Marvel: David Baldeon sulle tante lezioni apprese da Jack Kirby
Kirby come standard di qualità per Baldeon, giovanissimo lettore che nemmeno sapeva chi fosse il Re dei Comics
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Ho scoperto Kirby prima ancora di sapere che era proprio lui. Credo che succeda abbastanza spesso, quando sei un ragazzino, ma le edizioni spagnole di alcuni fumetti Marvel, all'epoca, non erano esattamente buone per la promozione degli artisti. Ad ogni modo, avrò avuto dieci anni. Ero già un lettore vorace ma non mi preoccupavo dell'origine delle storie. Un numero dei Fantastici Quattro mi capitò per le mani, uno in cui La Cosa finisce fra i pirati di Barbanera. Più tardi scoprii che era di Lee e Kirby. Non avevo idea di chi fossero né da dove fossero spuntati. Sapevo solo che quella storia sembrava diversa da tutte le altre: potente ed energica, divertente e drammatica.
Ai miei vecchi fumetti non tornai mai più: continuai a cercare quell'energia ogni volta che ne sfogliavo uno, prima di comprarlo. Kirby divenne per me l'asticella di qualità di ogni fumetto che dovevo comprare, senza che io sapessi nemmeno il suo nome. Del resto, era e rimane per me un modello. Ogni volta che cerco di andare in direzioni nuove, sento che la scelta è determinata anche dal suo lavoro, perché il tentativo è sempre quello di non copiare Jack Kirby. E, contemporaneamente, di inglobarne la lezione di cui parlavo prima, sull'energia viva e la chiarezza della sua arte.
Quando ho avuto l'occasione di lavorare su Nomad, che possiamo considerare la mia prima serie continuativa per la Marvel, ho riletto un sacco di edizioni classiche di Capitan America che ho comprato in passato. Ho continuato a leggere e rileggere perché la sensazione di uomo fuori dal tempo che aleggia attorno a Steve Rogers mi sembrava il perfetto complemento per la nostra ragazza senza un mondo, Rikki. Ovviamente, un sacco delle storie che rividi erano di Kirby.Prendere le misure su di lui e i suoi mostri per disegnare Monsters Unleashed è stato divertentissimo. Devo confessare che non conoscevo granché del suo impegno in questo campo, meno di quanto sapessi, e scavare nel passato e in quella parte del suo lavoro è stato grandioso. Fu anche meglio quando iniziai a progettare l'aspetto dei mostri e a catturarne l'essenza, per rubare qualcosa da lui e dalle sue creature. Così mi accorsi che c'erano certe cose che funzionavano davvero solo quando era lui a farle. Il che accresce ancora di più l'ammirazione nei suoi confronti.