Marvel: Christopher Cantwell sulla creazione dei Capitan America per l'80° anniversario
Lo sceneggiatore di United States of Captain America parla dei tanti Capitan America quotidiani e locali che sta raccontando nella serie
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Cantwell - Nel 2005 e 2006 ero coordinatore di produzione di un documentario sulle persona che servono il Paese nel corpo della Guardia Nazionale. All'epoca, non avevo abbastanza soldi nemmeno per lavarmi i vestiti ed ebbi una gran fortuna a trovare quel lavoro. Ma la fortuna più grande fu quella di poter viaggiare in varie zone del Paese, tra cui Texas, Northern California, Alaska, New Orleans dei mesi dopo l'uragano Katrina, Kansas. Molte delle persone che incontrai furono di grande ispirazione.
Allora ero giovane, avevo attorno ai 24 anni, e cercavo ancora di farcela a Hollywood come scrittore. Non mi interessava niente altro. Ero anche creta malleabile, cercavo ancora di definire la mia personalità. Incontrare tutta quella gente che si metteva al servizio della propria comunità, affrontando incendi, inondazioni e disastri naturali, e poi magari veniva spedita in Iraq o Afghanistan per qualche turno aggiuntivo, mi mostrò quanto fosse miope la mia prospettiva sul mondo.
C'era un Sergente in particolare, di nome Jeremy, di cui divenni immediatamente amico. Per me era un vero modello. Metteva in crisi l'idea che mi ero fatto dei militari fino ad allora e mi spinse a riconsiderarla completamente. Jeremy Merrick è senza dubbio un'eco di quella persona. Ufficiale dell'intelligence dell'Aeronautica, in servizio al Norad, ha combattuto sia in Iraq che in Afghanistan. Di stanza in Colorado, è un padre solo e ha una figlia piccola. Come il mio amico Jeremy, vuole proteggere i deboli, assicurarsi che i soldati sotto di lui e tutti i membri del corpo siano al sicuro e che ci si prenda cura di loro, che non siano masticati dal sistema di cui sono al servizio.
Senza anticipare troppo, Jeremy è attualmente impegnato in un incarico molto speciale al Norad, uno degli elementi del mondo reale calati nell'Universo Marvel. La nostra collezione di criminali è molto interessata al suo incarico e vorrebbe sabotarlo. Questo porta Jeremy al centro della nostra storia e lo conduce a incontrare sia i cattivi che il gruppo dei vari Capitan America che abbiamo visto sinora.
Jeremy prende il suo grado di capitano dell'Aeronautica Militare molto seriamente, concentrato sulla protezione dei propri uomini. Questo coinvolgerà anche i Cap che incontrerà, che vorrà aiutare a fermare il piano insidioso che, velocemente, sarà fuori controllo. Arriverà ad essere preoccupato per i Capitan America come fa con i propri uomini in uniforme. Credo che Jeremy sia, in effetti, uno dei pochi Cap che non si metterà nessun costume, rimanendo un soldato molto realistico per tutta la storia, nonostante sia destinato a essere un membro della Captains Network.
Steve Rogers mi ha sempre colpito per quanto tenga alla gente, per la sua empatia e la sua comprensione delle emozioni. Non sono qualità che dipendano dal Siero del Super-Soldato, ma sono innate, parte della sua personalità umana e, per me, sono le fondamenta del suo eroismo. Senza di esse, non sarebbe Capitan America. Steve è una persona profonda e comprensiva e per questo in grado di rappresentare una nazione così varia come gli Stati Uniti. Se ne ha la possibilità, sa comunicare con ogni singolo Americano. Questa storia cerca di essere un piccolo saggio proprio di questo.
Qualità che Cantwell ha cercato di attribuire anche a Jeremy Merrick, sulla base della sua esperienza con i soldati dell'esercito americano e della sua visione delle qualità che un buon militare dovrebbe avere.
Cantwell - Ho trattato il punto di vista di ogni Cap cercando di rendere ognuno di loro realistico, per quanto possibile. Prima ho cercato di esaminare la mia relazione con il mio paese. Sono un bianco, privilegiato, cresciuto nei quartieri bene del Texas, ma sono anche il figlio di un immigrata, di una madre fuggita dalla Germania distrutta dalla guerra, nipote di nonni coinvolti in eventi molto tragici. Tutte persone che hanno sentimenti profondi nei confronti dell'America.
Mia madre è stata naturalizzata a diciotto anni. Ho parenti che sono venuti a lavorare in Illinois nel Diciannovesimo Secolo. Sono cresciuto cattolico e ora sono un buddista zen che studia presso la comunità di San Francisco. I miei genitori erano Repubblicani reaganiani finché non hanno fatto campagna per Obama, nel 2008. Mi ricordo l'11 settembre, l'Iraq. Ho perso degli amici in quella guerra. Sono un liberale da vent'anni, ma sono anche un padre con due figli, preoccupato per la stagione degli incendi, per le siccità sempre più frequenti, per le temperature sempre più alte.
Pensare a me stesso non è stato che l'inizio. Poi ho ragionato sulle comunità in cui ho vissuto o che ho conosciuto. Ho parenti che appartengono a varie classi di lavoratori, amici di appartenenze etniche molto varie. Ho pensato a tutto coloro che sopravvivono in America e al contesto in cui lo fanno. Come ogni scrittore, cerco di ascoltare le persone che fanno parte della mia vita con attenzione. Poi, quando sono al lavoro, mi sorprende sempre la quantità di cose che affiora.
Ed è così che Cantwell dice di costruire i personaggi di The United States of Captain America: ascoltando, proprio come fa Steve Rogers con gli Americani, che mai come oggi vogliono che qualcuno senta le loro istanze e capisca le loro paure e i loro bisogni. I Cap locali della serie, sanno che Steve saprà capirli e farsi carico delle loro missioni. Un processo di lavoro per cui Chistopher Cantwell ringrazia anche i suoi colleghi disegnatori e sceneggiatori, poiché il confronto con loro è fondamentale per superare i limiti della sua prospettiva personale.
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