Martin Scorsese parla di Killers of the Flower Moon e della sua spiritualità
Martin Scorsese parla di Killers of the Flower Moon e di come la sua ricerca spirituale e le sue esperienze del passato entrino nei suoi film
C’è ancora tanta forza dentro Martin Scorsese. A 80 anni il regista ha una sola lamentela: è convinto di non avere tempo a sufficienza per raccontare tutte le storie che desidera. L’aveva dichiarato qualche tempo fa, nella cornice del Festival di Cannes dove è stato presentato il suo nuovo film: Killers of the Flower Moon.
La visione delle pellicole, il ricordo delle esperienze di sala, sono una parte fondamentale della persona che è. Ricorda quando sua zia Mary lo portò a vedere a sei anni un double bill di Bambi e… Le catene della colpa di Jacques Tourneur! Un esempio di arte e intrattenimento che condividono lo stesso spazio abbracciando la varietà dei generi e dei linguaggi. Il regista crede ancora in questo tipo di cinema d’arte e di spettacolo.
La spiritualità nel cinema di Martin Scorsese
L’intervista prende poi una piega molto intima. Il suo nuovo film è una storia violenta, eppure è girata con un’attenzione particolare all’anima tormentata dei suoi personaggi. Killers of the Flower Moon racconta la sistematica uccisione di alcuni membri della tribù di nativi americani Osage, della contea di Osage, in Oklahoma nel 1920. C’è un’indagine, condotta dall’FBI nei suoi primi anni, e una storia di violenza. Spiega però che, entrando nel film, lui e Leonardo DiCaprio si sono accorti che il cuore stava altrove, nella storia d’amore tra il veterano di guerra Ernest Burkhart e una donna Osage.
La dicotomia portante tra i temi del film, sia per i singoli personaggi che per la comunità che viene raccontata, è quella della fiducia e del tradimento. La lavorazione è iniziata letteralmente sotto la benedizione del popolo Osage. Un anziano della comunità è stato invitato sul set per inaugurare il primo giorno di riprese con una preghiera.
Martin Scorsese non ha mai negato che la sua ricerca spirituale, nell’ambito del cattolicesimo e non solo, siano una parte importante del suo cinema. Anche Killers of the Flower Moon non è esente da questa ricerca nell’interiorità e nei misteri dell’umanità. Mette in scena anche la ricerca di un sé spirituale in un mondo ostile, spietato e violento.
Martin Scorsese ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita, per spiegare il perché di questa sua attrazione verso la Fede e la religione e come questa entri nel suo cinema. Parlando dei suoi primi anni dice di aver trascorso la sua infanzia senza molto denaro in un quartiere non semplice di New York, in strade simili a quelle che racconterà poi nei suoi film.
Sono fortunato perché i miei genitori erano molto buoni con me e mio fratello. Eravamo parte di una famiglia veramente grande. Il vero amore che ho trovato, espresso nel miglior modo possibile date le circostanze, era in quell'appartamento di Elizabeth Street.
Il riferimento è all’operato di Padre Francis Principe, un giovane parroco del quartiere in cui viveva Martin Scorsese. Grande appassionato di cultura, la condivideva con i giovani della sua parrocchia. Portava i gruppi di ragazzi al cinema a vedere i film per poi discuterne insieme, li introduceva alla lettura di autori come Graham Greene e Dwight Macdonald che difficilmente avrebbero avuto modo di leggere da soli. Una figura importante per la sua formazione che contribuì ad avvicinare fede e cultura e che risuona anche in Killers of the Flower Moon.
Una vacanza... illuminante
Aggiunge un’altra esperienza significativa. Una vacanza di famiglia in Egitto nel 2010 quando visitò il monastero di Santa Caterina nel Sinai. Lì fu colpito nel profondo dall'icona del Cristo Pantocratore, uno degli esempi più antichi di arte bizantina. Il suo volto è asimmetrico e gli occhi incrociano lo sguardo di chi osserva quasi interpellandolo con una domanda esistenziale. Il regista ammette di essere rimasto scosso: “Era una specie di sguardo affettuoso e conflittuale. Tipo, chi sei? Cosa stai facendo della tua vita? E dopo? Tutte queste domande mi hanno scosso”.
Proprio dalla suggestione del Cristo Pantocratore potrebbe partire l’idea del suo film su Gesù su cui ha detto di star lavorando durante l’udienza con il Papa, proprio grazie all’appello che il pontefice fece agli artisti, stimolandoli a fare opere sulla Fede. Il film promette di essere una continuazione dei temi già affrontati nelle sue opere a partire da L'ultima tentazione di Cristo e soprattutto andando ad espandere quanto fatto con Silence.