Martin Scorsese contro l'industria dello streaming e il cinema ridotto a “contenuto”

Dopo la Marvel, Martin Scorsese, in un nuovo saggio pubblicato dall'Harper's Magazine, si scaglia contro l'industria dello streaming

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Dopo la lunga filippica contro i cinecomic e la Marvel, Martin Scorsese, in un nuovo saggio pubblicato dall'Harper's Magazine intitolato Il Maestro e dedicato a Federico Fellini, se la prende con l'industria dello spettacolo nel suo complesso e dello streaming nello specifico, accusandola di aver svalutato il cinema a mero “contenuto”.

Il principale colpevole? Lo streaming appunto, quel settore che, a quanto pare, sembra andar bene quando produce progetti da lui curati e supervisionati, ma che, nel panorama generale, starebbe svilendo la percezione del "cinema come arte".

Non più di 15 anni fa, il termine “contenuto” veniva adoperato in discussioni di cinema a un livello “serio” e veniva messo a confronto, e misurato, con il concetto di “forma”. Poi, in maniera graduale, è un termine diventato proprietà delle persone che hanno rilevato le compagnie media, persone che, per lo più, ignorano del tutto la storia di questa forma d'arte o non sono neanche minimamente preoccupate da pensare di doversi documentare.

Martin Scorsese, che nella sua argomentazione riconosce almeno di aver beneficiato delle possibilità che Netflix gli ha offerto per The Irishman e Apple per il prossimo Killers of the Flower Moon ribadisce però che tutto risulta ormai svalutato e la parola “contenuto” è diventata il “termine commerciale per tutte le immagini in movimento”, a prescindere che si tratti di un film di David Lean, il video di un gatto o il Super Bowl o il sequel di un film di supereroi:

È diventato collegato non all'esperienza del cinema in sala, ma alla visione domestica, sulle piattaforme streaming che si sono impossessate dell'esperienza cinematografica così come Amazon ha spodestato i negozi fisici. Da un certo punto di vista è stato positivo per i filmmaker, incluso il sottoscritto. D'altra parte, hanno anche creato il presupposto di una situazione in cui tutto è vissuto al pari di un campo da gioco, una cosa che sembra democratica ma non lo è. Se le visioni sono consigliate sulla base di un algoritmo che ragiona su quello che hai già visto e si basano solo su analogie di soggetto o genere, cosa fa tutto questo all'arte stessa del cinema? [...]

Non possiamo dipendere dal business cinematografico, così com'è diventato oggi, per il prenderci cura del cinema stesso. Nel settore, che ora è quello dell'intrattenimento visivo di massa, l'enfasi viene sempre posta sul concetto di business e il valore è sempre determinato dalla quantità di denaro che dev'essere generato da una data proprietà – e per questo tutto da Aurora, a La Strada a 2001 è pronto per essere piazzato nella corsia “Film d'arte” in una piattaforma streaming.

Cosa ne pensate delle considerazioni fatte da Martin Scorsese? Ditecelo nei commenti!

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