Marvel, Ed Piskor parla del processo creativo di X-Men: Grand Design

Ed Piskor su X-Men: Grand Design, la saga che ci offre il suo personale sguardo sulla vicenda dei mutanti

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Qualche giorno fa, vi abbiamo dato conto delle dichiarazioni di Ed Piskor su X-Men: Grand Design, la miniserie che conduce una ricognizione personalissima e fortemente autoriale delle classiche storie del principale supergruppo mutante Marvel. L'autore indipendente noto per il fumetto Hip Hop Family Tree è infatti divenuto cantore del primo, lungo ciclo di Chris Claremont rivisitandolo come un'unica grande storyline in tre capitoli, ognuno diviso in due parti.

Ecco quanto ha recentemente dichiarato, in aggiunta a quel che già sappiamo.

X-Men: Grand Design #1, copertina di Ed PiskorUn progetto come questo, così come avviene in generale, ha bisogno di essere messo sulla carta nei suoi punti fondamentali. Il pubblico è comunemente vittima della convinzione errata di leggere qualcosa di simile alla prima ispirazione dell'autore. In lealtà, quel che si trova per le mani, almeno nel caso dei miei lavori, è lo sviluppo della quinta o anche della sesta riscrittura della storia. Il processo di narrazione non si realizza quasi mai alla prima versione che, in effetti, è quasi sempre una schifezza, ma è il risultato di un divertente lavoro di risoluzione dei problemi, di correzione di ciò che non funziona.

Tutte le storie di Grand Design sono sottese da una trama più ampia, che è presente sin dall'inizio. Il tema centrale è quello di una nuova forma di evoluzione del genere umano che la maggior parte della popolazione teme. In ogni numero prende vita in maniera molto naturale un arco narrativo. Non voglio anticipare quali siano i punti chiave di ognuno, ma non sarebbe una storia degli X-Men se non ci trovassimo la dinamica tra Charles Xavier e Magneto, per esempio. La Fenice lascia inoltre un segno indelebile nella saga.

Se è vero che questa è un'opera sostanzialmente corale, ora che sono a circa metà della scrittura mi tocca ammettere che, tra tutti i personaggi, quello con cui maggiormente mi identifico è Ciclope. Lo vedo come un tipo estremamente quadrato e prevedibile, che ha in mente una sola cosa. Che, incidentalmente, è diventare un X-Man. Sono così anche io, infatti l'unica cosa che so fare e che mi interessa, sette giorni su sette, è realizzare fumetti.

X-Men: Grand Design #1, anteprima 02Non ho dato più spazio a personaggi che nel corso degli anni sono rimasti secondo me sottotraccia, ma ho cambiato leggermente forma ad alcuni, perché meglio si adattassero alla grande trama generale. La prima apparizione di Eric il Rosso, come l'abbiamo vista nella serie regolare, non sarebbe stata funzionale. Introdurre Alex Summers nella storia così tardi, non avrebbe funzionato. Fare di Changeling carne da cannone, non avrebbe avuto senso.

Nel primo numero rinarro le origini degli X-Men​ raccontando quel che abbiamo appreso a riguardo nel corso di duecentottanta uscite in un unico fumetto. Nel secondo, copro gli eventi da Uncanny X-Men #1 fino al numero #64 circa. Dovete pensare a X-Men: Grand Design come a una saga in tre parti di due capitoli ciascuno. La seconda parte includerà la seconda squadra e personaggi come Colosso, Nightcrawler, Tempesta e Wolverine, giungendo fino a X-Men: Vitamorte. L'ultimo arco narrativo inizia con l'arrivo di Rachel Summers e finisce in un modo brillante, che non rivelerò, ma sono convinto che rappresenti una storia conclusa e molto soddisfacente, che scava a fondo nella natura degli X-Men.

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Fonte: Marvel

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