Marvel: Axel Alonso, David Gabriel e la marcia indietro sulla diversificazione degli eroi

L'era della diversificazione e della sperimentazione è davvero finita alla Marvel? Parlano Axel Alonso e David Gabriel

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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C'è un incontro Marvel con i rivenditori che sta facendo parecchio parlare di sé. Si è tenuto venerdì pomeriggio ed erano presenti David Gabriel, Vice Presidente responsabile delle vendite e del marketing, e Axel Alonso, Editor-In-Chief.

Due tra le massime entità dell'attuale Casa delle Idee hanno sostanzialmente avvertito i rivenditori del fatto che il pubblico, secondo i dati di vendita, ha voltato le spalle ai personaggi della nuova generazione, alle nuove versioni degli eroi già noti. Stando a Gabriel, la lettura del mercato è che troppi di essi siano stati cambiati, troppi abbiano visto sorgere una loro versione alternativa, che abbiano avuto successo per un certo numero di anni e che ora il sostegno del pubblico sia scemato.

A quanto pare, Generations, l'iniziativa di cui vi abbiamo parlato ultimamente, dovrà fungere come prova, per i lettori, del fatto che la Marvel non ha dimenticato il nucleo di personaggi classici e ha intenzione di riportarlo al centro dell'attenzione, per reagire al calo di vendite.

Alonso - Siamo passati attraverso un periodo in cui nella cultura popolare - e voi ragazzi ve ne siete accorti tanto quanto noi - si è parlato moltissimo di inclusione e di varietà etnica e culturale. Era un tema enorme, anche agli Oscar, e lo abbiamo visto passare attraverso ogni ambito della cultura, dai film Disney a tutti gli altri. Ne eravamo consapevoli e abbiamo agito di conseguenza.

Ma la Marvel non fa politica. Noi raccontiamo storie sul mondo, proprio come faceva Stan Lee. E quel che faremo in futuro è proprio questo: raccontare storie che interessano alla gente in questo periodo. Questa è la cosa che conta più di ogni altra.

Alla reazione mista dei rivenditori presenti, alcuni dei quali hanno sottolineato che si tratta semplicemente di una questione di qualità, diversità e politica o meno, a fronte di altri che hanno applaudito a una diminuzione dei contenuti sociali, che molti nel pubblico non apprezzano o semplicemente ignorano, Alonso ha raccontato un aneddoto personale.

Alonso - Mia moglie è coreana e così nostro nipote, che qualche tempo fa non riusciva a dormire la notte, perché ha scoperto che il nuovo Hulk è coreano-americano. In pratica, era terrorizzato all'idea di diventare il prossimo Hulk. Ho dovuto parlargli al telefono e spiegargli che non era possibile. Si era immedesimato nel personaggio come mai prima d'ora. E questo è stato un risultato importante.

Ma, al di là delle reazioni degli astanti, quelle che ci interessano vengono dalla rete e dai commenti social che tanti autori hanno voluto affidare a Twitter o a Facebook. Proteste come non se ne vedevano da tempo riguardo le politiche editoriali della Casa delle Idee, e non solo per il probabile abbandono della linea tenuta negli ultimi tre anni e più sulla diversificazione. Tra i tanti, Kurt Busiek ha dichiarato quanto segue.

Kurt Busiek - Credo che l'idea che le vendite basse siano causate da personaggi femminili e diversità non regga molto quando ci sono fumetti come Saga. E non credo nemmeno che gli artisti non richiamino pubblico, nemmeno alla Marvel. Se la Marvel avesse disegnatori scarsi, le vendite crollerebbero.

Si tratta di un potenziale danno di immagine per la Marvel come non se ne vedevano da molto tempo, anche perché molto altro è stato detto durante l'incontro, retto, nella seconda parte, da David Gabriel. Troverete le dichiarazioni che hanno fatto infuriare la polemica nel comicdom americano in un nostro prossimo pezzo.

Fonti: ICV2 | Bleeding Cool

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