Maestro: Bradley Cooper racconta a Spike Lee come ha gestito il set del film

Nella rubrica Directors on Directors Spike Lee e Bradley Cooper parlano di Maestro, del metodo attoriale e di etica del lavoro

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Bradley Cooper e Spike Lee si sono incontrati per la prima volta durante il casting di un film. Cooper era un giovane attore sconosciuto che voleva ottenere il suo primo ruolo. Lee era già una leggenda. Il provino non andò a segno e venne assunto un altro attore. Oggi i due si sono amici e colleghi. Si sono conosciuti meglio durante la campagna degli Oscar 2019 in cui hanno accompagnato rispettivamente A Star is Born e BlakKklansman. Nessuno dei due si ricorda il titolo del film di quel provino di tanti anni fa. Davanti alle telecamere di Variety, nel format Directors on Directors, hanno ricordato proprio quei vecchi tempi e, contrariamente a quanto accade di solito, Spike Lee ha dimostrato la sua ammirazione per il suo nuovo lavoro, Maestro, rendendo il dialogo un’intervista a senso unico.

Sul set di Maestro

Interrogato sulla gestione del set, Cooper ha spiegato di non amare le sedie. Appena ci si siede le energie vengono assorbite e si perde il ritmo, dice. Quando è in regia non ama nemmeno guardare i filmati giornalieri, non costruisce un'area dedicata ai monitor in cui analizzare quanto fatto, proprio per mantenere la sua attenzione alta sul momento. 

La transizione da attore a regista è venuta naturale. Ha spiegato di non ragionare da attore, ma come un filmmaker. Quello che gli serviva era solo il coraggio di iniziare a scrivere e dirigere un suo film. 

Maestro: un progetto lungo sei anni

Maestro rispecchia la sua visione, dice a Spike Lee, perché ha avuto il tempo sufficiente per prepararlo e per entrare nel personaggio. Sei anni di lavorazione. Per quanto riguarda l’immedesimazione in Leonard Bernstein la prima volta che ha visto un attore rimanere nei panni del personaggio oltre il tempo delle riprese è stato Christian Bale in American HustlerL'ha molto colpito.

Avevo sentito storie su Daniel Day-Lewis, ma non capivo come qualcuno potesse farlo. Poi ho capito che lo stavo complicando troppo. Christian rimaneva nella voce del personaggio, ma parlavamo dei suoi figli. Non è come se avesse visto un iPhone e avesse avuto un infarto. Da American Hustle faccio così anche io come attore.

Spike Lee gli ha allora chiesto se avesse diretto il film usando la voce di Leonard Bernstein. La risposta è affermativa. Maestro è un biopic che copre gran parte della vita di Bernstein e gli ha richiesto molte ore di trucco. Quando era nel personaggio negli anni giovanili si sentiva più energetico sul set e riusciva a fare più cose, mentre da anziano faceva più fatica a concludere la giornata. “Se chiedi al cast e alla troupe, è stato Lenny a dirigere il film”

Preparare e modellare la voce

In Maestro Bradley Cooper gioca molto sulla voce del suo personaggio, un accanito fumatore. Ha lavorato con un coach di dizione per  studiare la parlata di Bernstein e ha notato che durante l'arco della sua vita la voce era scesa di un’ottava proprio a causa del fumo e dell’età. Le sigarette sono così diventate una parte importante del film e della sua evoluzione. 

Ha scelto di essere affiancato da Carey Mulligan nel ritrarre questa famiglia proprio perché come attrice sapeva farsi carico delle scene più difficili lasciando libero l’attore e regista di concentrarsi sul suo compito. 

Ha spiegato anche che la famiglia Bernstein è stata di supporto, pur essendo un film difficile emotivamente per loro. Hanno letto tre versioni della sceneggiatura, però sul set non erano ammessi. Cooper l’ha gestito come un tempio dove pochi potevano entrare, solo il produttore Steven Spielberg ha potuto fare visita tre volte. 

L’etica del lavoro di Spike Lee

Come detto, Spike Lee ha usato il dialogo per porre domande al collega, parlando poco del suo cinema. Sul finale, tra un complimento e l’altro per la riuscita di Maestro (film che ha visto tre volte perché, dice, si elettrizza quando vede del grande cinema), ha parlato di etica del lavoro. È un concetto che ama spiegare ai suoi studenti, ovviamente con il suo linguaggio colorito:

Devi darti da fare, cazzo. Non puoi fingere di essere funk. Metti la cinepresa qui, là, di là. Mah. Credo che la cosa più importante da insegnare sia l’etica del lavoro. Non credo nel successo all’improvviso. Ai giovani artisti vengono raccontati tutti questi miti della mano di Dio che scende su di te dal paradiso ungendoti come il prossimo figlio di puttana. Ma non ci sono scorciatoie.

Maestro è su Netflix.

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