Marco Bellocchio ricorda lo shock di Luis Buñuel per il suo film d'esordio e rivolge un appello ai giovani registi

Marco Bellocchio ricorda lo shock di Luis Buñuel per il suo film d'esordio e rivolge un appello ai giovani registi

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Se oggi è universalmente riconosciuto come uno dei maestri del nostro cinema, all'inizio di carriera Marco Bellocchio era considerato un autore scandaloso. Il regista (che abbiamo intervistato lo scorso anno) è stato recentemente ospite dell'International Film Festival Rotterdam, dove ha riflettuto sul suo lungo percorso nella Settima Arte, raccontando diversi aneddoti raccolti da Variety. Nel 1965, l'uscita del suo film d'esordio, I pugni in tasca, provocò reazioni molto forti:

Ricordo che la gente era scioccata dal fatto che io facessi un film, in Italia, su un figlio che uccide la madre. Erano sorpresi e non so perché. Io ho pensato che fosse una buona idea - da un punto di vista drammatico.

Tra le persone turbate dalla pellicola, nientemeno che Luis Buñuel, un cineasta che in fatto di scandalo sa sicuramente il fatto suo, di cui Bellocchio ha però un altro ricordo:

Viene percepito come un grande surrealista, un rivoluzionario, ma era un moralista conservatore. Non riusciva a credere che [in I Pugni in tasca] questo giovane uomo arrabbiato fosse così rancoroso nei confronti di sua madre. Disse: "Avrebbe potuto benissimo togliersi i pantaloni e cag*re sul suo corpo". Lo trovava così irrispettoso.

Anni dopo, i due si ritrovano al Festival di Venezia: "Mi ha avvicinato educatamente, dicendomi: 'Ti ammiro, ma non approvo alcune cose che hai fatto in 'I Pugni in tasca'. Quella volta non citò la defecazione".

La conversazione si sposta poi sul suo ultimo film, Rapito, arrivato nelle sale italiane lo scorso maggio. Anche in questo caso, alcune sue scene hanno colpito il pubblico:

Ieri, dopo la proiezione di Rapito una persona è rimasta turbata dalla scena in cui l'anziano cardinale prende un piccolo martello e colpisce più volte il Papa sulla testa, dichiarandolo morto. Sembra una cosa da poco, ma condensa secoli di rituali nella Chiesa.

Parlando poi dello stato attuale del cinema, Marco Bellocchio non ha una visione pessimista, ma ci tiene a rivolgere un appello ai giovani filmmaker:

Alcuni di questi "vecchi maestri" [come Buñuel] dicono: "Quando moriremo, il cinema sarà finito". Io non ci credo. In privato posso essere critico, ma in pubblico sono decisamente sostenitore [dei giovani registi]. D'altra parte, vedo molti giovani registi che cercano di scioccare i loro spettatori. È uno shock dopo l'altro. Al giorno d'oggi si può ottenere tutto con la tecnologia, quindi bisogna puntare su qualcosa di semplice, profondo e personale. Di recente sono stato molto colpito da Foglie al vento di Aki Kaurismäki. Un film che è semplice, profondo e personale. Non scioccate il pubblico: commuovetelo.

Trovate tutte le informazioni su Rapito nella nostra scheda.

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FONTE: Variety

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