Marvel - Ed Piskor e l'influenza di Jack Kirby nella realizzazione di X-Men: Grand Design

Ed Piskor parla dell'importanza del lavoro di Jack Kirby nella grande saga dei mutanti Marvel

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Il portale Comicosity parla in termini entusiasti di X-Men: Grand Design, alla vigilia della ristampa in versione cartonata dei primi due numeri. In questa versione risulterebbe ancora più evidente un atteggiamento sostanzialmente kirbyano di Ed Piskor, che ha discusso del suo rapporto con il Re, di cui riconosce al cento percento l'influenza, sin dal primissimo suo fumetto che abbia mai sfogliato, una ristampa del 1990 di Fantastic Four #1.

All'epoca ero immerso nell'energia folle dei disegnatori di quegli anni. Kirby era completamente differente, ma aveva altrettanta forza nel modo in cui rendeva espressivo il proprio tratto. E mi piaceva la sua componente cartoonesca, adoravo la chiarezza della sua narrazione e la sua immaginazione estremamente vivida, che andava ben oltre qualunque cosa avessi visto nei comics.

Da allora, l'autore divenne un cacciatore di materiale di Jack Kirby.

Potevi trovare fumetti suoi degli anni Settanta a prezzi stracciatissimi, sicuramente i suoi lavori alla Marvel. Ma c'era anche una pletora di ristampe a disposizione, che venivano via praticamente gratis. Compravo Boy Commandos, Kamandi, Panther, 2001. Divenni un suo fan immediatamente.

L'autore di Grand Design non si fa problemi ad ammettere che il suo lavoro sui primi X-Men non è certamente il meglio che abbia consegnato alla Storia del Fumetto.

X-Men: Grand Design #1, anteprima 01

Gli X-Men furono chiaramente creati per sfruttare il successo dei Fantastici Quattro. Invece di quattro tizi, ce n'erano cinque. Invece di una bionda, ecco una rossa. Invece di un tizio infuocato, eccone uno di ghiaccio.

E, se leggete e primissime storie dei vecchi X-Men, Hank McCoy non risulta un gigante gentile, erudito e secchione. Non è che Ben Grimm con gli occhiali. Un gran fessacchiotto imbranato.

Detto questo, la saggezza narrativa è intatta. C'è comunque dentro Kirby... La storia che più incontra i miei gusti è quella in cui entra in scena il Fenomeno, e non perché l'abbia disegnata totalmente Kirby.

Alex Toth si era occupato delle rifiniture. Ma rimane un fumetto kirbyano, perché il ritmo della storia e la regia della pagina sono stabilite da lui, mentre Toth rifiniva matite già tracciate. Credo che fossero una gran bella coppia.

Piskor definisce la biografia a fumetti sulla vita di Jack Kirby come il miglior fumetto attualmente pubblicato negli Stati Uniti. A scriverlo e disegnarlo è Tom Scioli.

Kirby è un progetto che Scioli ha avuto in mente per decenni. Credo che sia un uomo abbastanza obiettivo da fare un passo indietro rispetto alla sua adorazione per il Re e da ritrarlo vedendolo come un essere umano. Non credo che Erik Larsen sarebbe in grado di farlo. Non credo che Mark Evanier potrebbe. Sono troppo presi dalla venerazione per il loro eroe, Jack Kirby: l'uomo che ha creato ciò che più amano.

Sono un grande sostenitore di questo fumetto, perché voglio che la gente legga questa storia, invece di vederla menzionata su testi di analisi, di stampo accademico, invece di cercarsi interviste. Praticamente, Tom si sta facendo il mazzo in maniera che il pubblico non debba fare questa fatica e sta trasformando il risultato in un fumetto. Sono con lui al millemila percento.

Kirby era l'uomo più generoso che abbia mai lavorato in questo ambiente. Era incredibilmente altruista nell'espressione delle sue idee. Ma non aveva opzioni. Non c'era una Image Comics a cui portare quelle migliori, quindi gli unici a condurre il gioco erano i gangster che lo pagavano perché realizzasse fumetti.

X-Men: Grand Design #1, anteprima 02

Fonte: Comicosity

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