei serbato quel consiglio nel cuore, puntando alla distanza.
Una delle cose più preziose imparate sul personaggio in dieci anni di storie? Che Spider-Man può arrivare ovunque. Non importa che le sue avventure avvengano nel cosmo o nei vicoli di New York, perché anche quando è un pesce fuor d'acqua rimane sempre se stesso. In forza di questo e della consapevolezza che la sua run non sarebbe stata infinita, Slott ha potuto fare cose bizzarre con Peter negli ultimi anni della sua gestione.
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Le storie preferite di Slott sono Nessuno morirà più!, disegnata da Marcos Martin, perché mostra in maniera molto emotiva come si sente il Ragno ogni volta che non riesce a salvare qualcuno. Marcos Martin tornerà nel numero #801, tenendo fede a una vecchia promessa fatta a Slott: quella di disegnare il suo ultimo albo.
Ma lo sceneggiatore cita anche il ciclo Desiderio di morte, Nuovi modi per morire e tutto il ciclo di Superior Spider-Man tra le sue storie preferite. Complimenti particolari a Humberto Ramos e Giuseppe Camuncoli, che Slott ritiene due degli artisti più costanti e dediti. Si farebbero in quattro pur di rispettare ogni genere di scadenza.
Questo è il miglior lavoro che abbia mai avuto. Si giunge a un punto in cui si finisce per dover ringraziare tutti quelli che hanno lavorato con te, o che hanno deciso di non levarti dall'incarico. Che si tratti di Axel Alonso o Joe Quesada. Fu stranissimo andare da Axel e dirgli che probabilmente avrei mollato a una certa data, semplicemente perché lui era sempre gentilissimo, con me. Quando C.B. Cebulski ha preso il suo posto come Editor-in-Chief, ho ricevuto una sua telefonata, in cui mi comunicava quale sarebbe stata la serie che avrei scritto successivamente.
E la nuova testata affidata alle cure di Dan Slott sarà quella dedicata a Iron Man. Già in precedenza gli era stata offerta l'occasione, ma dovette passare a causa degli impegni con Spider-Man e Silver Surfer. Felicissimo per questa nuova possibilità, lo sceneggiatore non manca di notare come un tempo pochissimi, tra i non appassionati di Fumetto, sapessero che Tony Stark era Iron Man, mentre oggi, grazie al suo successo cinematografico e all'interpretazione di Robert Downey Jr., si tratta di uno dei personaggi più noti del pianeta.
La storia parlerà della tecnologia dell'Universo Marvel in maniera estremamente specifica. Reed Richards esplora l'universo, vuole sapere tutto e arrivare ovunque. Tony Stark costruisce il futuro. Non che non abbia spirito di scoperta, ma ha l'attitudine a prendere le cose in mano per costruire quel che vuole, per giungere ai suoi obiettivi.
Quando sei un ragazzino e un lettore di fumetti, hai la sensazione che, se proprio dovessi essere un supereroe, potresti essere Batman. Spenderci dietro una vita intera, allenarti senza sosta e diventare Batman. Poi leggi i fumetti Marvel e pensi che, se proprio avessi dei superpoteri, saresti Spider-Man, perché Peter Parker è un tizio proprio come te. Tony Stark è un po' nel mezzo. Un genio, quindi non una persona che tutti potremmo essere, ma, più di ogni altro, è anche un uomo che si è fatto da solo. Sotto l'armatura, è un uomo normale, che rende se stesso un supereroe.
Aspettatevi un cast di personaggi davvero unico, tanti volti noti e moltissime facce nuove. Attorno ad Iron Man c'è Cap con il suo siero del supersoldato, c'è un Dio del Tuono, ci sono un sacco di uomini e donne con capacità incredibili. E poi c'è lui, che può camminare tra gli dei grazie ad abilità nate dalle sue semplici mani. Lui le ha create, grazie al potere di ciò che immagina e a cui può dar vita.
Fonte: Vulture