Marvel 616: la serie Disney+ getta Dan Slott nella bufera
Una puntata di Marvel 616, docuserie Disney+ dedicata alla Casa delle Idee, solleva polemiche sulla professionalità di Dan Slott
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Tom Brevoort, una delle massime entità spirituali del comparto editoriale Marvel, commenta con Slott stesso questa abitudine ai ritardi, la necessità di chiamare Gage per evitare che ci siano pause nelle uscite e ritardi nel procedere delle trame. Si sottolinea, sempre con il sorriso sulle labbra e con l'evidente intento di sdrammatizzare, come lo sceneggiatore utilizzi ancora lo stile di scrittura tipico della Marvel, inventato da Stan Lee agli albori, proprio per risparmiare tempo. Niente. Il ritardatario Slott non può essere arginato.
Ramon Villalobos - Gli editor non mi sono mai sembrati così gentilmente divertiti quando mi è capitato di sforare simpaticamente le scadenze. Sono invidioso di questo privilegio di Dan Slott.
Veronica James - Dan Slott in pratica commette degli abusi di potere sul posto d lavoro e bisognerebbe impedirgli di scrivere ancora fumetti.
Aleš Kot - Mi vengono in mente almeno cinque autori queer e rappresentanti di minoranze etniche, con un sacco di idee nuove e con specchiata etica del lavoro, che la Marvel potrebbe ingaggiare invece che dare a Dan Slott il potere di sforare costantemente le scadenze e maltrattare i propri team creativi, ma sembra che quell'Editor-in-Chief che fingeva di essere un cittadino giapponese non se ne curi.
Matt Sibley - Nessuno si rende conto di quanto tutto questo sia fot*@^£mente sbagliato?
J.A. Micheline - Credo che tutti noi si possa concordare di non parlare mai più di Dan Slott, dato che i suoi datori di lavoro paiono così divertiti dalla sua mediocrità.
A difendere in qualche modo Slott si levano altre voci, che propongono un punto di vista diverso sulla questione.
Kwanza Osajyefo - Ho lavorato nel mondo dei fumetti per dieci anni e questo documentario parla di come funzionano le cose. Gli autori o sono costretti a lavorare fino allo sfinimento a tarda notte per rispettare le scadenze, oppure qualche incarico improvviso, perché le cose da fare sono una miriade. Noi fumettisti ci diamo una mano, collaboriamo e lavoriamo spesso senza un grazie per un medium che amiamo tutti quanti, solo per poi sentirci criticati da fanboy senza nome e poser invidiosi che annegherebbero anche solo tentando di scrivere qualcosa ogni mese. Tante reazioni che vedo dimostrano che non sapere di cosa stiate parlando. E soprattutto mostra come mai tanti clown senza arte né parte non saranno mai nella posizione in cui si trova Dan, un grande sceneggiatore cui la Marvel fa ricorso per parecchie questioni che vanno oltre le storie a fumetti, come giochi, progetti televisivi e... attenzione... documentari. Quando devi girare un documentario, scrivere sceneggiature è più complicato!
Anche il collega disegnatore di Dan Slott sulla sua recente run dedicata a Iron Man 2020 ha levato il proprio scudo.
Pete Woods - Il punto è che Dan vende una carrettata di copie dei suoi fumetti e non è mai stato tanto in ritardo da rappresentare per me un vero problema. Se pensate che invece lo sia, date un'occhiata a Iron Man 2020 e controllate quanti disegnatori di riempitivo e letteristi ci abbiano lavorato. Perché questo è il vostro metro di giudizio riguardo il peso che uno sceneggiatore scarica sulle spalle dell'artista, no?
Commenti da parte dell'interessato non sono ancora pervenuti. Slott risponderà alle polemiche e cercherà di correggerne il tiro, oppure non si curerà di lor? Staremo a vedere se il dibattito prenderà una qualche direzione e quale.
Fonte: Bleeding Cool