Marvel: Ariel Olivetti e Sina Grace omaggiano Jack Kirby, il Re dei Comics
Olivetti e Grace rilasciano alcune brevi dichiarazioni su Jack Kirby, in occasione del suo centenario
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Olivetti - La primissima cosa che abbia mai visto di Kirby sono i cartoni di Hulk, Capitan America e Thor. Erano splendidi. Da lui ho imparato a mantenere il tratto semplice per renderlo funzionale e il dinamismo grafico. E ancora oggi ho sempre un occhio al suo lavoro per quanto riguarda la creazione di nuovi personaggi.
Grace - Forse il mio primo Kirby è stata qualche ristampa di Uncanny X-Men #1. Ricordo che crescendo, ero sempre deluso nel vedere che non c'era lui alle matite, ma qualche suo contemporaneo. Probabilmente, sono stato l'unico ragazzino al mondo a lamentarsi nel vedere Neal Adams disegnare i numeri che seguirono quelli di Kirby.
Quel che ho imparato dall'arte di Kirby ha sempre a che vedere con il modo in cui far passare così tante informazioni in maniera sintetica, incalzati dalle scadenze. Jack era incredibilmente prolifico e i suoi disegni erano sempre dinamici. Cosa che ho studiato a lungo. Mi ricordo una mostra di suoi originali in cui ho passato parecchi minuti a osservare i dettagli anche minimi, ogni singola pennellata.La sua rappresentazione di Bobby Drake, Uomo Ghiaccio, è probabilmente la mia preferita: un vero e proprio pupazzo di neve che cammina e parla. Una cosa del genere poteva tranquillamente apparire ridicola, ma Jack ha abbracciato l'idea con convinzione e lo ha fatto, allo stesso tempo, con umorismo e leggerezza. A quel tempo, avrebbe potuto tranquillamente pensare che fosse poca cosa per un disegnatore della sua abilità.
Non credo di poter dire che Jack Kirby mi ha direttamente influenzato nella mia carriera, per esempio spingendomi a sperimentare generi diversi, ma credo che lo abbia fatto nel mostrarmi come si possa costantemente evolvere nel proprio stile, pur rimanendo fedele alle caratteristiche che lo hanno reso chi era, dall'inizio alla fine del suo percorso.