Marvel: Erik Larsen sul gran finale che ha pensato per Capitan America

Erik Larsen parla del suo lavoro per Captain America: The End, lo speciale con cui ha immaginato l'ultima avventura del Discobolo della Marvel

Condividi

Spoiler Alert
La fine di una storia è qualcosa che non si vede quasi mai nella narrativa serializzata dei super eroi americani. Tra esigenze di mercato, richieste dei lettori e necessità di rinnovare i personaggi per le generazioni a venire, capita raramente di poter mettere un punto fermo alle decennali saghe degli eroi. Eppure, alla Marvel la fine è un tema che è stato affrontato più volte: epopee come quelle degli X-Men, di Wolverine, Hulk, Punisher e dei Fantastici Quattro hanno visto le loro personali miniserie targate The End, con grandi autori del passato che hanno provato a immaginare come sarà o sarebbe il capitolo finale dei protagonisti. Ora tocca al centro morale dell'Universo Marvel affrontare la sua ipotetica storia finale: Capitan America.

A narrare le vicende di Captain America: The End, in uscita il 29 gennaio 2020 negli Stati Uniti, è stato chiamato l’autore Erik Larsen, che ha definito la sua opera come “la sfida finale" del personaggio creato da Joe Simon e Jack Kirby.

Il creatore di Savage Dragon presenta con queste parole la storia che ha in serbo per gli ultimi giorni di Steve Rogers:

Captain America: The End #1, copertina di John Tyler Christopher

Larsen - In una serie regolare non c’è mai la possibilità di arrivare a una conclusione soddisfacente, perché tutto deve continuare. Quindi, anche quando senti che un numero conduce la storia a una conclusione degna... questa non può mai arrivare. Stavolta, invece, con una storia di questo tipo, l'obiettivo è non lasciare niente di aperto. Voglio che abbia il sapore di una vera conclusione, un gran finale. E, ironicamente, questa è la mia prima storia di Capitan America in assoluto! Dopo avere lavorato nel settore per quasi quarant’anni, è bello sapere che c’è ancora qualche montagna da scalare!

Ci sarà qualche sorpresa lungo il percorso, ma la vera arci-nemesi di Cap è il Teschio Rosso. Concludere la storia con l'Armadillo, Spezzabandiera o l’Acrobata non sarebbe stato un bel climax. Però non è una storia tradizionale sul Teschio Rosso. In essenza, la sua tossina è mutata in un virus e tutti si sono trasformati nel Teschio Rosso. Il mondo intero dà la caccia a Capitan America per ucciderlo, e Cap diventa l’ultimo uomo sulla terra... l’ultima speranza dell’umanità.

Capitan America ha sempre rappresentato il sogno americano... non necessariamente la realtà americana. È un ideale. È ciò che tutti noi vorremmo essere, e come tale combatte per preservare, proteggere e restaurare l’America e la democrazia in tutto il mondo. È un combattente per la libertà, e fintanto che c’è un sogno per cui combattere, condurrà quella battaglia. Ma è anche qualcosa di più di un simbolo: è un uomo, e questo aspetto è una parte importante del suo fascino. Questa sarà una storia di Cap in tutto e per tutto, e non voglio ingorgarla con apparizioni speciali o parlando del destino degli altri eroi Marvel. Ci concentriamo su Cap.

Non ho mai pensato di fare la “mia versione” di Cap. Voglio fare quella di Jack [Kirby]. La versione classica. Non sarà esclusivamente un omaggio a Jack Kirby, ma ho voluto che sembrasse una continuazione del suo Cap. Ho voluto che sembrasse una storia classica di Cap, anziché farne una mia storia particolare. Credo che certe volte finiamo per rendere un pessimo servizio a questi personaggi se ci allontaniamo troppo dal modello. Se io disegno una caricatura di una persona reale e un altro artista fa la stessa cosa, le caricature possono sembrare molto diverse, ma si capirà che cerchiamo tutti di disegnare la stessa persona. Questa è più o meno una situazione analoga. Guardo il Capitan America di Kirby e tento di disegnare quell’uomo come se fosse una persona reale e Jack avesse colto a dovere le sue fattezze.

Al giorno d’oggi, rispetto all’epoca del Capitan America di Kirby, lo stato dell’Arte è cambiato. I colori, la stampa e il lettering non sono mai stati così puliti e magnifici. Quindi sicuramente c’è una grossa divergenza da quel punto di vista, ma è anche verso che ora pensiamo in modo diverso. I nostri approcci non sono gli stessi, e per quanto io mi sforzi di essere parte di quel mondo... non posso esserlo. D’altro canto, posso mettere sul tavolo temi che gli autori dell’epoca non avrebbero mai trattato Non posso fare a meno di essere diverso, perché sono una persona diversa, ho un approccio diverso, uno stile diverso e una sensibilità diversa.

Galleria

Tocca un'immagine per scorrere la galleria

Fonte: Comic Book

Continua a leggere su BadTaste